Per comprendere quanto l’acqua sia diventata un bene prezioso basta ricordare che, nel 2020, l’“oro blu” è stato per la prima volta quotato a Wall Street, al pari di materie prime come petrolio e oro. Una risorsa tutt’altro che infinita, oggi minacciata dal cambiamento climatico e da un crescente sfruttamento.
Per questo la Regione Valle d’Aosta ha aggiornato il Piano di tutela delle acque, strumento fondamentale per governare in modo sostenibile l’uso idrico. L’ultimo piano risaliva al 2016 ed era ormai superato. Il nuovo documento, frutto di un lungo percorso di elaborazione e condivisione, è stato approvato oggi dal Consiglio regionale, con i soli voti della maggioranza, astenuta la minoranza.
Il Piano si compone di 175 pagine e due allegati tecnici, e mira a trovare un equilibrio tra tutela ambientale, sicurezza delle risorse e utilizzo idrico plurimo: produzione idroelettrica, attività agricole, uso civile e industriale.
Le principali novità
Concessioni e rinnovi. Le nuove concessioni idriche dovranno rispettare criteri più stringenti. Ogni richiesta sarà soggetta a valutazione tecnica, subordinata al rispetto del deflusso ecologico minimo e della qualità ambientale dei corpi idrici. Viene introdotto un sistema di priorità nei rinnovi.
Tutela e monitoraggio. Il piano amplia la rete di monitoraggio ambientale su laghi, torrenti, falde e fonti potabili, secondo la direttiva europea “Acque” (2000/60/CE). È previsto un sistema aggiornato di classificazione ecologico-chimica, con particolare attenzione a fitofarmaci, metalli pesanti e sostanze pericolose.
Adattamento climatico. Il documento promuove azioni di contrasto agli effetti del cambiamento climatico, con interventi mirati alla resilienza dei sistemi idrici alpini e all’efficienza nella distribuzione della risorsa. Verranno inoltre promossi interventi per fronteggiare periodi di scarsità.
Uso sostenibile. Il piano incentiva un uso razionale dell’acqua in tutti i settori produttivi. Le attività agricole, industriali e zootecniche dovranno seguire misure operative per la riduzione dei prelievi e la prevenzione dell’inquinamento.
Aree protette. Resta in vigore il divieto assoluto di nuove concessioni idriche nelle aree Natura 2000, nei parchi naturali e nelle riserve, con forti limitazioni anche nei territori sensibili, per preservare l’equilibrio ecosistemico e le dinamiche fluviali naturali.
Il dibattito in aula
Illustrando il piano l’Assessore Davide Sapinet ha descritto il piano come “frutto di un percorso approfondito e di una visione strategica per la gestione di una risorsa vitale, da governare con strumenti sostenibili e integrati, in linea con le normative europee”. Anche Albert Chatrian, presidente della III Commissione, ha evidenziato l’importanza del metodo partecipato da estendere ai provvedimenti attuativi, per garantire continuità e concretezza. L’Assessore all’agricoltura Marco Carrel ha ricordato come il suo gruppo, con l’entrata in maggioranza abbia chiesto “l’istituzione del tavolo delle risorse idriche per far fronte alle varie problematiche e siamo convinti che tale visione debba essere rilanciata anche in futuro per investire in infrastrutture (bacini, sostituzione delle reti vetuste). “
Ma il Piano ha diviso l’aula. Pcp ha criticato l’applicazione delle nuove regole solo alle future concessioni idroelettriche: “Le attuali concessioni, trentennali, continueranno a seguire norme ormai superate. – ricorda Chiara Minelli – Si rischia di approvare un buon piano sulla carta, senza impatto reale”. Il gruppo ha ottenuto con l’approvazione all’unanimità di un ordine l’inserimento delle associazioni ambientaliste nella Cabina di regia.
Luca Distort della Lega Vda ha criticato l’impostazione “ideologica” del documento: “Il Piano non dialoga con i tre elementi chiave del rapporto con l’acqua – paesaggio, energia e sicurezza – ma si basa su un approccio ideologico che impedisce nuove opere idrauliche o prelievi a scopo turistico o agricolo”.
Dello stesso tenore il commento di Stefano Aggravi di Rassemblement Valdôtain, che ha lamentato la scarsa valorizzazione del potenziale idroelettrico e l’eccessivo allineamento a direttive europee: “Serve maggiore integrazione tra tutela e sviluppo. Il ruolo dei consorzi irrigui va riconsiderato, così come quello dei bacini di accumulo”.
Le critiche delle associazioni ambientaliste
Accogliendo con favore l’aggiornamento del Piano Legambiente Valle d’Aosta, Valle Virtuosa e “Giù le mani dalle acque e da CVA” definiscono però inaccettabile che le nuove norme si applichino solo alle nuove concessioni o ai rinnovi (escludendo le grandi concessioni idroelettriche).”Gli impianti esistenti continueranno a operare secondo regole precedenti, giudicate non più compatibili con le esigenze ambientali.”
Le associazioni chiedono più attenzione alla continuità dei corsi d’acqua e al passaggio della fauna ittica, misure reali per i ripristini ambientali e per la gestione dei sedimenti (inclusi svasi e hydropeaking), e sistemi di controllo più efficaci con sanzioni per chi non rispetta i limiti di prelievo.
Viene richiesto un aggiornamento delle regole sul rilascio minimo d’acqua nei corsi, soprattutto nelle zone protette e glaciali. Inoltre, le associazioni sollecitano norme specifiche per gli ambienti glaciali e post-glaciali, sempre più vulnerabili.