Botte da orbi nella notte a Montfleury, due condanne

Inflitto un anno di carcere a testa, per lesioni personali aggravate, al 33enne Francesco Rosi (Aosta) e al 26enne Matteo Bonaffini (Chivasso, pena sospesa). I fatti risalgono al 24 agosto 2017.
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Cronaca

“Ho chiamato io” le forze dell’ordine, “perché si stavano massacrando”. Ci saranno state “una decina di persone” e “uno aveva due pietre in mano, l’altro è arrivato con dei legni”. Così, un testimone ha evocato oggi in Tribunale la scena a cui si è trovato davanti la notte del 24 agosto 2017, nel piazzale di Montfleury, ad Aosta. Per quei fatti, il giudice monocratico Marco Tornatore ha condannato ad un anno di carcere ognuno, per lesioni personali aggravate, il 33enne di Aosta Francesco Rosi e il 26enne di Chivasso Matteo Bonaffini (la pena è sospesa solo per il secondo).

Il pm Luca Ceccanti, che aveva sollecitato al giudice otto mesi di reclusione per ciascun imputato, ha messo in luce nella sua requisitoria che “l’origine di tutto è un litigio tra persone ubriache”. Ha quindi richiamato la deposizione della persona offesa che, “sia pure faticosamente”, ha descritto l’aggressione in due fasi”, finita per lui con lesioni “gravissime”, tra le quali trauma cranico, emorragia e naso rotto. Conseguenze, valse inizialmente una prognosi riservata, poi di 40 giorni, “tipiche di un’aggressione violenta, brutale e feroce cui hanno preso parte più persone. E tra quelle c’erano gli imputati”.

I difensori delle due persone alla sbarra hanno puntato sull’evidenziare le presunte contraddizioni della vittima e sull’offrire una versione dei fatti diversa. Secondo l’avvocato Orlando Navarra, il ragazzo, in un primo tempo, si avvicina all’auto dov’era Rosi “e gli molesta la fidanzata”. Viene allontanato e, in tutta risposta, “lancia una pietra” all’imputato, ferendolo. A quel punto, altre “persone che hanno assistito a questo episodio” aggrediscono il giovane, ma “Rosi e Bonaffini non c’entrano nulla”. Anzi, il secondo, suo assistito, “lo conosce da tempo, ha provato ad aiutarlo”.

Per l’avvocato Oliviero Guichardaz, Rosi, portato in Pronto soccorso per essere curato, “riferisce di un colpo con un mattone”. A quel punto, si interroga il legale, “una persona colpita, che perde sangue, prosegue nell’azione offensiva, o si preoccupa di cosa gli sta succedendo?”. Peraltro – ha aggiunto il difensore – come escludere che, tra le persone menzionate dal testimone sul piazzale (che ha detto di non conoscere nessuno), “quello con i sassi non fosse” proprio la persona offesa? Tesi che non hanno però convinto il giudice monocratico, tornato in aula dopo la camera di consiglio e pronunciatosi per la condanna, incrementando anche la richiesta dell’accusa.

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