Da Legambiente una bandiera nera alla Valle d’Aosta per “la strage di volpi”

Nel report 2025 “Carovana delle Alpi”, la nostra regione vede il vessillo nero (per le “lacerazioni dell’arco alpino”) al Comitato regionale per la gestione venatoria. Bandiera verde, invece, per la pastora e scrittrice Marzia Verona.
Ambiente

Una bandiera nera e una verde. Le ha assegnate Legambiente alla Valle d’Aosta, nel report 2025 “Carovana delle Alpi”, pubblicato oggi, sabato 3 maggio. Si tratta della campagna d’informazione (nata nel 2002) con cui l’associazione, ogni anno, “fotografa la situazione ambientale e culturale dei territori montani e assegna un vessillo che distingue le varie esperienze”. Verde, per quelle che “premiano pratiche innovative ed esperienze di qualità ambientale e culturale”, mentre il nero segnala “le lacerazioni dell’arco alpino”.

Il vessillo nero…

La bandiera nera è andata al Comitato regionale per la gestione venatoria, per – come si legge nella motivazione – le “regole da far west nella gestione/concezione degli equilibri ecosistemici, in particolare riguardo alla caccia alla volpe”. Secondo l’associazione ambientalista, in Valle d’Aosta si è passati “da una media, negli ultimi 10 anni, di 4 volpi uccise l’anno, a ben 272 nell’ultima stagione venatoria”.

Nella descrizione della bandiera nera, Legambiente spiega che “prendendo a motivazione la possibile trasmissione di malattie, comunque non pericolose per l’uomo, nonché la sporcizia causata da alcune volpi confidenti che si avvicinavano alle case di qualche villaggio e che, alla ricerca di cibo, rovesciavano i mastelli delle immondizie, a metà 2024 un rappresentante degli Enti locali presso la Consulta faunistica venatoria proponeva di assegnare un bonus ai cacciatori che uccidevano delle volpi”.

“La proposta è stata subito presa in carico dal Comitato regionale per la gestione venatoria che ha inserito, all’interno delle proprie regole per la stagione di caccia 2024/5 – si legge ancora – una premialità sulla scelta degli ungulati prelevabili (cervi, camosci, caprioli) in base al numero di volpi uccise”. Per Legambiente, la “caccia a questo animale, di nessun interesse commestibile o commerciale, per ottenere un semplice bonus, è un’azione eticamente criticabile (la volpe è un essere vivente, non un punteggio) e contraria al mantenimento della biodiversità ambientale”.

In conclusione, “la strage attuata quest’anno per semplice divertimento, sottrae agli occhi dei turisti – sempre più attenti alla ricchezza faunistica delle nostre vallate – la vista di uno degli animali ritenuti più iconici in natura, aggiungendo al danno per l’ambiente anche quello di immagine per la nostra regione, territorio nel quale la lobby venatoria vorrebbe aprire la caccia a sempre maggiori specie (lupo, stambecco…) e continua a sparare anche ad animali in evidente stato di vulnerabilità e in via di estinzione a causa dei cambiamenti climatici, quali la pernice bianca e la lepre variabile”.

…e quello verde

La bandiera verde, invece, è stata assegnata alla pastora e scrittrice Marzia Verona, perché “da sempre ha saputo ascoltare le persone delle montagne, cercando di comprendere le loro difficoltà, mettendosi nei loro panni e vivendo sulla propria pelle le sfide, i problemi e il fascino dell’allevamento in alta quota”.

Nel report si spiega che Verona “dopo la laurea ha sempre orientato il suo lavoro verso progetti legati alla montagna, al territorio e ai progetti tipici”. Contemporaneamente, “ha iniziato a pubblicare saggi, libri fotografici e opere di narrativa”. Fil rouge, “la zootecnia di montagna: l’alpeggio, la pastorizia e l’allevamento delle capre”. Per anni, la scrittrice e allevatrice ha “vissuto la vita e il mestiere del pastore vagante, accompagnando il gregge 365 giorni all’anno e trascorrendo l’estate in alpeggio”.

Per l’associazione, Verona “riveste un ruolo fondamentale nel mondo della pastorizia per molteplici ragioni”. Anzitutto, la sua esperienza diretta come pastore vagante “le ha permesso di acquisire una conoscenza autentica e profonda delle tradizioni e delle tecniche legate alla zootecnia di montagna”. Quindi, per aver testimoniato l’importanza di unire teoria e pratica, creando “un ponte tra la formazione accademica e il sapere empirico, contribuendo a preservare e trasmettere un patrimonio culturale prezioso”.

Il suo lavoro, è scritto nel report 2025, “testimonia un approccio rispettoso e consapevole verso l’ambiente, dove le pratiche tradizionali di zootecnia non solo preservano il patrimonio culturale, ma favoriscono anche la conservazione del territorio e della biodiversità. Attraverso la ricerca accademica, insieme alla narrazione e alla documentazione delle esperienze montane, Marzia Verona evidenzia come il rispetto per il territorio e la valorizzazione delle conoscenze locali siano elementi importanti per affrontare le sfide ambientali e promuovere uno sviluppo sostenibile nelle aree rurali”.

Il panorama complessivo

Nel report 2025, sono 19 le bandiere verdi assegnate dall’associazione sull’arco alpino. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni che ne hanno ricevute di più (ne contano rispettivamente 4 ciascuna), seguite da Lombardia e Veneto (3 a testa), Trentino (2), Alto Adige (1), Liguria (1), Valle d’Aosta (1).

La bandiere nere sono, invece, in tutto 9: 8 in Italia e una oltralpe, in Austria. Il Friuli-Venezia Giulia è la regione che ne vede di più (tre), seguita da Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino, Alto Adige e Veneto, tutte con un vessillo nero l’una. In Austria, bandiera nera per l’industria dello sci austriaca, per – scrive Legambiente – “l’accanimento nell’ampliare le aree sciistiche del Tirolo sfruttando le ultime aree glaciali rimaste sulle Alpi orientali”.

13 risposte

  1. Le proposte più idiote son subite prese in considerazione e attuate dalla Regione, segno della levatura dei componenti della medesima.

  2. Si dovrebbero vergognare i vertici Regione Val d’Aosta.
    Tutti collusi con Federcaccia.
    Promuoviamo referendum per la caccia ai cacciatori !!

  3. Ma certo, facciamoli fuori tutti, cinghiali e cervi, lupi e volpi, e magari serpenti, aquile, tassi, caprioli, marmotte, camosci, stambecchi, così vivremo belli tranquilli da padroni di un mondo deserto, generali senza esercito come quello de “il piccolo principe”, viva la specie umana, viva la peggiore specie che abita su questo pianeta.

  4. Uccidere centinaia di volpi non è una soluzione, è solo crudeltà. Proteggere il bestiame è possibile con metodi non violenti: recinti chiusi, cani da guardia, buon senso. La natura va rispettata, non punita. Spero che quest’anno cambino la loro decisione riguardo all’uccisione delle volpi.

  5. Per chi vive con una azienda agricola può capire tra lupi e volpi la sera abbiamo contato 8 volpi e una coppia di lupi.
    Durante e dopo il COVID in 2 mesi abbiamo perso 80 capi di pollame e costi di gestione per cercare di contenere le perdite, senza nessuno aiuto . Tra perdite di capre e pecore sbranate non se ne contano più anche in pieno giorno, ma tutto questo non se ne parla. Meglio il silenzio. Bisogna intervenire al più presto.

    1. 272 Volpi in una regione seppur piccola come la Valle d’Aosta e la chiamate strage? Ma dove vivete sulla luna?

  6. Uccidere per divertimento, divertirsi uccidendo. Meno male che almeno Lega Ambiente punta il faro su questa strage.

  7. Ecco appunto!!! E adesso faranno la stessa cosa con il lupo.. Ogni pretesto è buono, l’importante è uccidere qualche animale.. Questa regione è proprio rimasta ai tempi della pietra

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