È stato presentato ieri – 22 maggio, ad Aosta, primo di quattro appuntamenti sul territorio – il nuovo Piano energetico ambientale regionale della Valle d’Aosta, documento di pianificazione energetica che, a partire dall’analisi dei flussi energetici esistenti, definisce gli obiettivi di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili.
Uno strumento “aperto”, che ora verrà sottoposto alla cittadinanza per raccogliere pareri, suggestioni, suggerimenti. “Siamo in una fase in cui è importante avere tempo per analizzare gli aspetti tecnici in discussione per la comunità e per la politica – ha detto Luigi Bertschy, assessore alla Mobilità sostenibile –. Siamo in prima fase del Piano, dove c’è la possibilità per tutti cittadini e le rappresentanze di fare tutte le osservazioni. Una fase informativa che serve per dare gli strumenti per un piano, corposo, e permettere una sua valutazione approfondita e creare le condizioni per il confronto in Consiglio Valle arricchito dagli spunti e dalle proposte ricevute e condividere una visione che ci accompagnerà, con leggi e azioni puntuali, per creare una vera applicazione della strategia”.
I “decisi passi avanti” che spettano alla politica

Il punto è semplice: “Dobbiamo puntare a migliorare decisamente la nostra condizione energetica nelle sue due componenti: produrre maggiormente dalle energie rinnovabili e ridurre i consumi in maniera importante – ha aggiunto Bertschy –. Sul piano politico dobbiamo fare dei decisi passi in avanti nei diversi settori, nel trasporto privato e su quanto si incide sulla produzione della CO2. Altrimenti resta documento troppo tecnico/scientifico ed entra troppo poco nelle case dei cittadini”.
Gli obiettivi del Piano
“La Valle si è posta l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica nel 2040, dieci anni prima rispetto a quanto deciso dall’Europa – ha spiegato invece Genny Brunet, ingegnera del Coa energia di Finaosta –. L’obiettivo è il calo del 75 per cento delle emissioni. Un altro aspetto importante del Piano è la sua trasversalità: parla a tutto tondo di energia, anche del suo consumo in tutti i settori, compresi i trasporti”.
Non solo: “Il tema dell’elettrificazione dei consumi è ormai assodato – ha proseguito –. Il nostro territorio, caratterizzato da un’importante esportazione di energia, permette una maggiore autosufficienza energetica ma anche il raggiungimento diretto della decarbonizzazione perché abbiamo più energia di quanto serve”.
Puntando sull’innovazione: “È un tema trasversale su tutti gli Assi del Piano. Sarà un tema fondamentale. Abbiamo creato un piano di linee guida per lo sviluppo dell’idrogeno, non in contrasto con l’elettrificazione ma a complemento, che intervenga dove l’elettrico non può avere grande effetto”.
I quattro Assi del Piano

La struttura del Piano si sviluppa in quattro Assi: la riduzione dei consumi, l’aumento delle rinnovabili, le reti e le infrastrutture e l’aspetto umano, ovvero i comportamenti delle persone.
Sulla riduzione dei consumi l’obiettivo c’è: “Le Direttive europee per evitare gli sprechi di risorse energetiche ed economiche pongono l’obiettivo di riduzione del 12 per cento – aggiunge Brunet – , indipendentemente dalle rinnovabili o meno, per poi aumentare la produzione di fonti locali. Con una sinergia tra i primi due: la riduzione dei gas climalteranti, come obiettivo intermedio rispetto a quello della Regione, facendo calare al 34 per cento le emissioni al 2030”.
Spiega invece l’architetta del Coa Chiara Bertolin: “Abbiamo analizzato le azioni possibili nei diversi settori. Nel civile è prioritario intervenire sul parco edilizio, soprattutto per gli edifici di classe più energivora. Si ipotizzata la sostituzione dei mezzi d’opera, l’illuminazione pub ed il ruolo guida della pubblica amministrazione, chiamata a dare l’esempio. Il Superbonus ha dato certo un grande impulso, siamo a conoscenza di oltre 900 asseverazioni, 350 condomini, 550 case monofamiglia, e circa 510 di edilizia residenziale pubblica”.
Per industria e agricoltura, i settori potrebbero vedere una “fusioni i fonti” oltre l’elettrico: “Sono i settori più difficili ma prevediamo diversi interventi impiantistici. Qui l’idrogeno può intervenire. E serve poi agire sul recupero dei cascami termici industriali come avviene per il teleriscaldamento, un esempio di sinergia tra industria e territorio, cui si unisce la decarbonizzazione”.
Il bilancio energetico della Valle
“La regione è caratterizzata da un’elevata produzione di energia rinnovabile, pari 91 per cento, mentre il 9 restante è energia termica – ha aggiunto invece l’ingegnera Rosalia Guglielminotti –. Di tutta l’energia elettrica, solo il 37 per cento viene consumata, il restante 63 è esportato fuori dal territorio. Di fatto, però, non siamo così virtuosi perché importiamo un quantitativo importante di fossile: su 3.800 GWh il 53 per cento deriva da prodotti petroliferi, 26 da gas naturale, 7 da biomassa, 12 da energia elettrica. Perché la importiamo? In alcune zone e in determinate parti dell’anno c’è una richiesta maggiore rispetto ai consumi”.
Il “nodo” delle comunità energetiche
In attesa che arrivino in Assessorato le osservazioni della cittadinanza, l’appuntamento ha già creato dibattito. Al centro ci sono le – tante – domande e perplessità sulle cosiddette “comunità energetiche”.
“C’è un unico doc ufficiale, ed è già stato superato – interviene Tamara Cappellari, coordinatrice del Dipartimento sviluppo economico ed energia regionale –. Mancano alcune regole, soprattutto per fare le valutazioni alla base: chi è interessato? Quali le superfici disponibili per l’installazione delle fonti rinnovabili? Quali i carichi e quando si utilizza l’energia prodotta? Servono una serie di informazioni e dati necessari per iniziare un percorso: dove si può andare, come, con quale forma giuridica, se si possa aggiungere o meno un contributo regionale”.
