“Non ne posso più” di quelle due persone. Si è confidato così con la moglie, all’apice di un crollo emotivo in una domenica del febbraio 2024, il 65enne di Cogne proprietario dell’alloggio affittato da una coppia poi arrestata con l’accusa di aver abusato sessualmente di lui. Lo ha riferito la consorte, testimoniando al processo iniziato oggi, mercoledì 26 marzo, nei confronti di un 58enne di Caltanissetta (la coniuge si è tolta la vita nel maggio dell’anno scorso, in carcere a Torino).
Ripercorrendo il rapporto con gli affittuari, la donna ha ricordato il loro ingresso nell’alloggio il 1° giugno 2023. “L’estate è passata in maniera molto normale. – ha detto – I problemi sono iniziati con l’autunno. Chiamavano continuamente al telefono mio marito, sostenendo la necessità di fare dei lavori. Erano richieste con una certa autorità, mi ha sempre dato fastidio questo modo di fare. Mio marito è una persona grandemente disponibile, ha pensato di venire loro incontro ed è stato il più grande sbaglio che ha fatto”.
Nel racconto della donna, “mio marito non mi ha mai parlato di nulla, ma io percepivo dei cambiamenti di umore. Alcuni atteggiamenti erano di nervosismo”, ma lei ha affermato di non aver capito, fino a quel 18 febbraio 2024 in cui il coniuge “cade a bordo del letto” in casa. “Era pallido, non uscivano le parole, singhiozzava”, ha aggiunto la donna rispondendo alle domande del pm Luca Ceccanti e spiegando di aver associato la situazione alle pressanti richieste di lavori. Lui però riesce solo a dire “ma non è questo” e alla richiesta della moglie di capire risponde: “mi obbligano a spogliarmi”.

Da lì, lui “non ha aggiunto niente” e “io non ho più chiesto nulla di nulla”. La consorte lo accompagna dai Carabinieri il 21 febbraio a fare denuncia, anche perché “la priorità era la nostra incolumità. Io non ero più sicura manco di questo”. Quando l’inquilino “si metteva in testa di ottenere qualcosa”, ha ricordato lei, “arrivava dinanzi a casa nostra”. Quando la coppia è stata arrestata, a fine marzo, lui “non aveva più la paura di vederli”, ma “posso garantire che non è più la stessa persona”.
Nell’udienza di stamane, ha testimoniato anche il sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri occupatosi delle indagini. Ha dichiarato che nell’alloggio occupato dagli inquilini, dove sarebbero avvenute le violenze, erano state installate delle telecamere, “disseminate in tutta la casa” e “posizionate in modo da riprendere l’interno degli ambienti domestici e non l’accesso”, sicché “era lampante che non fossero di videosorveglianza”. Le immagini (complete di audio) sono state depositate agli atti, altri filmati sono stati trovati nel telefono cellulare dell’imputato, dove era presente anche l’applicazione per gestire l’impianto.
Il militare ha raccontato che il padrone di casa, quando si è presentato in stazione per la denuncia “era sicuramente spaurito, provato emotivamente. Traspariva, quando parlava, la sofferenza emotiva decisamente marcata”. _Stando a quanto ricostruito dai Carabinieri, “a seguito della consumazione delle violenze”, quando il proprietario dell’abitazione “ha cercato di sottrarsi”, l’inquilino ribatteva “di avere diverso materiale che poteva usare per ricattarlo, indicando la telecamera”. L’imputato, per parte sua, ha sempre sostenuto la consensualità dei rapporti sessuali, dato che – si è appreso nell’udienza di oggi – ha riferito anche ai Carabinieri al momento del ritrovamento, a seguito della denuncia, delle telecamere in casa.
Il suo difensore, l’avvocato Massimiliano Bellini del foro di Caltanissetta, ha puntato, nel contro-esaminare i testimoni, sul far emergere l’esistenza di un accordo tra gli inquilini e il proprietario dell’alloggio, relativamente ad alcuni interventi sull’abitazione, per cui l’imputato avrebbe acquistato il materiale necessario e la persona offesa svolto le opere. Dopo essere stato scarcerato ed essere rimasto un periodo ai domiciliari (ma inizialmente ci fu diniego alla revoca della carcerazione), l’imputato è oggi sottoposto ad obbligo di dimora in Sicilia. Il processo è stato aggiornato al prossimo 15 maggio per sentire i testi citati dalla difesa.