Cadono, per l’ex direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Usl (oggi in pensione) Antonio Colotto, le ipotesi di corruzione e falso. Chiuse le indagini preliminari, da alcuni accertamenti successivi è emerso che i certificati rilasciati a due pazienti non sarebbero stati, in realtà, falsi.
Uno dei due, che avrebbe consegnato 100 euro al medico per un’attestazione “addomesticata”, era coinvolto anche nel processo allo psichiatra Marco Bonetti e una perizia disposta in quel procedimento ha messo in luce che era afflitto effettivamente da una patologia psichiatrica. Nell’altro caso, invece, non si sarebbe giunti ai presupposti necessari per l’integrazione del reato.
L’ex “numero uno” di psichiatria resta accusato di abuso d’ufficio e peculato. Per il pm Ceccanti, che ha coordinato l’inchiesta del Gruppo Aosta della Guardia di finanza, Colotto non avrebbe, per qualche tempo, proceduto a fatturare le visite rese in regime di “intramoenia”, senza versare – come invece previsto dalle norme – 10 euro per ciascuna all’Usl. Difeso dall’avvocato Oliviero Guichardaz, il medico ha risarcito il presunto danno all’azienda sanitaria, di circa 600 euro, e per queste imputazioni si apre uno scenario di patteggiamento.