Poco a monte del ponte di Chevril, quando la regionale 47 è iniziata da 9 chilometri esatti. E’ lì che si registrano le principali, e più profonde, ferite inferte dalla furia delle acque del torrente Grand Eyvia alla strada che collega Cogne con il fondovalle e che da sabato sera è bloccata. Visto da vicino nella mattinata di oggi, martedì 2 luglio, il paesaggio restituisce atmosfere lunari. Per circa 150 metri di lunghezza, il corso d’acqua ha completamente scalzato il versante naturale esistente.
Su di esso passava metà della carreggiata esistente. Non ce n’è più traccia. E’ come se la strada, usando la riga di mezzeria come ideale divisione, fosse stata tagliata, con la lama penetrata fino alla base del terreno, ed asportata. Il torrente, in quel punto, scorre a quasi 20 metri sotto il piano della strada ed ha, al momento, cambiato completamente il proprio corso. E’ lo spostamento delle acque che ha creato il problema: impattando dove non scorrevano di solito, si sono semplicemente divorate il versante.
Da quest’oggi, due scavatori sono al lavoro nel letto del torrente. Il crepitio delle benne sulle rocce è il solo rumore che si frammezza al rombo dell’acqua. L’obiettivo è riportare il Grand Eyvia nel suo alveo originario. “Si tratta di attività propedeutiche, necessarie per poter consolidare il piede del versante eroso – spiegano dall’Assessorato dei Lavori pubblici – e per realizzare una pista carrabile per poter accedere sui tratti a monte”.
E’ evidente, per i tecnici, che ogni attività successiva di ripristino della viabilità è condizionata dallo spostamento dell’alveo e dal consolidamento del piede del versante, al fine di proteggerlo da nuove erosioni. Da lì, insomma, si potrà ripartire per (ri)costruire. Però, non c’è solo questa situazione da sorvegliare. Anche in un altro tratto, quattrocento metri più in basso, subito dopo il ponte (già oggetto di lavori, ma fortunatamente non danneggiato) l’alluvione si è portata via la carreggiata. In quel punto, il ripristino ha avuto inizio fin da domenica mattina ed è arrivato a un primo risultato.
E’ infatti stato realizzato un tracciato per il passaggio dei mezzi d’opera, ricolmando questa parte invasa dal torrente. Una lingua di terra, in cui le vetture dei cantonieri procedono ovviamente a passo d’uomo, ma è un inizio, un segnale di recupero della situazione, per quanto i muraglioni in cemento divelti e i guard rail piegati ricordano quanto la natura sia il vero mazziere del gioco. Non è comunque ancora tutto, perché il terzo fronte di criticità lungo la regionale 47 si trova circa 9 chilometri più in alto.
Siamo nelle vicinanze della galleria di Lexert. La strada è stata completamente danneggiata per un lungo tratto (all’incirca 200 metri). La piena del torrente ha demolito gli argini e parte del muro di controripa, lasciando lungo il percorso diversi accumuli di materiale e profonde erosioni. La domanda che tutti si pongono in questo momento, e che riecheggiava con insistenza ancora ieri in centro a Cogne, è quella sui tempi.
Se i tecnici, padroneggiando una materia tutt’altro che banale (e dalle tante variabili), sono cauti per natura, la risposta che giunge da loro è, al momento, quella possibile. “Non sono ancora possibili valutazioni precise sui tempi di ripristino della viabilità, – dicono all’Assessorato – i quali, tenuto conto dell’entità dei danni, non saranno comunque brevi”. Intanto, uomini e mezzi continuano a lavorare.
Una risposta
Per fortuna non ci sono state vittime.
Come sempre non guardiamo mai alle cause e troviamo subito le soluzioni, sempre le stesse. Cemento ruspe e muri… così c’è da lavorare per tutti. Forse proprio questi argini che non permettono ai fiumi di sfogarsi laddove naturalmente la loro irruenza viene a scemare potrebbe essere la causa.
I ponti facciamoli piatti e bassi, i nuovi cadono e fanno danni, quelli dei romani quasi tutti integri…