Nessuna rivendicazione, nessun volantino o lettera ai giornali e alla questura dopo l’esplosione delle molotov lanciate nella notte tra sabato e domenica scorsa, contro la filiale Unicredit di corso Padre Lorenzo ad Aosta. Nonostante il “silenzio” dei responsabili e l’assenza di testimoni o di filmati utili della videosorveglianza, la Digos di Aosta sembra avere pochi dubbi: “Altre sedi dell’istituto di credito e di altri soggetti – ha spiegato il questore di Aosta, Maurizio Celia – sono state oggetto di attentati anarchico-insurrezionalisti simili: la logica ci porta in questa direzione”.
Secondo le indagini, condotte dalla Digos di Aosta e coordinate dalla sezione speciale antiterrorismo della Direzione distrettuale Antimafia di Torino, si tratterebbe quindi di un attentato di matrice antagonista, sulla scia degli atti di protesta avvenuti a Torino, Bologna, Lecce contro banche con capitali libici consistenti.
Ieri la Digos ha interrogato alcune persone, appartenenti alla realtà anarchica e studentesca valdostana. “Le indagini sono complicate – ha spiegato il Questore – anche se perché si muovono in un ambiente altrettanto complesso: non si tratta di criminalità comune, il discorso è più delicato. Comunque, qualche idea ce la siamo fatta”.
Negli ultimi tempi, dopo la comparsa di alcune scritte sui muri dei licei in via Torino e sulla facciata delle Poste, la Digos aveva già alzato il livello di guardia, intensificando i controlli. Una presenza in Valle d’Aosta di attività di gruppi anarchici di cui, secondo il Questore di Aosta, “si sono visti nelle ultime settimane alcuni segnali deboli, in particolare durante alcune recenti manifestazioni: si tratta comunque di pochi soggetti che si contano sulle dita di una mano”.
Nei prossimi giorni è previsto un vertice a Torino tra i responsabili della Digos di Aosta e la Direzione investigativa antimafia di cui fa parte anche il pool antiterrorismo. Per i responsabili del gesto, l’ipotesi di reato è di “atti di terrorismo con ordigni esplosivi”, che prevede una pena che varia da due a cinque anni di reclusione.