La Fiera di Sant’Orso è tradizione millenaria, senza dubbio. Ma da sempre ha come corollario un settore che non è strettamente tipico e che tuttavia mantiene un filo conduttore con il territorio, con la sua storia e con la sua gente.
E’ il tentativo che ha voluto fare Cristina Cancellara che recupera legni antichi per realizzare le sue coloratissime opere. “Cerco di popolare questi legni con tatà e personaggi di un mondo rurale integro e felice”. “Sono nel settore non tradizionale – dice Cristina – perché uso materiali come il cartone o il metallo. Ma non fa niente: non voglio rinunciare al mio tocco artistico”. Quella di Cristina Cancellara è una vera e propria professione: “Ho un atelier a Saint-Vincent e febbraio sarò presente al salone dell’arte di Genova”.
Anche Grazia Vuillermoz ha cercato di mantenere un legame con la tradizione producendo i suoi cappelli in feltro. “Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che nel passato a Gressoney si usavano questi cappelli con la punta, e così li ho riprodotti. Tutto il feltro è fatto a mano: quest’anno ho provato anche a cardare la lana delle pecore Rosset. Questo materiale incuriosisce molto le persone, anche perché è perfettamente impermeabile. Era il Goretex dei Salassi!”.
E’ presente alla Fiera di Sant’Orso da 14 anni anche Marco Tutel che lavora la cera completamente a mano senza l’uso di stampi. “Sono le composizioni di fiori a portare via più tempo. Ogni petalo è fatto uno a uno a mano”. E’ sua una grolla – candela particolarmente curiosa.

