La Valle d’Aosta torna a interrogarsi sugli impianti di termovalorizzazione: “Ma i nostri volumi sono troppo bassi”

Secondo le ultime proiezioni, la discarica di Brissogne esaurirà la sua funzione fra dieci anni, nel 2035. Nel frattempo, la Regione continua a conferire fuori Valle una parte dei rifiuti prodotti, con un costo stimato nel 2024 di 2,2 milioni di euro.
La discarica di Brissogne vista dall'alto
Ambiente

A 13 anni dal referendum che bloccò la realizzazione di un pirogassificatore, la Valle d’Aosta torna a verificare questi sistemi di smaltimento dei rifiuti. A confermarlo oggi in Consiglio regionale l’Assessore alle Opere pubbliche Davide Sapinet. Secondo le ultime proiezioni, la discarica di Brissogne esaurirà la sua funzione fra dieci anni, nel 2035. Nel frattempo, la Regione continua a conferire fuori Valle una parte dei rifiuti prodotti, in particolare le frazioni differenziate che, per normativa e per l’organizzazione delle filiere nazionali, devono essere inviate a impianti specializzati (come umido, plastica, verde, legno, pneumatici, farmaci, toner, vernici, materassi e rifiuti da spazzamento). Il costo stimato per il 2024 del trasporto e conferimento extra-regionale è pari a 2.265.000 euro.

“In questo contesto è legittimo interrogarsi anche su ulteriori ipotesi, come la valorizzazione termica dei rifiuti. – spiega Sapinet – Le verifiche tecniche, in corso, svolte sino ad ora, mostrano però come questa tecnologia, efficace per i grandi bacini, presentino per la Valle d’Aosta dei limiti strutturali: richiedono investimenti molto elevati, un funzionamento continuo a pieno regime e una quantità di rifiuti che noi non produciamo“.

La volontà è di proseguire le verifiche e il monitoraggio sull’evoluzione di queste tecnologie. Da alcune analisi recenti — ha aggiunto l’assessore — emerge che impianti troppo piccoli rischiano di non essere sostenibili sotto una certa soglia”. Con una produzione annua scesa sotto le 20mila tonnellate, la Valle d’Aosta non riesce a garantire né continuità operativa né equilibrio economico. Un dato positivo — il calo dei rifiuti indifferenziati — è un ostacolo alla realizzazione di impianti di termovalorizzazione, che per funzionare richiedono volumi costanti e rilevanti. Anche un impianto di taglia intermedia non sarebbe adatto: “Con i dati attuali, la sostenibilità economica e ambientale resta complessa, soprattutto se i volumi continueranno a calare”..

Il percorso intrapreso finora dalla Valle d’Aosta è definito dal Piano regionale dei rifiuti, approvato nel 2022, che individua gli impianti sostenibili per la nostra realtà. Si tratta del trattamento integrato aerobico–anaerobico della FORSU e dei fanghi, l’ottimizzazione dei processi di digestione per produrre biogas e ridurre i conferimenti esterni e  il recupero di materia tramite selezione spinta e compostaggio di qualità.  L’obiettivo condiviso anche all’interno dell’Osservatorio regionale rifiuti è quello di ottimizzare l’esistente, migliorare la qualità del rifiuto residuo, aumentare i tassi di recupero e ridurre a monte la produzione di rifiuti.
“Il confronto ha inoltre evidenziato: la necessità di valutare con attenzione i costi e i benefici di eventuali nuove linee; l’importanza di migliorare la qualità dei materiali differenziati conferiti – bisogna lavorare sulla qualità del rifiuto residuo –   il ruolo decisivo della riorganizzazione dei sistemi di raccolta differenziata e delle politiche di riduzione dei rifiuti a monte”.

Nella sua replica il consigliere Marco Carrel (Autonomisti di Centro) ha chiesto decisioni nel breve tempo: “Il 2035 sembra lontano, ma se dobbiamo ancora scegliere una strategia, dobbiamo farlo alla svelta. La prevenzione è fondamentale, ma non è sempre possibile. Dobbiamo capire in tempi brevi qual è il trattamento ideale: biogas, anaerobico, o altro, ma serve una decisione concreta e rapida”.

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