Bruxelles, 9 dic. (Adnkronos/Ign) – "L’Italia avrebbe preferito, io personalmente avrei preferito un’impostazione rigorosamente, totalmente comunitaria, con una modifica di Trattato che fosse a 27". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Monti, nella conferenza stampa al termine del Consiglio europeo. "Questo non è stato possibile – ha proseguito il premier – mi sono anche dedicato parecchio nei giorni scorsi e questa notte a cercare di trovare vie di mediazione tra le posizioni del Regno Unito e quelle dei Paesi dell’Eurozona’.
Per il professore, la decisione della Gran Bretagna di tenersi fuori dal nuovo Patto di bilancio Ue provocherà sicuramente "un suo isolamento" e la sua influenza "si attenuerà". E tutto questo "a me personalmente e anche per la visione che ho degli interessi dell’Italia, questo dispiace, non solo perché l’interesse dell’Italia è un’Unione non divisa e coesa, ma anche perché è interesse dell’Italia che la governance europea veda in posizione di grande influenza il Regno Unito".
Secondo Monti ‘dobbiamo avere un sistema di regolazione non necessariamente più pesante ma capace di essere deciso più prontamente, mentre se lo carichiamo di unanimità questo evidentemente è un fattore frenante". Quanto al summit, "non mi sembra un vertice dei fallimenti". Ai giornalisti che a Bruxelles gli chiedevano se questo incontro salverà realmente l’euro, Monti ha risposto: "Questo non lo so, credo non lo sappia nessuno prima di qualche giorno". Riguardo al fatto poi ‘che gli eurobond non figurino nello statement" del vertice europeo "non significa che il lavoro non vada avanti". Gli eurobond ‘per i quali era stata preparata una tomba senza fiori sono innominati, ma ci saranno nel rapporto di marzo’, mese in cui c’è "la scadenza per la firma" delle modifiche al Trattato Ue. Mentre "intorno alla metà di gennaio" saranno a Roma la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il presidente francese Nicolas Sarkozy.
In merito alla manovra varata dal governo, "l’Italia – ha sottolineato – come è stato detto da varie autorità internazionali, ha fatto la sua parte, ha dato il suo contributo alla soluzione di una crisi dell’eurozona che non era certo di responsabilità soltanto italiana". "Questo – ha aggiunto – ha consentito all’Italia di affrontare con maggior serenità, potendo dare un contributo più attivo e più accettato dagli altri, le giornate di ieri e di oggi così importanti per avviare a soluzione sistemica la crisi dell’eurozona". E, ha rimarcato, "il fatto che l’Italia abbia preso decisioni considerate molto incisive sposta il residuo di ciò che c’è da farsi per la soluzione dell’eurozona su interventi di carattere comune non solo sui compiti a casa che devono fare gli Stati".
Entrando nel dettaglio delle misure, il premier ha chiarito che "per noi non rientra nella lotta all’evasione" il bollo sui capitali scudati. "Non sono capitali all’estero – ha precisato – ma capitali rientrati dopo un condono, e noi ci siamo pronunciati non a favore dei condoni. Abbiamo pensato di fronte a una situazione così complicata che anche le ‘isole’ rientrate in Italia potessero essere chiamate a contribuire". E ‘se avessi avuto più tempo, almeno sei mesi, per mettere mano anche all’evasione, avrei fatto una cosa più equa’.
Per Monti "le proteste, le opposizioni, le resistenze sono da mettere in conto, noi dobbiamo spiegare quello che abbiamo fatto". Nella manovra ci sono sacrifici "importanti", in qualche caso "penosi anche psicologicamente per chi li deve decidere, cioè il governo", ma "non è stata una nostra perversione, è la situazione che ha reso necessario muoversi in questa direzione. Sono sacrifici che comportano un minor benessere o un maggior malessere’ ma l’alternativa "è disastrosa". Quanto al rischio impopolarità, "non è un problema nostro pensare alle elezioni". Ciò non significa, ha sottolineato, che "anche senza commuoversi non siano stati temi molto vissuti" dal governo.
Il premier ha quindi spiegato che "in queste ore si sta lavorando" agli emendamenti alla manovra: "Certamente non si può toccare il saldo, ma c’è la strutturalità di molti contenuti, le famose riforme strutturali tanto spesso rinviate, e poi c’è una visione del governo, sulla quale il Parlamento potrebbe essere più o meno d’accordo, di distribuzione dei carichi. Se noi pensiamo alla rispondenza di una soluzione finale al progetto iniziale, va vista su questi tre assi, non solo sull’asse, pur fondamentale, dell’equivalenza finanziaria".
Poi, a una domanda sulla questione dell’applicazione dell’Imu ai beni ecclesiastici, ha risposto: "Sugli immobili della Chiesa in questi 17 giorni non abbiamo preso nessuna decisione e sono anche a conoscenza di una procedura aiuti di Stato" a livello europeo.
La conferenza stampa ha visto anche un siparietto tra il presidente del Consiglio e Betty Olivi, sua stretta collaboratrice. Quando Olivi ha ricordato ai giornalisti che si procedeva alle ultime due domande perché "il presidente deve riposare", Monti l’ha bonariamente ripresa: "Perché riposare? Deve tornare a Roma a lavorare".