Autostrada Monte Bianco, nuovi aumenti in vista? Il Tar accoglie il ricorso di Rav

Il Tar annulla il provvedimento del Ministero del 2018 con il quale era stato riconosciuto a Rav un aumento del 52,69% dei pedaggi, a fronte della richiesta della società dell'81,12%.
autostrada Monte Bianco
Cronaca

Nuovi aumenti all’orizzonte per l’autostrada più cara d’Italia? Rav, Raccordo autostradale Valle d’Aosta spa, incassa una nuova vittoria al Tar contro il Ministero delle Infrastrutture.
Il tema è quello dei mancati riconoscimenti degli incrementi tariffari richiesti fra il 2014 e il 2018.

Nel 2018 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva concesso a Rav un aumento “choc” del 52,69% dei pedaggi, con riserva di attribuire “eventuali recuperi tariffari, attivi o passivi, ivi inclusi quelli relativi agli anni precedenti ed anche dovuti a modifiche delle aliquote fiscali e delle deduzioni o compensazioni fiscali saranno determinati al momento dell’aggiornamento del piano economico finanziario per il prossimo quinquennio”.

La richiesta della società, che gestisce il tratto autostradale fra Aosta e Courmayeur, per effetto della sommatoria degli incrementi tariffari richiesti fra il 2014 e il 2018, era stata però dell’81,12% di rincaro.

Da qui il ricorso, accolto oggi dal Tar, con cui la società contestava la legittimità del provvedimento del 2018 di adeguamento e dei relativi atti presupposti, chiedendone l’annullamento.
Durante il giudizio era stata disposta una consulenza tecnica al Presidente dell’Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili di Milano o ad un suo sostituto.

Il Tar – presidente Andrea Migliozzi, con consigliere Franco Angelo Maria De Bernardi e estensore Davide Soricelli – sottolinea come “non è compito del giudice amministrativo procedere alla determinazione della esatta misura dell’adeguamento spettante alla ricorrente; la fissazione della misura dell’adeguamento annuale è riservata infatti al concedente che deve procedervi nel rispetto del procedimento”. Ai giudici spetta, quindi, il compito di “verificare se i vizi del provvedimento di adeguamento tariffario impugnato denunciati dalla ricorrente siano o meno effettivamente sussistenti”.

Rav contestava, in particolare, il mancato recupero dell’adeguamento nel 2014 dell’8,96%. I giudici sottolineano oggi come è “evidente il difetto di motivazione e istruttoria” dell’atto impugnato. Anche il consulente tecnico d’ufficio “ha ritenuto la spiegazione del mancato riconoscimento dell’adeguamento tariffario per il 2014 “poco chiara”” e “utilizzando il metodo corretto” di calcolo ha affermato che “l’adeguamento da concedere sarebbe persino superiore” ovvero del 9,63%.

Il Tar riconosce inoltre a Rav anche l’“effetto composto”, ovvero l’ulteriore percentuale di incremento tariffario corrispondente a quanto il concessionario avrebbe ottenuto se gli adeguamenti relativi agli anni 2014-2017 fossero stati riconosciuti alle scadenze prestabilite.

Accolto dal giudici amministrativi anche il terzo motivo, riferito alla percentuale di adeguamento del 2018. Anche in questo caso dai “ricalcoli eseguiti dal consulente risulterebbe il riconoscimento alla ricorrente di benefici persino maggiori di quelli richiesti”, ovvero una percentuale di adeguamento tariffario del 15,10% (a fronte del 14,19% richiesto dalla RAV). Stesso dicasi per il 2015 e il 2016 “l’adeguamento tariffario spettante sarebbe del 12,57% per il 2015 e del 14,52% per il 2016 a fronte delle percentuali richieste dalla ricorrente rispettivamente di 13,70 e 13,68”.

Oltre ad annullare l’atto impugnato, il Tar ha condannato il Ministero delle infrastrutture al pagamento alla ricorrente delle spese di giudizio di 5.000 euro e delle spese di consulenza di 10mila euro.

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