Nasce il “MegaMuseo”, la nuova fase dell’area megalitica di Aosta

Sotto la guida del nuovo responsabile, Generoso Urciuoli, il sito punta a diventare un museo archeologico contemporaneo, puntando su nuove iniziative per il pubblico, tecnologia e ricerca scientifica.
presentazione mega museo
Cultura

Da “testimone” di 6.000 anni di storia dell’umanità a “custode” per le generazioni future di un patrimonio culturale unico da studiare, raccontare e – soprattutto -vivere. Dopo la riapertura al pubblico nel 2023, l’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, ad Aosta, cambia nome in “MegaMuseo” e, sotto la guida dell’archeologo Generoso Urciuoli, nominato lo scorso autunno responsabile delle attività culturali e scientifiche, inaugura una nuova fase di sviluppo e valorizzazione puntando su nuove iniziative per il pubblico e sulla ricerca scientifica.

“La prima sala virtuale di un museo è la città, il quartiere nel quale il museo esiste. Se questo viene vissuto come un oggetto estraneo abbiamo sbagliato l’allestimento – spiega Urciuoli, durante al conferenza stampa di presentazione del progetto di sviluppo del “MegaMuseo” -. Questo luogo deve essere vissuto prima di tutto da chi abita qui e da chi ci lavora. L’ambizione è di trasformarlo in una sorta di hub culturale e sociale per sperimentare nuovi linguaggi” con “uno sguardo  internazionale”. E aggiunge: “Vogliamo essere un museo archeologico contemporaneo per i linguaggi, le forme di comunicazione e le contaminazioni”.

Tra le iniziative in programma, c’è il ciclo di incontri “Il MegaMuseo si racconta” che permetterà al pubblico di scoprire la collezione grazie al racconto diretto degli esperti e di confrontarsi con chi lavora nel sito. Innovativa è la rassegna “Sonorizzazione delle arature rituali“, che esplorerà il legame tra archeologia e suono attraverso la sonorizzazione delle antiche arature rituali. “Chiederemo a una serie di musicisti di sonorizzare le antiche arature, accompagnando il visitatore con la musica eseguita sul momento”. A maggio, il MegaMuseo ospiterà un laboratorio di scrittura creativa in quattro appuntamenti, guidato da Paolo Ferrara, docente di podcasting e narrazione creativa.

Un altro progetto è “Dal Mega al Micro“, pensato per mettere in relazione i reperti dell’area megalitica con i manufatti provenienti da altri musei. Il primo capitolo della rassegna sarà dedicato alla Preistoria e all’Età del Ferro, con una rotazione semestrale dei reperti, mentre il secondo capitolo, contemporaneo al primo, metterà in dialogo ogni mese un reperto del museo con il suo “gemello” conservato al Museo archeologico regionale di Aosta. Non mancheranno laboratori didattici e percorsi interattivi pensati per i più piccoli e nuove esperienze legate al benessere, con sessioni di yoga e meditazione nello scenario dell’area archeologica.

Continueranno ad essere proposte “A spasso nel tempo” – il percorso guidato che inizia con una discesa di circa 6 metri sotto il livello della strada, con appuntamenti previsti dal martedì alla domenica alle 11 e alle 15,30 – e “Mini intro per un MegaMuseo”, un’introduzione gratuita disponibile ogni 30 minuti, pensata per fornire una prima chiave di lettura del sito archeologico e delle sue caratteristiche. “Vogliamo che diventi un museo accessibile, inclusivo e sostenibile e non respingente – spiega il responsabile delle attività culturali e scientifiche, che in passato ha collaborato con il Museo d’Arte Orientale di Torino e la Fondazione Musei Asia, poi Fondazione Schneiberg -. È partito un progetto con dei ragazzi autistici, alcuni accompagneranno i visitatori all’interno delle sale altri faranno uno stage, e con i ciechi”.

Oltre all’ampliamento della sua offerta culturale, il MegaMuseo continuerà a puntare sulla ricerca scientifica. Nei giorni scorsi, i visitatori hanno potuto assistere dal vivo alle ricerche condotte da Fabio Bona, paleontologo e zoologo di fama internazionale. L’indagine si è concentrata sulla ricerca di tracce animali risalenti al 4000 a.C., localizzate nei pressi della tomba dolmenica e dell’area di conservazione delle granaglie. Se confermati, i risultati porterebbero a retrodatare di circa 2.000 anni l’utilizzo degli animali nell’agricoltura e ridefinirebbero le attuali conoscenze sulle pratiche agricole delle civiltà europee dell’epoca.  Nella seconda metà di giugno, riprenderanno anche gli scavi archeologici. L’obiettivo è di “far diventare questo luogo un punto di riferimento sul megalitismo ma anche una scuola di metodologia archeologica perché c’è un approccio alla materia da parte degli archeologi che è super fresco”, dice Urciuoli.

Per Viviana Vallet, dirigente della struttura Patrimonio storico-artistico e gestione siti culturali della sovrintendenza per i Beni e le Attività culturali, si tratta del “primo step di una piccola rivoluzione nel sistema di gestione dei beni e dei siti archeologici di proprietà dell’amministrazione regionale”. La sovrintendente Laura Montani parla del MegaMuseo come di “una connessione tra passato, presente e futuro”. E aggiunge: “Stiamo facendo un primo passo per rendere questo luogo sempre più fruibile e parte dell’identità di noi valdostani e degli abitanti di questo quartiere che tanto hanno sofferto per questo cantiere eterno”.

Per Jean-Pierre Guichardaz, assessore regionale ai Beni e alle Attività culturali,  il MegaMuseo “non è solo un ampliamento dell’offerta culturale, ma un investimento che genera ricadute concrete sul territorio. Potenziare le strutture museali significa creare nuove opportunità di lavoro, attrarre turismo e favorire lo sviluppo di attività economiche locali, come ristorazione e accoglienza. Al tempo stesso, coinvolgere scuole e associazioni aiuta a rafforzare il senso di appartenenza alla nostra storia e a trasmettere alle nuove generazioni il valore della memoria”.

Una risposta

  1. Buonasera, un buon imprenditore che investe i suoi soldi lo avrebbe già chiuso da tempo. Sarebbe forse meglio trasformarlo in un palazzo polivalente per lo sport tipo, dove si possa giocare a basket, pallavolo,fustal , concerti. Sicuramente si risparmierebbero parecchi soldi pubblici …. credo sia giunto il momento di rendersi conto che è stato un fallimento totale come d’altronde anche l’aeroporto.

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