Favre e Iacovelli ce l’hanno fatta: “La Cafona” è arrivata al traguardo della Dakar

I due valdostani hanno tagliato il traguardo di Shubaytah (la gara si correva quest’anno nel deserto dell’Arabia Saudita), arrivando 78esimi nella categoria classic, dedicata ai mezzi da museo rimessi in gara.
Favre e Iacovelli alla Dakar 2025 (foto da Facebook).
Società

“Terzultimo posto in classifica in termini di cronometro: primo posto in categoria incoscienza”. E’ tutta in queste parole di Henry Favre, 29enne di Gressan, l’esperienza, vissuta assieme al 26enne di Charvensod Alessandro Iacovelli al Dakar Rally 2025. Dopo quasi ottomila km nel deserto dell’Arabia Saudita, i due hanno tagliato il traguardo di Shubaytah a bordo di un Mitshubishi Pajero del 1990, soprannominato “La Cafona” nei costanti aggiornamenti social.

La gara, che fin dai tempi in cui partiva da Parigi e arrivava in Senegal si porta dietro il fascino dell’esplorazione, ha cambiato fisionomia (e teatro della prova), mantenendo però intonso il suo valore di sfida (anche interiore). Così, dopo altre stravaganti imprese (come essere arrivato a Capo Nord con l’Ape, o aver girato l’Italia su un Ciao), Favre ha deciso che, assieme a Iacovelli, sarebbe stato alla partenza del rally di cui si era innamorato lo scorso anno, come inviato della Gazzetta Motori.

Favre e Iacovelli alla Dakar 2025 (foto da Facebook).
Favre e Iacovelli alla Dakar 2025 (foto da Facebook).

L’equipaggio valdostano ha preso parte alla Dakar 2025 nella categoria classic, quella riservata ai mezzi da museo, rimessi in gara dopo un periodo di esposizione. A vincere, in questa sezione del rally, sono stati gli spagnoli Carlos Santaolalla Milla e Jan Rosa I Vinas. Secondi, gli italiani Lorenzo Traglio e Rudy Briani, mentre in terza piazza hanno concluso i lituani Karolis Raisys e Ignas Daunoravicius. 78esima, sul piano cronometrico, la posizione della coppia Iacovelli-Favre, ma la soddisfazione più grande è essere arrivati.

Chiusa l’avventura, il progettro continua. “La Cafona”, come aveva spiegato Favre sui suoi profili social, servirà ora a “fare delle opere d’arte con la nostra lamiera”, al fine di finanziare la spedizione (che ha contato su “pochi ma buonissimi sponsor”, ma “manca una gran parte del budget”). Seguendo questo link è possibile infatti trovare le indicazioni per ricevere “una maglietta e un pezzo della nostra macchina, incorniciato, autenticato e probabilmente ancora pieno di sabbia”.

Favre e Iacovelli alla Dakar 2025 (foto da Facebook).
Favre e Iacovelli alla Dakar 2025 (foto da Facebook).

Attenzione, “la macchina sarà ripristinabile e continuerà a vivere, in quanto taglieremo le appendici come portiere, ecc… siamo solo dei pazzi che vogliono spargere un Pajero, non dei rottamai!”. Nelle 12 tappe, non sono mancati i momenti rocamboleschi, come quando “ci siamo accorti di aver fatto lavorare fino ad ora, il filtro dell’aria di derivazione bobcat al contrario”, oppure “aver quasi perso un parafango; ma riparato con delle viti da cartongesso comprate a una specie di autogrill qualche giorno fa”.

In fondo, come ha concluso Favre su Facebook, “solitamente il rodaggio dei miei mezzi finisce alla rotonda della farmacia, questa volta abbiamo osato un pochino di più”. Qualche migliaio di km in più, per la precisione.

Favre e Iacovelli alla Dakar 2025 (foto da Facebook).
Favre e Iacovelli alla Dakar 2025 (foto da Facebook).

La nuova avventura di Henry Favre: correre la Dakar nel 2025

19 marzo 2024 – Ore 11.21

Dopo esser arrivato a Capo Nord con l’Ape e aver girato tutta Italia in sella ad un Ciao, Henry Favre, il 29enne di Gressan si appresta ad affrontare il deserto. Assieme a Alessandro Iacovelli, 26enne di Charvensod, sta lavorando per essere alla partenza del rally più famoso al mondo: la Dakar.  “Sono sempre il matto viaggiatore del Ciao e dell’Ape, ma ora sono cresciuto e sogno più in grande” racconta Henry.
La storica gara da diversi anni ha cambiato volto e anche nel gennaio 2025 si correrà nel deserto dell’Arabia Saudita. L’anno scorso Henry ha potuto assistere alla competizione come inviato della Gazzetta Motori. “Me ne sono innamorato” dice “e ora vorrei diventare assieme ad Alessandro protagonista di quel racconto social”.

I due valdostani percorreranno i 7.891 chilometri della Dakar a bordo di un Pajero del 1990. “Prenderemo parte alla categoria Classic, riservata ai cimeli da museo che vengono nuovamente maltrattati nel deserto dopo anni di esposizione”. La macchina, “già abituata al deserto”, è stata acquistata da un team toscano e ora è in officina per essere rimessa a nuovo da Iacovelli, meccanico nell’azienda Emmepi di famiglia.

“Ci servono sei iniettori, un’idroguida di scorta, 2 crociere porte, 1 sensore giri e 95mila euro”.
L’entusiasmo e le sana pazzia che contraddistingue Henry e l’amico non bastano per vedere i due valdostani alla partenza della Dakar.
“Anche per partecipare da “poveri”, facendo noi i meccanici e creandoci un’assistenza di base, dobbiamo raccogliere intorno ai 95mila euro”. Da qui l’appello alle aziende valdostane a supportare l’iniziativa. “Ci piacerebbe portare con noi un po’ di aziende valdostane, per riportare alto il nome della Valle d’Aosta nel motor sport”.
Creator e brand ambassador di Malossi, Henry spera poi che fra i suoi 71mila follower su Instagram vi sia “qualche direttore marketing che voglia investire su un progetto fallimentare di due valdostani, che però si impegneranno a raccontare la Dakar nel modo più genuino e spontaneo, senza guardare la classifica”.

Se l’impresa andrà in porto, Favre – Iacovelli potrebbe essere il secondo team valdostano a prendere parte alla Dakar dopo quello formato da Collomb-Picchiottino in sella ad una Campagnola. Epiche anche le partecipazioni nel tempo di valdostani all’altra famosa competizione, il Rally dei Faraoni, portata a termine fra gli altri da Gomiero, Sinisi, Miglietta, Amail e Barrel.

Una risposta

  1. Buongiorno , sono Roberto Collomb, nell’articolo viene segnalato che ho corso una Dakar con il compianto Picchiottino; in realtà io ho corso le prime dieci Parigi Dakar , dal 1981 al 1990 , in coppia con mia moglie (ora ex) Michela. Il mezzo era un prototipo su base Fiat Campagnola allestito dal preparatore valdostano Gino Ferrato ( all’epoca un’icona nel mondo del rally) ; I miei risultati sportivi non sono stati un gran che mentre, sempre per la Parigi Dakar, andrebbe menzionato Roberto Crema di Courmayeur che ha fatto ottime prestazioni, lui si in coppia con Picchiottino.
    Cordialmente

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