Nebbia bianca sulla Valle d’Aosta: è l’aerosol dalla Pianura Padana

A spiegare quanto avvenuto domenica e lunedì in Valle d'Aosta è l’Arpa: i dati dei Lidar-ceilometer di Saint-Christophe e le traiettorie delle masse d’aria indicano che le polveri hanno raggiunto gli strati più bassi dell’atmosfera, vicino al suolo.
Arpa Vda Immagine da satellite MODIS - lunedì 13 ottobre 2025
Ambiente

Fra domenica e lunedì scorso la Valle d’Aosta è stata sottoposta ad “un aerosol padano”. Non si tratta di un nuovo medicinale, ma di un trasporto di polveri sottili dalla Pianura Padana fino alla Valle, che ha provocato nebbia e nubi basse dal colore bianco intenso.

A spiegarlo è l’Arpa Valle d’Aosta: i dati dei Lidar-ceilometer di Saint-Christophe e le traiettorie delle masse d’aria indicano che le polveri hanno raggiunto gli strati più bassi dell’atmosfera, vicino al suolo. A differenza degli episodi estivi legati al fumo proveniente dagli incendi in Canada, queste polveri non arrivano dall’alto.

I modelli europei di qualità dell’aria confermano la Pianura Padana come zona di origine e le osservazioni satellitari non rilevano incendi di vaste dimensioni. Secondo il metodo di riconoscimento delle fonti emissive (source apportionment) applicato ad Aosta, la maggior parte delle polveri ha origine “secondaria”, escludendo combustioni di biomassa come riscaldamento domestico o incendi locali.

Si tratta dunque del classico aerosol padano, costituito da particelle inferiori ai 2,5 µm (PM2,5). La loro capacità di assorbire molta acqua in condizioni di alta umidità, le fa apparire come una foschia diffusa, percepibile soprattutto guardando verso il sole, per effetto di diffusione della luce noto come “effetto Tyndall”.

Questo tipo di fenomeni non è raro in ottobre: il rimescolamento atmosferico diminuisce rispetto all’estate, favorito dalla presenza di nubi stratiformi basse o inversioni termiche anticicloniche, mentre le brezze autunnali possono ancora trasportare polveri dalla Pianura Padana fino alla Valle.

2 risposte

  1. Chi ha scritto l’articolo è forse di origini giapponesi ?
    L’articolo si potrebbe definire un Haiku perché non cita espressamente l’inquinamento e lascia che il lettore possa dedurre quell’effetto.
    Di conseguenza allo stesso modo il lettore può pensare all’effetto dannoso delle polveri sottili, ed ancora al fatto che le polveri sottili PM2,5 possono essere molto più dannose per la salute rispetto alle PM10, di conseguenza ci si può ammalare e di conseguenza ci si deve curare ma solo se si hanno possibilità economiche, e allora si parla di politica, e cosi via all’infinito.
    Non credo che chi ha scritto l’articolo abbia voluto scrivere un Haiku. Purtroppo.

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