Luciano Minguzzi (1910-2004), figura di spicco della scultura italiana del Novecento, sarà in mostra al Castello Gamba a partire da sabato 13 luglio, fino a domenica 22 settembre 2024. La mostra esplora la ricerca di Minguzzi sulla figura femminile e le coppie, culminando nell’opera “Uomini”. L’inaugurazione si terrà questo venerdì 12 luglio alle 18 nel parco del Castello, si tratta del primo evento ad inaugurare la rassegna di appuntamenti culturali estivi Culturété organizzata dalla regione Valle d’Aosta.
Curata da Davide Dall’Ombra, la mostra anticipa la collocazione dell’opera “Uomini” – dedicata ai sopravvissuti dell’Olocausto e recentemente restaurata dal Centro conservazione restauro “La Venaria Reale” – nei giardini del Castello dove si trovano già due sculture di Minguzzi “Due figure – Le due amanti” e “Due figure in poltrona” e diventa l’occasione per una riconsiderazione generale del rapporto dell’artista con la Valle d’Aosta. Infatti, il Gamba non è l’unico luogo in Valle d’Aosta dove lo scultore ha lasciato il segno: a Saint-Vincent c’è, infatti, il grande Crocifisso della parrocchiale e l’Uomo di Hiroshima che si trova alle terme.
“Uomini” è un percorso che prende le mosse dalla ricerca di Minguzzi sulla figura femminile, passando attraverso l’indagine delle figure a coppie, che si ritrovano, a livello formale, nei lavori di impegno civile e morale dedicati ai sopravvissuti dell’Olocausto: Uomini del Lager, ma, soprattutto, Uomini, punto di arrivo universale di questa ricerca.
Luciano Minguzzi – biografia d’artista
(Bologna 1911 – Milano 2004)
Luciano Minguzzi nasce a Bologna il 24 maggio 1911. Figlio d’arte, studia inizialmente sotto la guida del padre scultore prima di iscriversi all’Accademia di Belle Arti, dove segue i corsi di scultura di Ercole Drei e quelli di incisione di Giorgio Morandi, all’Università frequenta poi le lezioni di storia dell’arte di Roberto Longhi. Nel 1934 vince una borsa di studio e si stabilisce per due mesi a Parigi. Minguzzi non guarda solo ai contemporanei Arturo Martini, Marino Marini e Giacomo Manzù, formandosi sulla tradizione della scultura fiorentina e bolognese del Rinascimento. Trentunenne, nel 1942, merita già una sala alla XXIII Biennale di Venezia. Nel 1945 fonda, insieme ad altri artisti, il gruppo “Cronache”. Nel 1948 ritorna a Parigi, dove, tra gli artisti, conosce Alberto Giacometti e Renato Birolli. Nel 1950 riceve il Gran Premio per la scultura alla Biennale di Venezia e, l’anno dopo, si trasferisce a Milano dove vince il concorso per la quinta porta del Duomo. Nel 1956 gli viene assegnata la cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove insegnerà fino al 1975.
A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta le sue sculture includono riferimenti ai campi di concentramento e, in generale, alla Seconda Guerra Mondiale, ma non manca un filone di sculture definite “semi-astratte”, come la serie Aquiloni e Luci nel bosco. Il successo dell’artista viene sancito da numerose mostre internazionali nel corso degli anni ’60. Nel 1970 riceve l’incarico per la realizzazione della Porta del bene e del male per la basilica di San Pietro in Vaticano. Nel 1972, espone l’imponente scultura “Uomini” alla Quadriennale di Roma. Il 1973 è l’anno della grande antologica, curata da Marco Valsecchi, alla Rotonda della Besana di Milano. Negli anni Ottanta realizza grandi disegni su carta con una colorata tecnica mista, con cui rielabora temi del passato e nuovi, già affrontati in scultura. Nel 1985 tiene una personale alla Galleria del Milione di Milano, curata da Mario De Micheli, cui fa seguito, l’anno dopo, una mostra a Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 1992 si tiene l’importante mostra curata dallo stesso De Micheli al Castello Sforzesco di Milano e, nel 1996, viene aperto a Milano il Museo Minguzzi, trasformato, dopo la sua morte (30 maggio 2004), nella casa e archivio della Fondazione Minguzzi di Venezia.