Non una mostra, non uno spettacolo. Un’esperienza, un racconto, quasi un “happening” che lega immagini, storia, narrazione all’immersione totale – attraverso le parole e la fotografia – nel dramma della Shoah.
Tutto questo è “Il Viaggio – Auschwitz e Birkenau”, il progetto della fotografa Evi Garbolino che restituisce – martedì 30 aprile alle 21 alle Scuole elementari di Plan Félinaz, a Charvensod – il percorso che ha documentato attraverso gli spazi, le stanze e gli ambienti tutta la drammaticità delle fragili vite che venivano deportate nel campo di concentramento di Auschwitz ed in quello di sterminio di Birkenau.
Dal noto e terribile ingresso, con i lunghi binari che si protendono verso la morte, all’incrocio delle reti e delle sbarre culminate dal filo spinato, nel racconto per immagini di un luogo ancora oggi impossibile da spiegare senza esserci stati, dove le persone perdevano per sempre i loro e diventavano “numeri”, invisibili al resto del mondo.
Agli scatti di Garbolino, proiettati, fa da contraltare la narrazione storica che contestualizza l’immagine, quella “emozionale” – basata su stralci di racconti diretti dei deportati, ma anche delle folli teorie che Hitler aveva già messo nero su bianco nel suo “Mein Kampf”, nel 1925 – ed una scena recitata, in collaborazione con il gruppo di teatro popolare “Le Digourdì de Tzarvensou”, fatta di ombre, suoni, rumori e gestualità.
Un lavoro semplice e complesso, che affonda le radici nella volontà di raccontare, soprattutto per non dimenticare. Ma anche per evitare di arrendersi a ciò che Liliana Segre, senatrice a vita e superstite dell’Olocausto, ha sempre detto: “Chi entra nel memoriale della Shaoh trova scritta una parola: indifferenza”.