Ha preso il via alle 7 di mattina di sabato 26 luglio, da Cogne, il primo tentativo documentato di Everesting in stile cicloalpinistico.
A provarci è Fabio Caldaro, idraulico nella vita e cicloalpinista per passione, già protagonista nel 2024 del Tor des Géants in mountain bike, portato a termine in autonomia in 148 ore e 24 minuti.
Questa volta, l’obiettivo è quello di superare i 9000 m D+ in un unico anello tecnico e panoramico, toccando 12 vette oltre i 3000 metri sulle montagne della Valle d’Aosta. Una reinterpretazione radicale del concetto di Everesting – nato per simulare l’ascesa del Monte Everest accumulando 8848 metri di salita – che solitamente si compie su strade asfaltate o tracciati ripetitivi.
Caldaro, invece, ha voluto riportare la sfida nel cuore della montagna, tra sentieri impervi, creste esposte e discese da enduro puro. “Negli ultimi anni è diventato un classico tra ciclisti e ultratrailer, spesso affrontato su strade asfaltate o sterrate, con una salita ripetuta più volte su tracciati di andata e ritorno – spiega sulla sua pagina social – ma per me quel formato è troppo ripetitivo, troppo pianificato, perché mancano l’esplorazione, l’incognita, la varietà del terreno“.
Il tracciato si sviluppa per circa 105 km, con oltre 9170 m D+, attraversando cime come la Rossa della Grivola (3630 m), la Punta Tersiva (3513 m) e il Tuf (3395 m), in un’alternanza continua di pedalate, tratti a spinta e portage tecnico.
Il tutto, in stile self-supported, ovvero senza assistenza esterna, senza dormire e solo con ciò che porta nello zaino e nella bici.
Non si tratta solo di una sfida sportiva, perché Caldaro vuole lanciare un messaggio di convivenza e rispetto tra chi vive la montagna, ciclisti e camminatori, e raccogliere fondi a favore della tutela dell’ambiente alpino.
L’impresa è seguita in tempo reale tramite Garmin Live Tracking e raccontata sul suo profilo Instagram @il.caldo attraverso storie, dove documenta man mano ed invita anche chiunque voglia unirsi per un tratto a pedalare o salire insieme a lui in quella che non solo potrebbe diventare il primo tentativo di everesting in ciclo alpinismo, ma anche la prima concatenazione di cime oltre i tremila metri più lunga mai fatta in MTB.
2 risposte
Una simile porcheria andrebbe sanzionata, specie se il “percorso” si svolge nel Parco nazionale! Che poi il protagonista voglia raccogliere fondi per la “tutela dell’ambiente alpino”, suona come una bestemmia.
Dalle informazioni in mio possesso non siamo assolutamente passati in pezzi di sentieri vietati alle bici. Io per l’ambiente ho fatto più di quindici anni di volontariato come guardia ambientale/venatoria, sono tutt’ora volontario all’interno del CAI, ogni volta che esco sui sentieri mi porto a casa sacchi di immondizia (lasciati da pedoni maleducati, non da me in bici), faccio manutenzione dei sentieri vicino casa. Sto sempre molto attento ai pedoni che incontro durante le mie uscite, infatti nel 99.99 % dei casi tutti mi chiedono informazioni divertiti e interessati.Insomma penso di dare il mio contributo.
Invece lei cosa fa, oltre a sputare sentenze su cose che non conosce?