I lavori nel tunnel del Monte Bianco? Quando manca meno di un mese alla riapertura prevista (il 12 dicembre prossimo alle 17), “il cantiere viaggia in perfetto orario”. A parlare, all’interno della galleria nella inusuale condizione di assenza di traffico, è Riccardo Rigacci, direttore gerente del Geie-TMB, il raggruppamento d’interesse economico che concretizza la gestione unitaria del traforo, unendo il personale delle società concessionarie italiana (la SITMB) e francese (ATMB).
Quello iniziato lo scorso settembre, e previsto per una durata di quindici settimane complessive, è il secondo cantiere test all’interno della galleria che collega Valle d’Aosta e Alta Savoia. L’intervento, come nel primo, riguarda il rifacimento della volta della struttura nei tratti che, individuati attraverso studi e analisi condotte con il Politecnico di Torino, evidenziano la necessità della conservazione.
Obiettivo: allungare la vita del tunnel
Non – al Geie lo sottolineano con scrupolo – “per una problematica immediata di carico, o altro”, ma nell’obiettivo di garantire a quella parte di galleria una durata di vita superiore a 100 anni. “Semplicemente – aggiunge il direttore Rigacci – lavoriamo per il futuro, per prevenire che possa verificarsi una situazione tra qualche anno, qualche decennio, potenzialmente difficile o problematica”.
E’ un obiettivo complessivo, al quale vanno aggiunti quelli specifici della garanzia di un grado di resistenza al fuoco, della raccolta, drenaggio ed evacuazione delle venute d’acqua provenienti dalle rocce sopra il tunnel (è stato osservato un flusso di circa 300 litri al secondo, da mettere in sicurezza e canalizzare, posando nuove tubazioni, per utilizzarla nel sistema antincendio e nel raffreddamento dei locali tecnici), nonché della conservazione di impianti e strutture nelle zone adiacenti alla zona dei lavori.
I lavori in corso
Quest’anno, l’intervento interessa 250 metri circa di volta, per un totale di 21 milioni di euro di lavori (al netto di alcune opere su impianti e altre parti di tunnel, per cui il Geie ha scelto di sfruttare la chiusura in corso). La lavorazione principale è la posa, regolazione e bullonatura dei conci che costituiscono il soffitto della galleria (circa 220 elementi, nel tratto di quest’anno). A questa si accompagnano delle opere complementari, come la realizzazione di una impermeabilizzazione sugli elementi di supporto verticale e sulla volta stessa.
“Quando è stato realizzato il traforo negli anni ’60, non c’erano sistemi di impermeabilizzazione. – sottolinea il Direttore gerente – Sono arrivati a metà degli anni ‘80”. Inserirne uno nella volta concorre all’intento generale di prolungare la vita utile, rendendo anche possibili riparazioni mirate in caso di infiltrazioni future (il sistema è compartimentato, proprio per facilitare la manutenzione e ogni sezione dispone una cannula per iniettare resina).
Nell’insieme del cantiere, commenta Rigacci, “le attività sono già in una fase notevolmente avanzata, ma ovviamente non conclusa in quanto dobbiamo ancora fare tutti gli interventi di installazione impianti (che vengono smontati per procedere, ndr.), completare tutti i riempimenti a terra, ecc..”. Lavorazioni “forse meno visibili, forse meno impattanti, come possono essere la demolizione e il montaggio dei prefabbricati, però comunque necessarie, indispensabili per arrivare alla riapertura”. Si lavora 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, con personale variabile, ma che in alcuni momenti supera le 200 unità complessive.
Fare bagaglio dell’esperienza
Trattandosi di un test, oltretutto il secondo (nel precedente, dell’autunno 2024, furono ristrutturati altri 334 metri di volta), quando sarà concluso occorrerà “analizzare tutto il ritorno del lavoro dell’anno scorso, già fatto, assommandolo all’esperienza e alle soluzioni individuate quest’anno”. Un passaggio tale da far sì che nel 2026 non siano “previsti interventi di questo tipo sulla volta”. L’insieme di competenze sviluppato “farà da bagaglio per il futuro progetto, il futuro appalto e, ovviamente, la futura realizzazione dei lavori”, cioè per il prosieguo del rifacimento della volta negli altri tratti individuati.
Il futuro: i due scenari
Ecco, la parola futuro porta con sé l’ipotesi di due scenari. Quello di una chiusura unica e continuativa di tre anni e mezzo dal 2030, oppure di interruzioni annuali di tre mesi e mezzo, per un periodo di 15 anni dal 2027. Su questo tema, va ricordato, il decisore non è il Geie, ma la Commissione intergovernativa franco-italiana (Cig), che ha una riunione in calendario per la metà del prossimo dicembre.
L’ingegner Rigacci, però, non si sottrae alla domanda in merito. “Ogni scenario – afferma Rigacci – ha dei punti di forza e dei punti di debolezza. Noi li abbiamo analizzati, abbiamo semplicemente fatto tutte le valutazioni tecniche per consentire alle autorità, soprattutto alla Commissione intergovernativa, poi di poter dare le proprie indicazioni su come proseguire nel futuro”.
Non è scontato, tuttavia, che la decisione arrivi nell’appuntamento di dicembre della Commissione. “Questo, ovviamente, – puntualizza il Direttore gerente – non dipende dal Geie e noi siamo a disposizione della Cig, per fornire tutti gli eventuali ulteriori elementi di cui ha bisogno. Indubbiamente, prima viene fatta questa scelta e prima, diciamo, riusciremo ad adeguare tutta l’organizzazione”.















