Vitigni Piwi: all’Institut agricole una sperimentazione di incroci resistenti alle malattie

All’interno del vigneto sperimentale “Hospice”, il polo di ricerca valdostano ha in osservazione diverse di queste varietà; nel breve periodo verrà richiesta agli uffici regionali di competenza l’autorizzazione alla loro coltivazione.
uva vigna
Ambiente

L’Institut agricole régional guarda al futuro della viticoltura con una sperimentazione legata ai vitigni Piwi, incroci capaci di resistere a malattie quali peronospora, oidio e botrite. All’interno del vigneto sperimentale “Hospice”, il polo di ricerca valdostano ha in osservazione diverse varietà provenienti sia da Fondazione Edmund Mach (Fem) e Consorzio innovazione vite sia da altri centri italiani e stranieri. Grazie agli ottimi risultati ottenuti, nel breve periodo verrà richiesta agli uffici regionali di competenza l’autorizzazione a coltivare parte delle uve che hanno concluso i tre anni di analisi.

I vitigni resistenti alle malattie

Nati già nella prima metà dell’800 quali incontri semplici tra “Vitis vinifera” e altre specie del genere “Vitis”, i vitigni Piwi devono il loro nome all’acronimo tedesco “Pilzwiderstandfähig”. Grazie ad analisi decennali, è stato possibile negli anni ottenere viti sempre più somiglianti a quelle tradizionali ma dotate di vari gradi di resistenza alle principali patologie che solitamente le affliggono.

A oggi, le varietà resistenti iscritte nel Registro nazionale sono 36, suddivise equamente in 18 varietà a bacca rossa e 18 varietà a bacca bianca. Esse vengono coltivate su di una superficie di circa 840 ettari, stimati sulla base delle barbatelle prodotte e vendute: nonostante le dimensioni ancora esigue del mercato nazionale, Fem è tuttora impegnata nello studio degli incroci finalizzato alla creazione di genotipi interessanti sul piano agronomico ed enologico.

L’incontro sui vitigni Piwi allo Iar
L’incontro sui vitigni Piwi allo Iar

L’incontro

Durante la giornata di venerdì 25 agosto, numerosi professionisti del settore vitivinicolo valdostano hanno preso parte al primo incontro tecnico-degustativo delle nuove varietà di targate Fem-Civit, svoltosi presso la cantina Joseph Vaudan dello Iar.

Dopo i saluti iniziali del direttore della sperimentazione, Mauro Bassignana, il responsabile dell’unità di ricerca “Viticoltura-Enologia”, Patrick Ronzani, ha sottolineato la necessità di un cambio di prospettiva in campo agricolo finalizzato al raggiungimento degli obiettivi 2050 stabiliti dalla Comunità europea; inoltre, ha insistito sull’urgenza di creare nuove strategie di convivenza tra cittadini e viticoltura che, rendendo le varietà di vite più resistenti, riduca l’utilizzo di fitofarmaci nei pressi delle abitazioni ai vigneti.

Dopo l’intervento del ricercatore valdostano Odoardo Zecca, lanciatosi in una dettagliata descrizione della metodologia sperimentale adottata dallo Iar e dell’assenza di qualsiasi sintomo di malattia sulle varietà in osservazione, è stata la volta di Marco Stefanini, responsabile dell’unità “Genetica e miglioramento genetico della vite” della Fem di prendere la parola: egli ha tracciato lo stato dell’arte dei vitigni resistenti, soffermandosi sulle attività condotte con la sua équipe presso il centro di ricerca.

La giornata si è poi conclusa con una degustazione di 10 vini microvinificati dalla Fondazione Edmund Mach provenienti da uve Piwi.

L’incontro sui vitigni Piwi allo Iar
L’incontro sui vitigni Piwi allo Iar

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