Alzi la mano chi non conosce la Fulvia Coupé. Un breve ma necessario ripasso per poi trattare della sua – mancata – erede. La Lancia offre sul mercato dell’automobile la Fulvia Coupé nel 1965, due anni dopo l’esordio della versione berlina. Il designer è stato dimenticato troppo in fretta. Era Piero Castagnero, quell’idea lo consegna ai posteri, anche se, appunto, un po’ distratti.
La linea è ancora oggi esteticamente vincente: un bel frontale timidamente aggressivo – scusate l’ossimoro, ma si tratta di un’auto per tutti i giorni, anche se sportiveggiante – fiancate pulite, e un insieme di grande impatto per una barchetta, nel vero senso della parola, anche se chiusa. Infatti, Castagnero rivela di essersi ispirato al motoscafo Riva. Dagli ottanta cavalli del debutto, nella versione HF detta “Fanalone” la potenza viene elevata a centoventi.
Vincente esteticamente, dicevamo, ma non solo. La Fulvia Coupé viene impiegata nei rally e si aggiudica numerose e prestigiose gare. Su tutte, il Rally di Monte Carlo del 1972, dove, con un motore ancora maggiorato a centosessanta cavalli, la Fulvia sbaraglia la concorrenza: l’equipaggio composto dai leggendari Sandro Munari e Mario Mannucci festeggia nel Principato, battendo le voitures bleues, le Alpine Renault, che dominavano la scena delle prove su strada. La vittoria nel “Monte” sarà la prima tappa verso il titolo nel Mondiale Marche.
Un salto di una trentina di anni e eccoci al Salone di Francoforte del 2003, che vede la presentazione del concept Lancia Fulvia Coupé, diremmo del terzo millennio. I padri sono Alberto Dilillo e Flavio Manzoni, i quali creano un modello intriso di tradizione e di modernità. Il design appare fedele all’antenata – d’altra parte è un design senza tempo – ma attualizzato con linee più arrotondate e slanciate, la carreggiata allargata.
Sportività e raffinatezza, tanto esprimeva il concept, rafforzate dal colore scelto, un bianco avorio particolarmente indovinato e sintonico. Il motore è un 1.8 litri a quattro cilindri già sperimentato sulla Fiat Barchetta, la spider lanciata a metà degli anni novanta, in posizione trasversale. La potenza si attesta sui 140 cavalli, con un’accelerazione da 0 a 100 chilometri orari in 8”6. La velocità massima è indicata in 212 km/h.
Gli interni richiamano la gloria del passato, con i comandi analogici (siamo nel 2003, vent’anni fa), l’impiego di materiali di pregio come pelle e legno Tanganika. Insomma, gli ingredienti per il successo c’erano tutti. Ma, forse per motivi di budget, non se ne fece nulla. Ancora oggi, un rimpianto per tutti gli appassionati di Lancia e non solo.