Una discriminazione nei contributi regionali per la mobilità sostenibile?

Approfondimenti della Commissione europea sono in corso, a seguito della denuncia contro l’Italia presentata da un esperto in materia giudiziaria. Al centro della contestazione, la limitazione dei benefici ai soli residenti in Valle da almeno due anni.
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Cronaca

La Commissione europea ha deciso di “accendere un faro” sulla legislazione regionale relativa alla mobilità sostenibile, a seguito di una denuncia su una possibile violazione del diritto dell’Unione in materia di libera circolazione dei cittadini e dei lavoratori.

Al centro della contestazione vi è l’articolo 7 della legge regionale 16 del 2019, che limita l’accesso ai contributi per la mobilità sostenibile ai soli residenti in Valle d’Aosta da almeno due anni.

Un esperto in materia giudiziaria (che già aveva promosso iniziative simili in passato), ritenendo che tale norma sia incompatibile con diverse disposizioni del diritto comunitario e che non sia stata giustificata da parte delle autorità italiane (in particolare nei confronti dei cittadini europei e dei lavoratori mobili che si trasferiscono in Valle), ha depositato alla Commissione, lo scorso gennaio, una denuncia contro l’Italia.

Con una comunicazione di ieri, giovedì 11 settembre, la Direzione generale occupazione affari sociali e inclusione annuncia che “a seguito di un’analisi preliminare, la Corte ha riscontrato che potrebbe essere necessario un ulteriore esame della questione in relazione al principio della libera circolazione dei lavoratori nell’UE e ad altri aspetti del diritto dell’UE”.

Siccome la “denuncia merita un’ulteriore valutazione riguardo a diversi aspetti del diritto dell’UE”, rientranti “nella sfera di competenza di vari servizi della Commissione europea”, tale analisi “potrebbe richiedere la raccolta di informazioni supplementari, nonché consultazioni tra i diversi servizi della Commissione, e richiederà dunque più tempo”.

La Commissione precisa altresì che “valuteremo unicamente la compatibilità del diritto italiano con il diritto dell’UE”, perché non è tra i compiti dell’organo “dirimere casi individuali”, giacché non ha funzioni “di vigilanza delle autorità nazionali”, mentre “ha il compito di garantire che gli Stati membri rispettino i loro obblighi derivanti dal diritto dell’UE”.

Per il presentatore della denuncia, si tratta di “un segnale forte dall’Europa”, perché “la mobilità sostenibile non può trasformarsi in un privilegio ‘a porte chiuse’”, dal momento che i “contributi pubblici devono rispettare i principi di uguaglianza e non discriminazione che sono il cuore stesso del progetto europeo”.

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