“Il raddoppio del tunnel stradale del Monte Bianco se da un lato potrebbe costituire un’alternativa in caso di situazioni emergenziali, non rappresenta una soluzione per il trasporto né delle merci né dei passeggeri, ma andrebbe ad incrementare il traffico di attraversamento in due regioni di montagna con vallate strette come la Valle d’Aosta e la Savoia, dove l’inquinamento ha effetti maggiori.” A dirlo è oggi Cipra Italia e Francia, chiedendo di ripristinare al più presto il collegamento ferroviario del Frejus.
“L’attuale situazione delle infrastrutture di collegamento tra Italia e Francia sta portando il sistema all’esasperazione. – evidenzia l’Associazione – Oggi quasi tutto il traffico tra Italia e Francia deve transitare su strada attraverso il Fréjus e Ventimiglia. Oppure deve passare dalla Svizzera, allungando il tragitto di centinaia di chilometri rendendolo poco attraente per le imprese. Ma non è con l’aumento della capacità di trasporto su strada riproponendo vecchie soluzioni come il raddoppio del tunnel del Monte Bianco che si risolve il problema.”
“E’ urgente intervenire per ridurre e regolare il traffico nelle Alpi, salvaguardando la salute della popolazione alpina e dei delicati ecosistemi che rendono così straordinario il paesaggio delle Alpi. – scandiscono Vanda Bonardo, presidente di Cipra Italia e Gilles Chappaz, presidente di Cipra Francia – Come concordato dagli Stati sottoscrittori della Convenzione delle Alpi, la capacità di transito stradale attraverso i valichi alpini deve essere utilizzata in modo efficiente, ma non deve essere aumentata con nuove vie di transito stradale e soprattutto non raddoppiando le gallerie esistenti. Il vincolo dell’art. 11 del protocollo trasporti rischia di essere disatteso laddove si portino a compimento nuovi raddoppi. Ora, con una crisi climatica che avanza senza scampo, più di prima occorre indirizzare le scelte trasportistiche verso una politica efficace di trasferimento del traffico”.
Una risposta
Certamente le motivazioni di Cipra sono nobili e condivisibili ma alcuni istanze riportate sono irrealizzabili ed errate. I volumi di traffico merci transalpino non sono comprimibili a meno di rinunciare ad una parte dell’Export italiano e quindi posti di lavoro. Il passaggio da strada a rotaia (giusto, auspicabile e in linea con le politiche europee) sarà concretamente realizzabile dal 2035 in poi se tutto va bene. Infine come non è comprimibile non è nemmeno espandibile con la semplice apertura di una seconda canna assolutamente necessaria per motivi di sicurezza in primis e anche per motivi ambientali (inutili tempi di attesa all’imbocco). Quindi serve un dibattito pubblico serio in luoghi neutrali, prima di tutto al di qua e al di là del tunnel del Monte Bianco.