Assenteismo e gestione “leggiadra” delle visite: medico patteggia

A Vilma Tiziana Miodini, in servizio all’Usl della Valle d’Aosta, il Gup Davide Paladino ha inflitto un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa), oltre ad una multa da 800 euro. La professionista ha risarcito autonomamente i danni all’azienda sanitaria.
USL
Cronaca

Accusato di assenteismo e di una gestione “leggiadra” delle sue visite, il medico 56enne Vilma Tiziana Miodini, in servizio in alcuni ambulatori di Aosta e della “plaine” dell’Unità Sanitaria Locale, ha patteggiato oggi, mercoledì 26 giugno, nell’udienza dinanzi al Gup Davide Paladino, un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa), oltre ad una multa da 800 euro.

L’accusa era rappresentata dal pm Luca Ceccanti, mentre l’imputata era difesa dall’avvocato Nilo Rebecchi. L’azienda sanitaria era rappresentata in aula, quale parte offesa, dall’avvocato Corrado Bellora, che non ha però proceduto alla costituzione di parte civile: Miodini ha proceduto autonomamente al risarcimento dei danni materiali e morali cagionati all’ente, oltre ad assumersi le spese processuali del procedimento (per una cifra di oltre 34mila euro).

Nel mirino degli inquirenti (le indagini, chiuse alla fine del 2018, erano state condotte dall’aliquota della Polizia di Stato della sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica) era finita la trattazione amministrativa delle visite, da parte della professionista. La Procura le contestava di non aver dichiarato all’Usl alcuni consulti svolti in “intramoenia” (omettendo quindi di versare la quota spettante all’azienda), di aver indirizzato alcuni pazienti ricevuti nell’ambito del servizio pubblico verso l’“intramoenia” e di aver tenuto in orario di servizio per l’Unità Sanitaria prestazioni privatistiche, facendole poi formalmente risultare in momenti diversi.

Attuando quest’attività investigativa, che ha visto anche perquisizioni dei luoghi di lavoro e dell’abitazione della donna, gli agenti erano arrivati anche ad addebitarle che, nell’orario della sua pausa pranzo, si recasse a casa diverse volte senza “stimbrare”, continuando cioè a risultare al lavoro (e venendo quindi pagata anche per i momenti in cui era, in realtà, assente). Nell’applicare la pena concordata tra le parti, il giudice ha pronunciato anche sentenza di assoluzione per uno degli episodi di cui era imputata la professionista.

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