A Chamois è polemica per la scelta dell’amministrazione di affittare un alloggio di proprietà comunale per uso turistico. Contrarie 55 persone, circa metà della popolazione del paese, che con una petizione hanno richiesto di sospendere la decisione.
Al centro della discussione, l’unità immobiliare sita in frazione Corgnolaz. 68 metri quadrati calpestabili. Due vani, oltre a ingresso, disimpegno, cucina e servizi e un canone minimo di 600 euro al mese. Per la stagione estiva, dal 1° maggio al 31 ottobre, l’alloggio è stato assegnato al miglior offerente.
“L’alloggio non è mai stato destinato ad uso di casa popolare” puntualizza il Sindaco
“Ci rivolgiamo all’amministrazione, che ha deciso di mettere in affitto ad uso turistico un alloggio comunale destinato originariamente ad uso di casa popolare” scrivono i firmatari. Immediata la precisazione del Sindaco di Chamois, Lorenzo Mario Pucci, che puntualizza: “L’alloggio non è mai stato destinato ad uso di casa popolare. Precedentemente era stato affittato, per un paio d’anni, a una persona che lavorava a Chamois”.
Tra le 55 firme, messe nero su bianco e presentate in Comune a inizio aprile, c’è anche quella di Clarissa, una delle promotrici della petizione, che a Chamois ci lavora e ci vive da una quindicina d’anni.
“Di case per turisti ce ne sono già altre. Ci sono due alberghi, ci sono bed and breakfast. Ciò che serve a Chamois non è una logica meramente turistica. Chamois ha bisogno di case per lavoratori, anche stagionali”. Vari gli obiettivi della petizione, che ha lo scopo di restituire l’alloggio a chi ne ha necessità per vivere e lavorare: dall’aumento del numero di residenti al contrasto della difficoltà di reperire mano d’opera, senza trascurare l’importanza di creare comunità.
“Nel corso degli anni – ricorda la firmataria – ci sono state famiglie che, in modo temporaneo, hanno vissuto in quell’appartamento. Sarebbe stato opportuno continuare su questa strada, dando la possibilità a persone intenzionate a venire a vivere a Chamois di avere un alloggio”. Clarissa aggiunge “il Sindaco ci ha detto di non aver trovato nessuno che volesse prendere la casa in affitto (per uso residenziale). Gli abbiamo proposto – richiesta non accolta – di sospendere l’avviso (per l’assegnazione) per un mese o due, così da darci il tempo di cercare qualcuno”.
Chiaro il messaggio condiviso nella petizione: “Dovere dell’amministrazione è proteggere e valorizzare i beni della collettività, non darli al miglior offerente“.
“Avremo modo di discutere e fare adeguate riflessioni sul prossimo semestre di locazione”
“L’abitazione, che – ribadisce il Sindaco – non era destinata ad uso di casa popolare, è rimasta vuota per un anno, da quando l’inquilina se ne è andata. In quell’anno sono stati eseguiti dei lavori”. Il restyling dell’alloggio è costato più di 40mila euro. “Il nostro impegno è stato di destinare risorse per la ristrutturazione, la messa in sicurezza, il rifacimento della pavimentazione e la dotazione di mobili e strutture” specifica il primo cittadino.
Di fronte alla petizione, che invita il Comune a ripensarci e giudica la scelta dell’amministrazione “un cattivo esempio per la mancata creazione di opportunità di alloggio per famiglie, lavoratori o giovani interessati a stabilirsi in paese”, Pucci lascia una porta semiaperta.
“Se la questione fosse stata oggetto di discussione per tempo, avremmo anche potuto prendere in considerazione questa opportunità. Ma la petizione è arrivata due giorni prima della scadenza dell’avviso relativo alla locazione dell’alloggio. Diverse persone avevano visitato l’appartamento e mostrato il loro interesse. Non abbiamo ritenuto opportuno annullare tutto” spiega Pucci.
“Condivido alcuni contenuti della petizione” aggiunge il sindaco e svela “una parte l’avrei firmata anch’io”.
“Avremo modo, nel corso di questi sei mesi, di discutere e fare adeguate riflessioni sul prossimo semestre di locazione, che sarà quello invernale (1° novembre – 30 aprile). Certo è che la nostra intenzione, come amministrazione comunale, è che l’affitto venga utilizzato anche per coprire le spese sostenute per la ristrutturazione dell’alloggio” conclude il primo cittadino.
Una risposta
Per puntualizzare:
-l’appartamento non era forse definito amministrativamente come casa popolare, ma nella memoria storica degli chamoisins era destinato a chi ne avesse necessità
-gli inquilini precedenti, una coppia di lavoratori residenti a chamois, hanno affittato l’appartamento per 10 anni, ed il Sindaco dovrebbe ricordarselo visto che abitavano giusto sopra il suo ufficio
-la petizione è giunta tardi, come tardi si è diffusa la voce del bando, deciso, come molto altro, nel chiuso della Giunta Comunale (3 persone )