Corte dei Conti boccia la riforma fiscale: esiti e copertura incerti

L'eliminazione dell'Irap è di 'ardua realizzazione' ed è in contrasto con il federalismo fiscale.
News Nazionali

Roma, 11 ott. (Adnkronos) – Gli esiti della riforma fiscale sono ‘incerti’ perché oggi i suoi obiettivi devono ‘coesistere con più ristretti spazi di manovra". E’ il giudizio del presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino.

Il giudizio del presidente della Corte dei Conti arriva nel corso dell’audizione sul ddl delega per la riforma fiscale, in commissione Finanze alla Camera. In particolare, spiega Giampaolino, le incertezze derivano dalle decisioni ‘assunte d’urgenza per fronteggiare le recenti turbolenza economiche’ che hanno comportato ‘un’ulteriore restrizione degli spazi utilizzabili dal riformatore fiscale’.

Il presidente evidenzia poi come i nuovi assetti disegnati dal ddl delega prefigurano ‘più che una generalizzata riduzione del prelievo fiscale, un’estesa operazione redistributiva’. Inoltre la ‘molteplicità e la rilevanza’ degli obiettivi perseguiti dal ddl rendono, secondo la magistratura contabile, ‘doveroso interrogarsi sia sull’idoneità dei mezzi di copertura sia sul rischio di un conflitto nella destinazione delle risorse acquisibili’.

Le "incertezze" che gravano sulla copertura del ddl delega per la riforma fiscale rendono "necessario esplorare fonti di gettito nuove, in direzione di basi imponibili personali o reali che non insistano sul lavoro e sulle imprese", osserva Giampaolino il quale, senza parlare direttamente di patrimoniale, lancia comunque dei messaggi che possono essere letti in quella direzione. In particolare vengono sottolineate le incertezze legate alla "praticabilità di una riforma complessiva del sistema di prelievo, in assenza di una concreta identificazione dei necessari mezzi di copertura". Secondo la magistratura contabile il ddl "pur nella genericità e nell’indeterminatezza di gran parte dei criteri direttivi, conserva la sua attualità negli obiettivi di riforma del sistema tributario, in linea con le esigenze di ripresa". Giampaolino ricorda quindi gli effetti finanziari che sono legati alla delega (la clausola di salvaguardia). E sottolinea l’esigenza di approvare "in tempi stringenti" il ddl delega e i relativi decreti attuativi "per impedire che risulti inevitabile l’attivazione della clausola di salvaguardia del taglio automatico e lineare delle agevolazioni".

L’eliminazione dell’Irap, continua Giampaolino, è di ‘ardua realizzazione’ ed è in contrasto con il federalismo fiscale, che ‘attribuisce alle regioni, nell’ambito della loro autonomia impositiva, la potestà di ridurre l’aliquota Irap’.

Non solo. Il concordato preventivo biennale, previsto dalla riforma fiscale, rischia di ‘trasformarsi, in concreto, in una sorta di mero condono preventivo’. La magistratura contabile lancia quindi un altro allarme, legato al concordato preventivo, e le differenze che verrebbero a nascere tra i lavoratori con partita Iva (a cui è destinato il concordato) e gli altri lavoratori come i dipendenti (che non potranno beneficiare dell’imposizione ‘scontata’). In particolare Giampaolino sottolinea i possibili effetti di ‘discriminazione, costituzionalmente rilevanti, che tale particolare regime impositivo potrebbe provocare nei confronti delle restanti categorie di contribuenti che continueranno a essere assoggettate invece all’imposizione analitica’.

I risparmi che potrebbero arrivare dalla riduzione della spesa, osserva ancora il presidente della Corte dei Conti, rischiano di essere ‘in larga parte controbilanciati’ dalle risorse che sarà necessario mettere in campo per assicurare servizi adeguati a una prevedibile impennata del fenomeno della non autosufficienza. La riduzione della spesa sociale, secondo la Corte dei conti, rischia di ‘produrre effetti non diversi da quelli derivanti da un prelievo eccessivo e distorto’. ‘La strada di una riduzione del perimetro della spesa sociale risulta difficile da percorrere’, spiega il presidente. Ed è difficile prevedere gli effetti delle misure che il ddl prefigura. Inoltre i risparmi effettivamente conseguibili ‘dovrebbero risultare effettivamente limitati rispetto alle complessive esigenze poste dal ddl’.

Per quanto riguarda il quadro generale, il presidente punta il dito contro ‘le forti incertezze che dominano la situazione economica e che rischiano di aggravare gli squilibri di finanza pubblica’. Inoltre la magistratura contabile sottolinea ‘il perdurare di asfittici ritmi di crescita dell’economie’ accompagnati anche da ‘crescenti vincoli derivanti dall’impennata del debito pubblico’.

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