Luigi Fosson, classe 1948, albergatore di Ayas, è stato riconfermato alla presidenza dell’Adava. Guiderà l’Associazione albergatori e imprese turistiche della Valle d’Aosta per i prossimi tre anni. Ad affiancarlo nel ruolo di vicepresidente – a deciderlo l’Assemblea di oggi al Polo universitario del capoluogo – sarà Davide Perrin, albergatore di Torgnon e già consigliere regionale, che prende il posto di Alessandro Perosino.
Un’elezione, quella di Fosson, avvenuta “per acclamazione”, come spiega il direttore Adava Emilio Conte che parla di “un’associazione sempre molto viva grazie ad un importante turnover – ha detto –. Abbiamo uno Statuto molto rigido, dal momento che i mandati del Presidente possono essere solo due, quindi sei anni”.
“Per noi – ha aggiunto – è importante dare un segnale di presenza dell’associazione qui all’Università della Valle d’Aosta, il luogo dove si forma il futuro della Regione”. Lanciando il futuro prossimo, ovvero il cinquant’anni che Adava compirà nel 2026.
Uno sguardo sugli ultimi tre anni

Prendendo la parola, Fosson parte dal principio del suo mandato, nel 2022, ripercorrendo questi ultimi tre anni: “Ad inizio 2023 abbiamo portato a casa la nuova classificazione degli alberghi, una norma che risaliva al 1984. E abbiamo avuto un momento abbastanza problematico sulla legge affitti brevi. La mancanza di questa norma, che consente di portare allo scoperto un grosso numero di presenze, ci è costata da 7 a 12 milioni di euro di ristori durante il Covid perché non avevamo i numeri per chiederli allo Stato”.
Nel mezzo, per la questione, pure “scontri anche abbastanza accesi con la politica, ma che ora ci sia l’imposta di soggiorno incassata è un grande risultato. Alcune se alcune statistiche ancora non ci convincono molto”, ha detto riferendosi all’occupazione.
Fosson elenca anche la convenzione delle strutture ricettive con Cva – che consente di avere un prezzo fisso per otto anni, con riduzioni ulteriori –, evidenziando anche il ruolo dell’École Hôtelière per la quale “è giunto forse il momento per fare veramente il salto e passare da chi prepara la manodopera a chi prepara i futuri manager: da chi stia in reception a chi faccia il direttore, con uno sguardo più ampio”.
Guardare all’oggi

Poi c’è il qui e ora: “Sicuramente lo sviluppo turistico è importante per quello della Valle d’Aosta tout court – ha aggiunto il Presidente riconfermato –. Mi piacerebbe che tutti riflettessimo sui problemi annosi dei trasporti locali ma anche sui collegamenti intervallivi, che possono essere essenziali e che contribuiranno in modo massiccio alla destagionalizzazione”.
Un esempio recente? “La Stella di Pila è fantastica. Possiamo dire che Aosta è una città con una stazione sciistica. Ora bisogna cambiare mentalità: pensiamo al passaggio ulteriore, scendendo da Pila a Cogne. Oppure partendo dal patrimonio archeologico di Aosta per fare cena a Cogne, o scendendo dalle piste per cenare in città. Si potrà usare l’impianto nelle mezze stagioni, per vedere il friage a Cogne e poi per lo shopping ad Aosta”.
Ma non basta: “Il collegamento tra la Val d’Ayas e la Valtournenche sarebbe il più vasto comprensorio d’Europa. Ma avrebbe senso solo se lo pensiamo per la sostenibilità sociale, ovvero per avere gente radicata che sta lì tutto l’anno”.
Discorso delicato, e Fosson lo sa: “Se puoi tener aperto anche in autunno e in primavera muovi il cassetto – ha aggiunto –. Certo, contenendo le spese, ma dando comunque dei servizi. Magari avendo i castelli aperti e non tutti chiusi il lunedì, o le spa aperte all’interno degli alberghi e le funivie in funzione. Certo, so che per impianti di risalita sia come una ‘coltellata’, ma sarebbe un costo sociale a carico di tutti, noi per primi, magari spingendo gli albergatori a comprare una serie di biglietti da offrire in vacanza. Questo, per avere collaboratori che lavorano 11 mesi l’anno. Serve cambiare, il si è sempre fatto così è stantio”.
Il futuro del settore

Ma ciò che davvero interessa è il “poi”. Ed il discorso di Fosson porta dritto lì: a cosa si vorrebbe per i prossimi tre anni. “Se vogliamo che i giovani restino nelle aziende, e magari portino avanti il nostro lavoro, non possiamo cassare qualsiasi loro proposta. Dobbiamo incentivarli davvero ad entrare. Ci chiedono di innovare, ma noi non lo facciamo. Invece, dobbiamo dotarci di strumenti tecnologici. E spero che con l’Office du Tourisme si crei un vero centro studi, per noi fondamentale”.
Questione simile per gli eventi e l’immagine che la Valle dà (anche) all’esterno: “Per noi gli eventi sono fondamentali e ultimamente sono state fatte molte cose. Il ritorno del Giro d’Italia quest’anno è importante. Non arriva quando siamo tutti aperti ma diamo la disponibilità. Noi dobbiamo esserlo sempre per ospitare. Non possiamo chiedere eventi e fregarcene. Dobbiamo esserci e partecipare”.
Non solo: “Ci auguriamo, a proposito di unione, che il budget promo-pubblicitario non sia più uno per la Fontina, l’altro per i castelli, l’altro per l’artigianato. Ma per comunicare fuori regione la Valle d’Aosta tutta insieme”.
Con una postilla: “Parlare male della burocrazia funziona sempre – ha chiuso Fosson –. Non abbiamo bisogno di una nuova legge che la regoli perché aggiungerebbe altra burocrazia. Penso ci si possa confrontare per fare funzionare meglio i processi. È importante capire che spesso abbiamo bisogno davvero di fare le cose in fretta. Anche per dare una mano a chi lavora. E pensate di velocizzare una pratica, per chi impegna i propri soldi, è importante”.
La voce della politica

Prima di Fosson, è il presidente della Regione Renzo Testolin ad anticipare diversi temi che il nuovo (ed ex) vertice degli albergatori ha messo sul tavolo. “Situazioni come la Stella di Pila fanno intravvedere la possibilità di far lavorare almeno undici mesi e mezzo l’anno e portare residenzialità in zone lontane, trasformando precarietà in lavoro a tempo indeterminato – ha detto -. Questo però dipende anche dalla volontà degli hôteliers di cambiare paradigma”.
“Serve una sorta di alleanza, un patto anche sociale, che deve diventare un paradigma condiviso da tutti – ha chiuso Testolin –. Chiediamo, come politica, un po’ di condivisione e un percorso partecipato per portare nuove forze in regione, che diano uno slancio nuovo e facciano venire in Valle non solo gli stagionali ma che permette di portare qui le famiglie, farci crescere i figli e ridare slancio a tutte le attività complementari. Siete un settore che deve giocare ruolo determinante. Lo sta facendo. Come auspicio, possiamo farlo tutti ancora meglio”.

Una risposta
Un altro che spinge per distruggere il vallone Cime Bianche, peccato. “Il collegamento tra la Val d’Ayas e la Valtournenche sarebbe il più vasto comprensorio d’Europa. Ma avrebbe senso solo se lo pensiamo per la sostenibilità sociale, ovvero per avere gente radicata che sta lì tutto l’anno” mi sembra una supercazzola.