Le Alpi al centro del progetto “Life PastorAlp” dell’Institut agricole régional

L’iniziativa europea studia l’adattamento al cambiamento climatico nei sistemi foraggero-zootecnici di montagna con particolare attenzione agli alpeggi siti all’interno del parco nazionale del Gran Paradiso e del parc national des Écrins.
Il progetto “Life PastorAlp”
Ambiente

Andare incontro alle esigenze di coloro che vivono terreni e alpeggi dall’interno, proponendo strategie e tecniche di adattamento per agevolare e favorire la tempestiva soluzione di determinate problematiche: è questo l’obiettivo principale e ultimo del progetto “Life PastorAlp”, finanziato nell’ambito del programma europeo di sostegno a iniziative di diffusione della politica ambientale dell’Unione Europea. Esordito nell’ottobre del 2017 e in via di conclusione nel marzo del 2022, esso studia, per iniziativa dell’Institut agricole régional e con capofila l’Università degli Studi di Firenze, la reazione al cambiamento climatico nei sistemi foraggero-zootecnici di montagna con particolare attenzione agli alpeggi siti all’interno del parco nazionale del Gran Paradiso e del parc national des Écrins.

I cambiamenti climatici

L’esperienza degli ultimi decenni manifesta una tendenza crescente al riscaldamento globale e a un aumento nelle temperature medie spesse volte legato a squilibri nelle precipitazioni; inoltre, l’oscillazione annuale tra climi e situazioni meteorologiche differenti finisce con il tradursi in una sorta di incertezza e di imprevedibilità delle stagioni che rende impossibile effettuare previsioni precise basate come una volta sul sapere tradizionale.

“I nostri bovini vengono allevati nel corso dell’anno in due località differenti, nel fondo Valle in autunno e in inverno e in quota tra la primavera e l’estate, ciò che rende l’alpeggio parte di un sistema che, qualora venisse studiata in isolamento, rischierebbe di fare perdere una chiara visione sul totale della pratica di allevamento – spiega Mauro Bassignana, direttore della sperimentazione dello Iar -. Il nostro polo di didattica ha pertanto contribuito disegnando una accurata cartografia relativa ai più di 7 mila ettari di pascoli interessati dalle ricerche e classificando le associazioni vegetali maggiormente reperibili nelle zone analizzate così da poter sfruttare una buona base di informazioni atta a studiare in futuro l’evoluzione territoriale”.

Gli alpeggi
Gli alpeggi

L’apporto di Arpa

Se tali indagini possono rendere conto agli esperti del progetto “Life PastorAlp” del potenziale nutritivo di un dato terreno e delle potenzialità foraggere di modo da suggerire agli allevatori quale sia il carico di animali mantenibile all’interno di una data zona, è grazie al partneriato locale con la sezione valdostana di Arpa che tale lavoro di cartografia ha potuto completarsi e perfezionarsi ulteriormente.

“L’agenzia nostrana ha raccolto segnali dal proprio satellite Sentinel II con cadenza di circa cinque giorni e registrato foto visibili e onde non visibili per stimare la produzione di biomassa erbacea su di una data superficie – continua Bassignana -. Siamo soddisfatti del risultato conseguito poiché, con una approssimazione superiore all’80%, abbiamo rilevato da terra e da satellite le medesime categorie vegetali, ciò che ci permetterà eventualmente di ampliare il programma ad aree diverse rispetto a quelle analizzate dentro e fuori Valle”.

I pascoli
I pascoli

Interviste e strategie di adattamento

Una delle ultime sezioni del progetto “Life PastorAlp” coincide con la quarantina di interviste a tutti i conduttori di alpeggio del parco nazionale del Gran Paradiso su ambedue i versanti valdostano e piemontese, finalizzata a raccogliere impressioni e problematiche climatiche, vegetali o agroambientali.

“Abbiamo così potuto definire strategie e tecniche di adattamento per agevolare e favorire coloro che riscontrano determinate problematiche nella loro professionalità quotidiana, per esempio la riduzione del numero di animali monticati oppure l’utilizzare di zone alternative per il pascolo nel caso di scarsa produzione o arresto della crescita dell’erba – conclude Bassignana -. Vogliamo, con il nostro impegno, produrre strumenti per tecnici e amministratori che si occupano di politiche del territorio volti a fornire indicazioni a coloro che vivono direttamente il terreno valdostano”.

I parchi nazionali coinvolti
I parchi nazionali coinvolti

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