Casinò, due creditori si oppongono al Piano di concordato

22 Luglio 2019

Quando, a sette giorni dalla chiusura del termine per esprimersi, i “sì” al piano di Concordato depositato in Tribunale dalla “Casinò de la Vallée” hanno superato l’80%, con una segnalazione inviata al commissario giudiziale Ivano Pagliero dall’avvocato Maria Chiara Marchetti, due creditori chirografari si oppongono alla proposta di ristrutturazione del debito avanzata dall’amministratore unico Filippo Rolando.

Si tratta di un fornitore e di un professionista, ai quali la Casa da gioco deve circa 250mila euro (sui circa 25 milioni di massa debitoria complessiva). Con la nota trasmessa al professionista nominato dal Tribunale di Aosta lamentano presunte criticità del Piano. In particolare, nel loro mirino c’è la valutazione del Grand Hotel Billia contenuta nel documento, “tema caldo” della partita concordataria (e della fibrillazione del mondo politico) già da tempo.

Al riguardo, producendo una perizia di un docente del politecnico di Milano, puntano a dimostrare che l’immobile abbia un valore superiore alla stima effettuata dalla “governance” della Casa da gioco (basandosi su documenti redatti da professionisti). L’aspetto, per i due creditori, non è indifferente: se tale voce fosse “rivista”, a loro dire, l’azienda avrebbe la possibilità di onorare integralmente le spettanze dei creditori e non solo il 78% “promesso” dal piano.

La segnalazione crea una dilazione dei tempi della procedura. Sui rilievi sollevati dovranno ora controdedurre il Commissario giudiziale e il management del Casinò. Quindi, la parola passerà al giudice delegato: se la segnalazione dovesse essere valutata infondata, il percorso della procedura riprenderà con la convocazione dell’udienza di omologa del Piano (slittando, tuttavia, di diverse settimane rispetto alla tempistica ipotizzata inizialmente), altrimenti potrebbe aprirsi uno scenario di eventuale revoca.

Nelle pagine più recenti della storia del Casinò, quello dell’avvocato Marchetti non è un nome sconosciuto. Si tratta del legale che, assieme al collega Cesare Cicorella, ha difeso l’ex amministratore unico della Casa da gioco Luca Frigerio nel processo per falso in bilancio e truffa finalizzata al conseguimento di pubbliche erogazioni, chiusosi – lo scorso 27 marzo – con una condanna a 4 anni di carcere.

Per Frigerio, come per gli altri sette ex amministratori, sindaci e politici coinvolti nella stessa indagine sui 140 milioni di finanziamenti dalla Regione al Casinò (ma giudicati separatamente e finiti assolti nel novembre 2017), si prospetta il giudizio in Corte d’Appello a Torino. Prima di arrivare a tale procedimento, tuttavia, c’è attesa per la sentenza, prevista per domani, martedì 23 luglio, del processo per abuso d’ufficio continuato, in cui è imputato l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin (il pm Luca Ceccanti ha chiesto una condanna a 2 anni di carcere).

Si tratta della vicenda delle tre lettere di patronage inviate nella primavera del 2014, dall’allora Capo dell’Esecutivo ad altrettante banche creditrici del Casinò, per un totale di 19 milioni di euro. La Procura le ritiene non solo degli atti di garanzia sottoscritti da Rollandin senza la copertura amministrativa da Giunta e Consiglio Valle, ma anche degli elementi probatori delle ipotesi di falso in bilancio e truffa alla base della causa a carico degli otto imputati in appello. Non a caso, il sostituto procuratore Eugenia Menichetti aveva prodotto le missive nel processo a Frigerio ed era orientato ad integrare con esse l’impugnazione della sentenza di assoluzione degli altri imputati.

Sempre sul versante giudiziario, restano poi aperti, dicendo dell’azienda di Saint-Vincent, gli scenari legati all’istanza fallimentare depositata dal pm Ceccanti lo scorso novembre, nonché  all’inchiesta per bancarotta fraudolenta (con sei indagati, tutti appartenenti governance passata della Casa da gioco, tra i quali gli ex au Lorenzo Sommo, Luca Frigerio e Giulio Di Matteo) emersa da pochi giorni ed avvolta dal massimo riserbo.

In quest’ultimo caso, l’omologa del concordato (o l’eventuale dichiarazione di fallimento della società, qualora l’alternativa concorsuale non dovesse andare a buon fine) rappresenterebbe il momento del perfezionamento dell’ipotesi di reato ravvisata dall’ufficio inquirente diretto da Paolo Fortuna, rendendola contestabile. Un dato che fa assumere ai tempi delle due procedure, un valore cruciale. In quale senso, se legato ad un moto di accelerazione o di rallentamento, è verosimile che inquirenti, indagati e creditori (salvo i due alla base della segnalazione) abbiano punti di vista diversi.

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