‘No al bavaglio’, protesta davanti a Montecitorio

Montezemolo: 'Condivido la linea degli editori ma bisogna tutelare la privacy'.
News Nazionali

Roma, 21 mag. (Adnkronos/Ign) – Prosegue sul web e nelle piazze la mobilitazione contro la riforma delle intercettazioni. Per questo pomeriggio è stato organizzato un sit-in davanti alla Camera in piazza Montecitorio per dire no a una norma ''che mette il bavaglio alla stampa e le manette alla magistratura''. L'appello contro la legge ha avuto già quasi 120mila adesioni di gruppi, sindacati, giornalisti, associazioni, costituzionalisti ed editori.

Alla manifestazione, organizzata da diverse associazioni tra cui il Popolo Viola, Articolo 21, Valigia Blu, hanno aderito anche Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà e Verdi. Davanti alla Camera anche molti giornalisti. Tra i cartelli e gli striscioni, 'Partigiani del terzo millennio' e 'Meno informazione uguale più corruzione. No alla legge bavaglio'.

''Siamo in piazza – spiega Silvia Bartolini, amministratore Popolo Viola nazionale – aderendo all'appello lanciato da 'Libertà e partecipazione', promotori iniziali dell'iniziativa. Protestiamo per chiedere il ritiro del ddl in discussione al Senato che per noi è una minaccia all'art. 21 della Costituzione''.

"Quello che sta accadendo è un cambiamento di regime" attacca l'ex garante per la Privacy, Stefano Rodotà, prendendo la parola a piazza Montecitorio. Con diverse misure, rimarca Rodotà, "si sta toccando l'articolo 21 della Costituzione" mentre "la Corte europea dei diritti dell'uomo ha fatto sentenze che se fossero legge dovrebbero far vergognare chi ha scritto questa legge. Conoscere per deliberare, diceva Einaudi. Questa – sottolinea l'ex garante – è la democrazia".

''Per protestare contro la legge-bavaglio sulle intercettazioni in agenda al Senato" la Fnsi arriverà allo sciopero dei giornalisti. Lo dice Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale stampa italiana, presente al sit-in. "Lo abbiamo già deciso – fa sapere Natale – ma faremo di tutto perché non sia necessario arrivarci. Abbiamo già lanciato con la Fieg un appello comune: se questo non dovesse bastare non ci accontenteremo del carcere per i giornalisti ridotto da due mesi a un mese, ma arriveremo alla protesta dello sciopero''.

''Se anche questo non basterà – avverte il presidente della Fnsi – e il Parlamento dovesse approvare la legge, daremo copertura totale ai colleghi che praticheranno la disobbedienza professionale e civile. E un attimo dopo l'approvazione della legge andremo alla Corte Europea per depositare un ricorso che un collegio di nostri legali sta già preparando". "Insieme sta crescendo la mobilitazione e lunedì – annuncia – faremo una conferenza stampa Fnsi: tra Roma e Milano ci saranno moltissimi direttori di testata che, ciascuno con il suo taglio professionale, dirà perché e quanto è contrario a questo inaccettabile disegno di legge".

Il presidente della Fieg, Carlo Malinconico, sottolinea la necessità di un ripensamento sulle sanzioni agli editori. ''Si cerca di giustificare queste sanzioni, che per una persona giuridica equivalgono alle sanzioni penali, con la necessità di reprimere gli eccessi dell'informazione – osserva Maliconico – Ma c'è già la responsabilità penale, oltre che del giornalista, del direttore responsabile e la responsabilità civile di tutti, compreso l'editore. Quante responsabilità si vogliono? La verità è che le sanzioni agli editori, a prescindere dal loro ammontare, sono in contrasto col divieto di intromissione dell'editore nella confezione degli articoli di giornale''.

''Queste sanzioni non hanno quindi vera giustificazione, se non quella di esercitare pressione sugli editori che in molti casi rischiano la stessa sopravvivenza. Si tratta di un ulteriore intervento penalizzante per la categoria, già duramente colpita dalle recenti iniziative normative – conclude Malinconico – La Fieg insiste per la loro eliminazione".

Al fianco degli editori, penalizzati dalle nuove norme, oggi si è schierato il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo. "Condivido la linea degli editori e ho visto anche come un editore serio, importante, innovativo come Sky segnali un'anomalia rispetto agli altri paesi europei – ha detto Montezemolo – per questo credo che ci sia la necessità di parlare: da un lato tutelare la privacy, poiché è veramente una pratica non più accettabile nei confronti dei singoli cittadini, dall'altra però utilizzare lo strumento per qualcosa di fondamentale e importante in tante indagini e processi. Spero che con un po' di buona volontà, mettendosi intorno a un tavolo si possa trovare una soluzione che vada bene anche agli editori".

Chiaro e netto arriva anche il giudizio di Pier Luigi Bersani: di fronte alla norme del centrodestra sulle intercettazioni "per l'opposizione è doverosa ogni pratica ostruzionistica". "La giusta esigenza di eliminare l'abuso delle intercettazioni e la loro conseguente diffusione, si sta ribaltando in norme che danneggiano gravemente le indagini e – sottolinea all'assemblea del Pd – mettono un bavaglio all'informazione sconosciuto a ogni Paese democratico".

Ma la maggioranza va avanti. Il testo del ddl ''credo debba restare com'è'' dice il relatore del provvedimento Roberto Centaro, auspicando che il ddl ''vada avanti'' e ventila anche la possibilità di porre la questione di fiducia: ''E' nella facoltà del governo ipotizzare voti di fiducia sia al Senato sia alla Camera''. Il senatore è stato ricevuto oggi a Palazzo Grazioli dal premier Silvio Berlusconi per ''fare il punto'' sull'iter del ddl.

Durissima la replica di Anna Finocchiaro: ''Quando la ragione cede, prevale la forza''. Pronta la controreplica di Centaro: "A una domanda dell'intervistatore sull'eventuale apposizione della questione di fiducia ho detto che il governo può sempre metterla, e quindi ho enunciato semplicemente una banalità''.

Intanto l'Italia dei Valori, annuncia Antonio Di Pietro, leggerà le intercettazioni in Aula, diventando così ''il megafono ufficiale di ciò che questo governo vuole nascondere ai cittadini''. ''Mussolini è tornato – sottolinea – e ha preso le sembianze di Berlusconi. Nonostante i cittadini e tutte le istituzioni, nazionali e internazionali, si stiano mobilitano per fermare questo feroce attacco alla democrazia e alla libertà di stampa, Berlusconi e i suoi sodali vanno avanti minacciando addirittura di ricorrere alla fiducia sul ddl intercettazioni. Il copione si ripete: come si fa in tutti i regimi si mette la museruola alla libera stampa, si abolisce il diritto di informare ed essere informati e si blocca scientemente il lavoro della magistratura''.

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