La quattro giorni del Mont Blanc Trail Festival by Vda Trailers, ha ufficialmente preso il via ieri sera con una conferenza a Courmayeur presso il Jardin de l’Ange, in cui gli organizzatori di diverse gare di trail si sono confrontati.
Organizzata e voluta da VDA Trailers con lo scopo di far conoscere il Trail e parlare della sua evoluzione, la serata è incominciata con i saluti di Alberto Motta nella veste di Assessore del Comune di Courmayeur e, data la sua esperienza, come di organizzatore di gare nonché corridore che ha iniziato elogiando la disciplina del trail running “considerata come la più naturale nel mondo dell’outdoor” per la sua semplicità e per la bellezza di questo sport e dei paesaggi nei quali viene praticato.
Ad introdurre il dibattito è stata Silvia Vaia che insieme ad Ivan Parasacco hanno presentato al pubblico gli ospiti presenti Alessandra Nicoletti (GTC e TORX), Michel Poletti (UTMB), Tommaso De Mottoni (La Corsa della Bora), Andrea Gaddi (UTLAC), Stefano Bertazzo (UTLO), Luca Banfi (Campo dei Fiori Trail) Jonathan Craig Wyatt (product specialist running La Sportiva e sette volte campione del mondo di corsa in montagna) e Franco Collé (Monte Rosa Walser Waeg e quattro volte vincitore del TOR330 – Tor des Géants).
La chiacchierata tra i principali referenti delle gare nazionali ed internazionali, per la prima volta riuniti insieme, è cominciata con una breve storia della nascita di questo sport e la capacità di questi eventi di farsi promotori del territorio stimolando le economie locali.
Per Alessandra Nicoletti “gli eventi di Trail portano moltissime persone nei comuni in cui si svolgono e questo è importante per la ribalta nazionale e internazionale delle località in cui si svolgono oltre all’economia locale. Se si parla di business va inteso come benessere per tutta la comunità grazie alla ricaduta che questi eventi portano sull’intero territorio”.
Michel Poletti ha raccontato come anche per UTMB, nato nel 2003, non sia stato facile all’inizio. Il ritorno avuto negli anni, non soltanto in termini di business, ma dal punto di vista sociale come benessere che si è creato per l’intera comunità è stato enorme e i numeri lo confermano. Con la Grande Course des Templiers nata nel 1995 nasce il Trail. Cugina delle gare di corsa in montagna questa nuova disciplina non si limitava solo alla corsa in montagna vera e propria ma è stata capace di espandersi anche in ambienti non montani raggiungendo numeri sempre maggiori. Parlando di numeri Poletti ha sottolineato come “in Francia oggi su una popolazione di circa 25 milioni di abitanti il 30% pratica trail mentre nel 2003 era solo l’1%”.
Ma come viene recepita dalle amministrazioni e dal territorio l’importanza di queste gare? Anche per Tommaso De Mottoni, organizzatore della Corsa della Bora, gli inizi non sono stati facili: “La nostra gara si svolge a gennaio e quando l’ho proposta sono stato visto come un matto. Gli alberghi in quel periodo erano vuoti e nei primi anni è stata davvero dura far capire che poteva essere un’opportunità ma ora, dopo dieci anni, le strutture rimangono aperte di proposito in quel periodo. Ogni anno il numero di persone che corre aumenta e sta cambiando anche la visione della corsa. Si tratta di creare un’esperienza diversa rispetto alle altre gare mantenendo standard elevati. Nel Carso dove si svolge la nostra non avrebbe senso organizzare corse in estate per colpa del caldo mentre l’inverno è il momento giusto e ci contraddistingue come scelta rispetto a località dove in quel periodo si pratica scialpinismo”.
Andrea Gaddi (UTLAC) ha sottolineato come la corsa da lui organizzata sia diventata ormai iconica tanto da essere riconosciuta a livello mondiale e nel tempo ha ricevuto sempre più l’appoggio dei territori locali grazie all’aumento riscontrato nel settore del turismo.
Stefano Bertazzo (UTLO) “quando ho iniziato alla prima edizione c’erano 400 persone e abbiamo sconvolto il piccolo paese scelto come partenza tanto da doverci poi spostare su Omegna ma gli albergatori hanno capito che tenendo aperto nella stagione di ottobre, quando si svolge la gara, ci avrebbero guadagnato. Il lago d’Orta è conosciuto più dagli stranieri che non dagli italiani ma grazie al trail ora molti italiani vengono nei nostri territori.”
Ha raccontato Luca Banfi (Campo dei Fiori Trail): “la nostra gara nasce nel 2016 e fin da subito è stata incentrata sul concetto del turismo sportivo. Noi siamo atleti che sono passati dall’altra parte della barricata cercando di creare una manifestazione alla quale, da atleti, avremmo voluto partecipare. I nostri corridori per due terzi provengono dal di fuori della provincia di Varese e quindi è una promozione enorme per il nostro territorio.”
Secondo Franco Collé: “Ci si rende conto subito che è più facile correre che non organizzare gare perché non è facile accontentare gli atleti. Io ho sicuramente preso spunto dalle persone qui presenti e a differenza di altri sono state le amministrazioni in cui si svolge la gara a chiedermi di organizzare un evento. Non si può parlare di gare soltanto in termini di business senza parlare della passione. Il solo business non muove le gare di Trail running perché non si diventa ricchi organizzando gare.”
A detta di Jonathan Wyatt “per il mondo del Trail oggi è un periodo delicato perché ci sono vari fattori in campo. Business sembra una parola soltanto negativa ma bisogna ricordare che gli eventi hanno un cuore, ed è il territorio dove si svolgono e le persone che coinvolgono. I volontari sono l’anima, senza di loro non si potrebbe fare nulla.”
Una delle maggiori attenzioni è oggi legata alle difficoltà derivanti dalla sostenibilità. Michel Poletti “oggi non conosco gare, soprattutto in Europa, che non puntino sulla sostenibilità. In altre parti del mondo magari hanno meno sensibilità ma come circuito UTMB abbiamo investito molto in questo aspetto. Dobbiamo essere esemplari nella protezione dell’ambiente perché come organizzatori abbiamo la responsabilità di fare meglio e in anticipo rispetto agli altri per contribuire a diminuire il nostro impatto. Prendo come esempio i prossimi giochi olimpici di Parigi dove gli organizzatori hanno dichiarato di aver diminuito del 50% gli imballaggi di plastica. UTMB ad oggi li ha ridotti del 100%”. Per Alessandra Nicoletti “non si può pensare di non essere in nessun modo impattanti sul territorio visti i numeri degli eventi. L’organizzatore deve essere educatore nei confronti di chi fa la gara per fare sì che lasci meno segni possibili del suo passaggio, così come chi li organizza. L’etica ambientale è alla base così come il rispetto per gli altri corridori. Il trail running nasce dal desiderio di condividere con gli altri la bellezza della montagna, bellezza che va preservata” Alberto Motta: “come amministratore posso dire che notiamo la differenza tra chi fa il giro del Bianco e chi percorre i nostri territori nelle gare di Trail perché i secondi sono più educati al rispetto”
Per Jonathan Craig Wyatt “La sostenibilità è l’elefante nella stanza: nessuno ha la soluzione ai problemi ma bisogna parlarne e non si può far finta di nulla”. Secondo Mottoni ora i runner apprezzano il contatto diretto con le persone e un rapporto meno filtrato con la natura per cui nei nostri eventi abbiamo aumentato il numero di percorsi limitando il numero di concorrenti per poter vivere un’esperienza con meno persone sui sentieri. Parlando di sostenibilità anche nelle piccole scelte si deve e può fare la differenza, come nei gadget e servizi offerti. Noi cerchiamo di dare la scelta all’atleta: perché spendere soldi per una maglietta come pacco gara se poi finisce per essere usato come straccio per la polvere? Noi diamo la possibilità di scegliere cosa vuole l’atleta a fine gara per evitare prodotti inutili.”
Andrea Gaddi (UTLAC): “Il tema dei trasporti è un altro tema importante su cui bisogna investire ed il nostro evento è raggiungibile attraverso i mezzi pubblici. Sul tema dei trasporti il nostro territorio ha investito molto”.
“Consumiamo territorio e questo va restituito” ha sottolineato Luca Banfi (Campo dei Fiori Trail). “Nel nostro piccolo abbiamo deciso di puntare sull’educazione dei giovani. Organizziamo dei minitrail e ai piccoli partecipanti al termine della gara diamo medaglie con carta riciclata al cui interno si trovano semi che possono essere piantati. Lavorare sui bambini può essere un’opportunità formativa anche per gli adulti perché noi qui rappresentiamo il presente ma va investito sul futuro”
Parlando di preparazione degli atleti e del tema della sicurezza ci si è chiesto quanto e come portare più atleti possa essere un rischio. Secondo Franco Collé “oggi chi partecipa lo fa con coscienza anche affidandosi a professionisti come preparatori. C’è più attenzione rispetto a prima nel preparare una gara e anche chi organizza deve porre attenzione su come informare l’atleta. La coscienza delle persone sta cambiando e come organizzatori bisogna puntare a formare il concorrente su quello che troverà lungo la gara. Le Academy, nate di recente, funzionano perché nascono da una richiesta e dal bisogno delle persone stesse. Ovviamente ci saranno sempre dei partecipanti inesperti a cui mi sento di consigliare di non iniziare con distanze troppo lunghe rispetto alle proprie capacità. Gli organizzatori sanno che devono limitare l’accesso al numero degli atleti perché non si può ragionare sul business ma sulla sicurezza che va messa sempre al primo posto”.
Come ha sottolineato Luca Banfi (Campo dei Fiori Trail) “a livello statistico è aumenta l’età media dei partecipanti ed è il momento di formazione sui giovani, gli atleti di domani. Come organizzazione ci siamo mossi portando atleti nelle scuole per far conoscere ai bambini racconti ed esperienze di questo sport anche presentando e facendo toccare loro con mano i materiali e le attrezzature sportive.”
La serata si è conclusa con una riflessione generale sul futuro del trail: per Michel Poletti “deve esserci equilibrio tra organizzazioni federali e private. Il futuro del Trail è in aumento ed i numeri sono destinati a crescere e la disciplina si svilupperà ancora di più perché la corsa in natura è lo sport più semplice e oggi le persone vogliono il contatto con la natura” C’è chi sogna di vedere il trail inserito nelle discipline olimpiche ma per Poletti non dovrebbe entrare a farne parte perché come sport perderebbe l’anima e lo spirito con il quale è nato. Anche per Alessandra Nicoletti “si deve cercare di mantenere lo spirito iniziale da cui tutto è nato. Indubbiamente il movimento crescerà di sicuro ed è nostra responsabilità come organizzatori di stare attenti alla sicurezza e all’ambiente ma dall’altra parte questa crescita potrà restituire molto di più a tutto il nostro territorio.
Secondo Alberto Motta le istituzioni forse non hanno ancora capito che dal punto di vista comunicativo si dovrebbe parlare del movimento del trail running per tutto l’anno e non soltanto in occasione delle gare perché rappresenta un potenziale enorme di crescita turistica che forse non è stato ancora ben compreso.