Conbipel, c’è uno spiraglio. Nasce una cordata per il rilancio

A spiegarlo, in una nota, la UilTucs dopo un incontro al Ministero delle imprese e del Made in Italy del 6 febbraio. L'attenzione dei sindacati, ora, è sulla riduzione degli esuberi e la possibilità di reimpiego del personale della nuova azienda.
Il punto vendita Conbipel in località Amérique, a Quart
Lavoro

Forse, un rilancio di Conbipel, è possibile. Il primo passo è stato fatto lo scorso 6 febbraio, in un incontro al Ministero delle imprese e del Made in Italy al quale ha partecipato anche in remoto la Valle d’Aosta. Lo comunica una nota UilTucs firmata dal segretario regionale Raffaele Statti.

Come noto, il 31 gennaio la filiale valdostana della Conbipel ha cessato l’attività. Sei i dipendenti che lavoravano nel punto vendita di Quart. Tre erano a tempo determinato e altri tre – dice il sindacato – dovranno entrare nell’accordo degli ammortizzatori sociali.

L’incontro aveva uno scopo preciso: verificare la possibilità del gruppo Btx di essere acquisito da nuovi investitori con l’obiettivo di risanare e rilanciare il gruppo Conbipel.

Alla luce delle varie offerte – spiega la UilTucs -, “la procedura ha valutato più idoneo il soggetto presentato nel corso del meeting, valutando positivamente sia la solidità dell’investitore che la presentazione del più ampio numero di dipendenti salvaguardati”.

L’investitore in questione è un gruppo di due aziende capeggiate da Euroseta, società produttrice e distributrice di capi di seta di Como, attiva nel settore tessile da vent’anni e fornitrice di Conbipel da circa un decennio.

Il progetto “è quello di migliorare il prodotto, posizionandosi su una fascia di prodotti intermedi, idonei ad un target più ampio di clienti”. Progetto nel quale, dice il sindacato, “le società, entrambe della famiglia Turati, saranno supportate da Invitalia e dal fondo Sace“.

E ora? L’acquisizione sarebbe praticabile, previo il parere positivo del Tribunale al quale la relazione è stata presentata proprio il 6 febbraio, da parte di una società di nuova costituzione, che potrebbe nascere presumibilmente dal 1° aprile.

“La Newco acquisirebbe i debiti contratti da Btx con i dipendenti (ratei, ferie e permessi) – dice ancora la nota Uil -. In attesa del pronunciamento del Tribunale, le organizzazioni sindacali hanno chiesto di verificare i margini di discussione sul piano industriale per la possibilità di gestire, attraverso gli ammortizzatori sociali idonei la riduzione degli esuberi con la possibilità del reimpiego della nuova azienda”.

Il confronto, ora, “proseguirà in sede sindacale, pur rimanendo aperto il tavolo di crisi presso il dicastero, per affrontare la gestione degli esuberi”, chiude il comunicato UilTucs.

di Luca Ventrice

Conbipel, è crisi: il 31 gennaio chiuderà il punto vendita di Quart

24 gennaio 2025

Conbipel Amérique
Il negozio Conbipel all’Amérique (Quart).

Il prossimo 31 gennaio, il punto vendita Conbipel di Quart, in Valle d’Aosta, abbasserà definitivamente le serrande. Il marchio, che fino a pochi anni fa contava circa 1.200 dipendenti e 120 negozi in tutta Italia, sta affrontando una grave situazione debitoria che l’ha portata al fallimento con la proprietà – la Btx Italian Retail and Brand, con sede a Cocconato d’Asti – che ha avviato una procedura concorsuale.

Il piano di ristrutturazione dell’azienda prevede la chiusura di circa il 50% dei negozi, mentre alcuni potrebbero essere ceduti in franchising o assorbiti da altre realtà. Sei le dipendenti che lavorano attualmente nel negozio di Quart, tutte con contratto a tempo determinato. Alcune di loro vedranno scadere il contratto a fine gennaio, mentre per le altre la scadenza è fissata nella prossima primavera.

“Le ultime notizie sono purtroppo confermate: il negozio di Quart chiuderà il 31 gennaio.  – spiega Gabriele Matterana della Filcams Cgil – Le sei lavoratrici del punto vendita sono tutte a tempo determinato. Per quelle che vedranno scadere il contratto a fine mese, stiamo verificando la possibilità di attivare la Naspi, mentre per le altre, con contratti in scadenza più avanti, stiamo cercando di attivare la cassa integrazione straordinaria.”

“Abbiamo già programmato un incontro con il Ministero delle Imprese, che inizialmente doveva tenersi il 22 gennaio, ma ci è stato chiesto di rinviarlo. La motivazione del rinvio è che l’azienda non ha ancora presentato un piano industriale completo. – prosegue Matterana –  Noi, come sindacato, vogliamo capire se c’è una prospettiva di continuità per il marchio e, soprattutto, per i lavoratori. Nel 2023, Conbipel aveva già chiuso 15 negozi, e ora si aggiungono altri 22 punti vendita”.

Il piano di ristrutturazione dell’azienda, che prevede la chiusura di numerosi punti vendita, non è ancora stato approvato definitivamente dal tribunale. “Questa situazione di crisi va avanti ormai da mesi. L’azienda ha presentato un piano di ristrutturazione, ma stanno ancora negoziando i dettagli.  – aggiunge Raffaele Statti della Uil  Tucs – Non sono riusciti a trovare acquirenti, e mentre cercavano soluzioni, avevano già stilato un elenco delle sedi da chiudere”.

“Inizialmente, – prosegue il sindacalista – Aosta non era inclusa. Avevamo programmato un incontro con il Ministero nelle scorse settimane, ma ci è stato chiesto un rinvio. Il confronto sarebbe dovuto avvenire il 4 febbraio, ma ora è stato fissato per il 6 febbraio. Speriamo che ci siano novità positive, anche perché sembra che l’azienda abbia trovato un’impresa disposta ad assorbire circa il 50% delle sedi. Tuttavia, la ristrutturazione sta frantumando il marchio Conbipel“.

2 risposte

  1. Sono uno degli ex dipendenti che assieme ad altri ha contribuito allo sviluppo della Conbipel fino agli anni 2000.
    Nel 2000 eravamo 1500 dipendenti compresi 18 impiegati 120 negozi e venduto di centinaia di miliardi di lire. 3/4 anni dopo il fatturato era sceso di circa il 50% con gli stessi dipendenti ma con 120 impiegati compresi amministratore, direttori, dirigenti vice dirigenti. Da allora è incominciato il declino, e non mi vengano a dire che il mercato dell’abbigliamento nel frattempo è cambiato. Troppa gente a gestire che forse non gestiva e decideva nel modo non giusto? Mah….. Ho spedito una e poi un’altra e mail e poi un’altra ancora per proporre la mia esperienza a costo zero, mai ottenuta una qualunque risposta. Ora mi sono deciso a scrivere questo commento per non lasciare nulla di intentato, perché penso che questa dirigenza non abbia interesse a cambiare: stipendio alti, macchine belle ecc.

  2. Mi dispiace moltissimo,
    sia perchè chiude uno dei pochi negozi che appartengono a catene/franchising che vende prodotti di qualità, sia per la sorte dei dipendenti…Speriamo che i sindacati si attivino!

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