L’ultima volata verso il traguardo di “Agile Arvier”. Tra speranze, certezze e qualche “j’accuse”

Sono cinque i progetti di Agile Arvier presentati alla popolazione nella serata di ieri. Il "caso Pnrr" sembra ora riuscire a concretizzarsi per il comune dell'alta Valle. Tra qualche perplessità, il Sindaco si toglie più di un sassolino dalla scarpa.
agile arvier
Comuni

Mette i puntini sulle “i” il sindaco di Arvier Mauro Lucianaz che forse, dopo anni di insonnia, ha ritrovato solo ieri un po’ di serenità intravedendo una luce seppur lieve in fondo al tunnel. Dopo un percorso tortuoso e travagliato, il progetto Pnrr “Agile Arvier” del comune dell’alta Valle sembra essere finalmente arrivato a un punto di svolta, non senza colpi di scena, cambiamenti e ritardi.

“È con grande soddisfazione che questa sera siamo qui per presentare le progettazioni infrastrutturali legate al Pnrr e per raccontare in concreto quali sono le opere in oggetto e cosa si sta facendo in questo ambito – esordisce il Primo cittadino -. Abbiamo compreso, in questo periodo, che il tempo a disposizione può essere una criticità, ma al tempo stesso diventa prezioso e che il tempo che si perde non si recupera e quindi va gestito al meglio“.

Ripercorrendo tutte le fasi che dal 2022 a oggi hanno portato Arvier agli onori della cronaca per l’aggiudicazione, poi i ritardi, poi l’assenza dell’inizio dei lavori e infine la partenza ufficiale di questi, il Sindaco non ci sta a diventare il capro espiatorio di una situazione un po’ grottesca: “Quando abbiamo saputo di questa opportunità, non senza un po’ di timore, ci siamo detti che era da cogliere. Non siamo stati presuntuosi, noi volevamo da tempo intervenire sul borgo di Leverogne e nel Comune, ma ovviamente bisognava sempre fare i conti con i fondi. Quando questi fondi sono diventati accessibili con il Pnrr ci siamo detti che era una cosa da fare, ma ovviamente le criticità sono arrivate abbastanza presto poiché a capo di questa linea del Pnrr c’è il Ministero della Cultura e quindi non era possibile fare degli interventi come forse avevamo ipotizzato precedentemente”.

Agile Arvier
Agile Arvier

Arvier intavola quindi anni di riunioni trilaterali con la Regione ed il Ministero della Cultura per capire quali interventi possono rientrare nei progetti e quali sfumano piano piano sotto agli occhi della Giunta Comunale: “Nel bando originale – spiega Lucianaz – non era previsto che fosse Arvier ad essere il soggetto attuatore dei lavori, ma alla fine siamo stati obbligati a diventarlo, anche perché in caso contrario la Valle d’Aosta sarebbe stata l’unica regione d’Italia senza un progetto Pnrr guidato dal Ministero alla Cultura, quindi c’è stata la revoca della delibera che attribuiva il finanziamento a un altro comune e la comunicazione via nuova delibera che stabiliva infine che era Arvier l’aggiudicatario”.

Uno dei progetti che non vedrà la luce per regole cambiate in corsa e obblighi legati alla coerenza con il Pnrr è la riqualificazione di Maison Luboz: “Abbiamo dovuto rinunciare a questa idea che era poi quella a cui forse eravamo più legati perché lo strumento giuridico che avevamo ipotizzato per la gestione della struttura, ovvero il comodato d’uso, non era più opportuno secondo il Ministero che però ci ha risposto in maniera ufficiale solo sei mesi dopo la nostra richiesta, dicendoci che eravamo liberi comunque di provarci, ma che probabilmente non sarebbe andato a buon fine. Motivo per cui non ce la siamo sentita di avventurarci e di intavolare una lotta con il Ministero, e abbiamo destinato le risorse alla demolizione e ricostruzione della vecchia scuola“.

Sei mesi, in casi come questo, corrispondono a un lasso di tempo di inattività decisamente lungo, specialmente quando un Comune così piccolo è costantemente sotto i riflettori e il tempo scorre inesorabile. Per Maison Luboz il Comune ha comunque a disposizione un progetto di fattibilità tecnico-economica che è “uno strumento importante per trovare attraverso la Regione i finanziamenti opportuni in un secondo momento” e lavorare concretamente su un sogno per ora nel cassetto.

Rendering Accessible Village Levergone x Agile Arvier
Rendering Accessible Village Levergone x Agile Arvier

Nel quadro del progetto Agile Arvier, il Comune ha dunque avviato una serie di interventi infrastrutturali mirati alla rigenerazione del borgo di Leverogne ma non solo. Tra questi la trasformazione dell’ex scuola elementare nell’Agile Agorà, un polo multifunzionale dedicato alla comunità e all’innovazione, la riconversione dell’ex microcomunità nell’Espace T/LAB, un hub per la sperimentazione e lo sviluppo territoriale nel quale operano già alcuni dipendenti di Arpa Valle d’Aosta e di Fondazione Montagna Sicura e che è ora oggetto di un’ultima fase dei lavori da 400mila euro.

Completano il quadro il nuovo Museo dell’Arte Sacra, ricavato in un edificio religioso recuperato, e il progetto Accessible Village, che prevede infrastrutture idrauliche e una passerella pedonale per migliorare l’accessibilità al borgo di Leverogne, lato ovest. Ed è proprio quest’ultimo progetto quello che desta più malumore tra i residenti.

Se le riqualificazioni di stabili già presenti nel borgo sembrano convincere i concittadini di Lucianaz, comunque preoccupati per la tempistica e il termine dei lavori oltre che per i costi di gestione, la creazione ex novo di una struttura con funzioni di “accoglienza” nella parte più occidentale del Comune fa storcere il naso a più di un residente che lamenta la costruzione di impianti per i turisti mentre “ci sono persone che abitano in quella zona da più di 50 anni e che ora per rientrare a casa devono circumnavigare tutta Leverogne e magari anche vedere dei parcheggi eliminati”.

L’installazione, una passerella con area pedonale e con un carillon che metta in risalto l’importanza dell’acqua come bene prezioso per la comunità, dovrebbe diventare una “porta di accesso al borgo che renda visibile a chi passa in Statale il borgo stesso”, permettendo a coloro che lo desiderano non solo di fermarsi, ma di partire da lì alla scoperta di Leverogne narrando, attraverso vari impianti idraulici ma non solo, in maniera visiva una parte della storia dell’abitato.

Le preoccupazioni dei residenti

Le preoccupazioni di alcuni residenti sono legate alla scomparsa del piazzale Barrel, ora parcheggio e zona di svincolo, che lascerà posto all’Accessible Village e che subirà quindi sostanziali modifiche soprattutto dal punto di vista della circolazione delle auto in entrata e uscita dal borgo: “Mi sento di rassicurarvi sul fatto che conosciamo questa criticità – risponde Lucianaz – , e ne abbiamo già parlato ad Anas, ma che in fase di presentazione di progetto, visti i tempi molto stretti, dovevamo presentare. Abbiamo già ricevuto un ok informale da parte di Anas per ottenere l’uscita del parcheggio attraverso un’approvazione di variante e questo è un impegno che ci prendiamo con voi perché quello spazio di condivisione arricchisca il borgo e non crei disagio”.

Josianne Godioz Agile Arvier
Josianne Godioz Agile Arvier

L’impatto di Accessible Village, che è stato mostrato ai residenti tramite le proiezioni di un rendering e di schizzi, è senza dubbio un azzardo importante e forse un banco di prova decisamente grande per il Comune, che però non si lascia scoraggiare e cerca di convincere i residenti a interpretarlo come un omaggio a ciò che Leverogne è stato nel corso dei secoli e a quello che può diventare se riqualificato, anche dal punto di vista turistico e del tessuto sociale.

“Abbiamo spesso sognato quali lavori potevamo fare con questi finanziamenti – spiega la vicesindaca Josianne Godioz -, e ci siamo immaginati come volevamo il borgo di Leverogne. Io, abitando lì, l’ho spesso sognato in diversi modi. Quando mi hanno presentato questo progetto non ne volevo sapere, non ne vedevo l’utilità e nemmeno il nesso storico, ma mi sono dovuta ricredere e penso che sarà un’opera che richiamerà l’attenzione e che renderà più bella un’area ora poco interessante. Inoltre, si prevede anche la riqualificazione della parete di roccia alle sue spalle, dettaglio non di poco conto e che ha già richiamato l’attenzione di guide alpine e addetti ai lavori, aspetto che può permetterci di fare una promozione concreta degli atout del territorio”.

Il “nodo” del Castello La Mothe

Altro punto dolente è la pietra su cui tutto il finanziamento si basa. Nel vero senso della parola: ossia il Castello La Mothe, “il progetto cardine che – a detta della vicesindaca Godioz – se non viene portato a compimento non ci permetterà di portare a casa il finanziamento da 20 milioni di euro“, e che diventerà la sede del Museo del Futuro Alpino.

Il maniero sarà oggetto di riqualifica esterna con la dotazione di passerelle che non necessiteranno di ancoramento, ma che sfrutteranno le diverse pendenze morfologiche della rocca per adattarsi e permettere a tutti di accedere, oltre alla realizzazione di un tunnel di ingresso con relativo ascensore esterno per l’accesso al piano del castello e accessibilità universale. Ci saranno anche un recupero con restauro del percorso da Nord e degli interventi strutturali sull’edificio principale.

A destare preoccupazione riguardo alla creazione del Museo del Futuro Alpino sono i costi di gestione e la gestione stessa del maniero e, in generale, di tutte le strutture oggetto di riqualifica una volta terminati i lavori. Ancora una volta è il sindaco Lucianaz, non senza un filo di polemica, a rassicurare i suoi concittadini: “Nel 2023 abbiamo iniziato un percorso con la Corte dei conti che aveva evidenziato delle problematiche legate al percorso da noi individuato per la gestione delle strutture. Nel mentre, però, avevamo anche intavolato un discorso parallelo con la Regione per inserire il Castello La Mothe nel processo museale dell’Assessorato che si occupa dei Beni Culturali. A oggi, devo ammetterlo, il Museo non è a carico di nessuno, ma diventerà a carico della Regione Autonoma poiché, anche se non ci sono delibere o atti formali, perché non era mai il momento giusto per la Regione per rettificare questo passaggio, in tutti i verbali viene riportato l’impegno a farsene carico. Ovviamente, è stata individuata una connessione molto forte con il Museo di Scienze Naturali ospitato a Saint-Pierre e quindi, con buona probabilità, il La Mothe verrà gestito dall’Assessorato Territorio e Ambiente“.

Per quanto riguarda le spese di gestione delle altre strutture il Primo cittadino non ha dubbi sul fatto che “i loro costi di gestione sono decisamente più bassi di quelli che affrontiamo ora per le vecchie strutture ancora in uso”.

Arvier – castello La Mothe

Lucianaz: “Lo rifarei? Assolutamente”

L’assenza totale di esponenti della Giunta regionale appena insediata è un silenzio assordante nella sala polivalente di Arvier. Non ci si aspettava per forza ci fosse in maniera istituzionale, ma come supporto in quanto addetti ai lavori (è presente solo Michel Martinet, consigliere Uv, forse più per vicinanza con l’ex collega Lucianaz che per rappresentanza istituzionale), mentre il Sindaco conclude la serata decisamente emozionato e forse un po’ sollevato da una platea che si è dimostrata comprensiva, ma giustamente attenta anche alle esigenze di chi il Comune già lo abita e ha paura di un progetto che rimane una sfida enorme che il piccolo paese si è trovato a dover gestire.

“Per molto tempo, rispondevo ai tanti che me lo chiedevano che tutto questo, se tornassi indietro, non lo rifarei. Oggi mi sento di dire che invece lo rifarei, assolutamente . Era una sfida – ammette emozionato e provato -, e noi non potevamo non coglierla. Avremmo fatto le cose in maniera diversa? Certamente. Conoscendo poi le criticità il percorso sarebbe stato diverso, ma posso dire che questa esperienza ci ha fatto enormemente crescere non solo come giunta, ma come uffici comunali e ci tengo a ringraziare tutto il personale che si è adoperato e ha dato cuore e anima per arrivare fin qui”.

In ultimo, spazio alla paura e alla perplessità che maggiormente agita tutta la comunità di Arvier: cosa potrebbe succedere qualora i lavori non venissero portati a termine entro luglio 2026? La risposta, affidata sempre a Lucianaz, assume un significato che, rassicurando, punta però anche il dito nei confronti degli interlocutori che nel corso degli anni (dal 2022 a oggi) hanno prima “obbligato” e poi messo dei grandi paletti al Comune stesso.

“Siccome le regole e le norme in questo processo sono cambiate e cambiano con una rapidità incredibile – ha detto -, voglio essere sincero: 15 giorni fa è stata fatta una riunione per capire al meglio e nel dettaglio quali sarebbe i rischi del non ottenimento del finanziamento e abbiamo scoperto che di progetti da 20 milioni in Italia ce ne sono 20 e che sempre l’Italia ha promesso all’Europa di portare a casa 400 obiettivi. Ora, noi abbiamo 12 obiettivi, sappiamo per esempio che la Sardegna ne ha 38 e via di questo passo in varie regioni. Se noi dovessimo raggiungerli, ma altre regioni no e questo non bastasse per arrivare a quota 400 i finanziamenti non arriverebbero, così come se noi non portassimo a compimento ma si arrivasse comunque a quota 400 nazionale allora beneficeremmo dei soldi. Questo ha promesso il Ministero all’Europa“.

Non solo: “Tengo anche a specificare che il Museo siamo stati in qualche modo obbligati a farlo poiché, essendo una linea di progetto che fa capo al Ministero della Cultura, il La Mothe era il progetto cardine. Questo non significa che il Museo del Futuro Alpino vada completato del tutto, ma sarà già ottimo e funzionale portare a termine il primo lotto sull’accessibilità del sito. Poi c’è, da parte della Regione, l’impegno a trovare i fondi per terminarlo. Voglio anche aggiungere che la Valle è l’unica regione che ha accantonato delle risorse, confluite in un fondo rischi, nel caso in cui manchino fondi o non vengano erogati per il mancato raggiungimento dell’obiettivo”.

Arvier ora ci crede e punta al raggiungimento dell’obiettivo: portare a compimento i diversi progetti per luglio 2026, nella speranza che i famosi 400 obiettivi su tutto il territorio nazionale vengano raggiunti.

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