Servizio idrico integrato, i ritardi mettono a rischio i fondi europei

03 Marzo 2022

E’ corsa contro il tempo in Valle d’Aosta per recuperare i ritardi accumulati sul servizio idrico integrato. All’orizzonte c’è il rischio di non poter accedere ai contributi pubblici comunitari e a quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
L’Unione europea ha, infatti, condizionato l’erogazione dei fondi al rispetto della normativa e alla realizzazione di riforme volte a chiudere i divari non solo infrastrutturali ma anche nella governance.

La Valle d’Aosta è rimasta, infatti, una delle ultime regioni italiane a non dare piena attuazione alla riforma, iniziata oltre 20 anni fa. Per invertire la rotta, con il collegato al bilancio 2022 la Valle d’Aosta ha indicato il Bim quale ente di governo d’ambito (Ega), affidandogli fra l’altro il compito di individuare un gestore unico per il servizio idrico integrato su tutto il territorio regionale: dai servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua a usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue.
“La normativa prevede che bisogna avere un gestore unico delle infrastrutture” ricorda il coordinatore del Dipartimento Ambiente Luca Franzoso “cosa che noi in questo momento non abbiamo, perché i servizi sono spezzettati su tutti i sotto-ambiti”.

Il Bim andrà a sostituirsi ai sette sub-Ato oggi presenti, costituiti fra il 2009 e il 2011, ma mai pienamente operativi.
“Ci siamo scontrati con gli adempimenti europei e nazionali e abbiamo capito che la massa critica costituita dai sottoambiti  – spiega Joel Creton, presidente del Bim – non era sufficiente per poter approcciare tutta una serie di problematiche fino ad oggi non affrontate”.

I tempi per attuare questo “grosso cambiamento” sono stretti.
“Siamo già partiti con il nuovo piano d’ambito, che come Giunta Bim abbiamo approvato alla fine dello scorso anno e trasmesso all’Assessorato all’Ambiente – racconta Creton  – Contiamo di  completare il tutto a fine marzo per la pubblicazione della Valutazione ambientale strategica (Vas) e la ricezione di eventuali osservazioni”.

Acquedotto

Un lavoro che si accompagna a quello per delineare il gestore unico.
“Sarà quasi sicuramente una società In House, totalmente pubblica, composta dai 74 comuni che avrà la funzione di gestire gli acquedotti, i depuratori e le fognature della Valle d’Aosta. La nuova legge regionale andrà a costituire la nuova assemblea, simile a quella del Celva, che dovrà poi approvare il piano d’ambito, si spera fra fine aprile e inizio maggio. Per accedere ai fondi europei la legge prevede però che il gestore sia pienamente operativo, un nodo non così semplice da riuscire ad avere nel breve periodo. Noi contiamo di essere operativi, da qui a fine anno, quindi, per il 2023”.

Le tariffe del servizio, a differenza di quanto avviene oggi, saranno uguali per tutti i valdostani. A stabilirle sarà l’Assemblea dei sindaci.

Proprio quest’ultimi negli anni scorsi hanno manifestato resistenze e timori a questo passaggio gestionale. “In passato c’erano perplessità – ammette Creton –  mettere insieme vuol dire unire chi è stato lungimirante e chi no.” L’acqua è una risorsa preziosa, che l’uomo ha progressivamente imparato a gestire a proprio uso e consumo. Tante piccole storie secolari, che solo chi vive il territorio conosce.
“Dovremo cercare di mettere in piedi con i comuni un rapporto molto stretto per poter riuscire in un lasso di tempo ragionevole a far sì che ci sia questo reale passaggio della gestione di tutto ad un unico ente.”

Se oggi i cittadini hanno nel sindaco, nel cantoniere o tecnico comunale un riferimento immediato per i guasti e i problemi riscontrati nel servizio, un domani la segnalazione arriverà ad un numero verde che si occuperà di gestire l’intervento.  Le lamentele con ogni probabilità continueranno ad arrivare però ai primi cittadini, come i malumori per i possibili aumenti.
“Andremo a fare tante cose che prima non sono state fatte, soprattutto come servizi al cittadino” evidenzia ancora Creton. “La disponibilità sia da parte della Regione sia da parte del Bim di mettere in campo delle risorse importanti dovrebbe calmierare eventuali aumenti”.  

Nel nuovo piano d’ambito sono previsti investimenti nel trentennio di mezzo miliardo di euro circa.
“Le risorse economiche arriveranno dalla Regione, che si vuole fare carico di un mutuo che servirà per coprire i grossi investimenti. Il resto arriverà direttamente dal Bim, grazie al fatto che finalmente stiamo rientrando in possesso delle nostre risorse, quasi 9/10 milioni di euro all’anno per i prossimi 30 anni, per poter coprire una bella fetta di questi interventi. Ai cittadini rimarrà da pagare la gestione ordinaria del servizio”.

L’obiettivo del gestore unico è di migliorare il servizio, ma anche di affrontare la sfida dei cambiamenti climatici. “Dovremo immaginare tutta una serie di interventi. – evidenzia il Coordinatore del Dipartimento Ambiente Luca Franzoso –  Gli scenari che abbiamo di fronte sono di una progressiva diminuzione della risorsa idrica e per cui va impostata una pianificazione, in cui oltre a ridurre gli sprechi e le perdite, bisogna andare a tutelare meglio le nostre sorgenti e considerare l’adeguatezza dei bacini di accumulo e eventualmente prevederne di nuovi, ma anche mettere in sicurezza le infrastrutture dai fenomeni di dissesto idrogeologico che stanno aumentando”.

La riorganizzazione interesserà anche il personale attualmente impiegato da ciascun comune o unité nel servizio. “Una parte sarà assorbito dalla società In house. Come Bim abbiamo poi una deroga per poter assumere. Stiamo facendo una disamina delle persone di cui avremo bisogno per andare piano piano a strutturarci”.

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