Caso Frisina: otto ore di discordanti versioni. La findanzata difende il poliziotto dalle accuse

E' iniziato il processo a carico di Giovanni Frisina, il poliziotto accusato di aver minacciato e sequestrato un finanziere e una sua amica. Dopo otto ore in cui sono stati sentiti numerosi testimoni, il processo è stato rinviato al 26 maggio prossimo.
Il tribunale di Aosta
Cronaca
Difficile dire dove stia la verità in questa storia che lascia tanta amarezza.
Giovedì 29 aprile è iniziato il processo a carico di Giovanni Frisina, di 30 anni, di Reggio Calabria, il poliziotto accusato di aver minacciato e sequestrato un finanziere e una sua amica. Dopo otto ore in cui sono stati sentiti numerosi testimoni, è stato rinviato al 26 maggio prossimo per sentire altri testi, oltre all'imputato, difeso dall'avvocato Diego Perugini, del foro di Roma e per la discussione finale.
In aula sono state sentite le parti offese: Valeria Murgia, il finanziere Marco Marcelli oltre alla fidanzata di Frisina, Corinne Quintadamo, indagata per favoreggiamento.
Discordanti le versioni fornite dalle due parti offese rispetto a quella data dalla fidanzata, che si è anche sentita male ed è stata portata via con l'ambulanza. I testi del pm Luca Ceccanti hanno parlato di una giovane ventitreenne, che dopo cinque anni di fidanzamento, era terrorizzata da Frisina, che secondo quanto riferito la picchiava e maltrattava. Anche la madre della ragazza ha sostenuto questa versione. Ma Corinne ha sempre negato e difeso il suo Giovanni.
''Corinne aveva paura di Giovanni – racconta in aula Valeria Murgia – il 23 agosto del 2009 mi aveva mandato un messaggio in cui mi chiedeva di vederla e sono andata da lei. In casa sua a La Salle, c'era Frisina, che ha chiuso a chiave la porta di casa e mi ha fatto sedere. Corinne era terrorizzata, lui a quel punto ha iniziato a picchiarmi, a prendermi a schiaffi in faccia. Poi ha preso un coltello e mi minacciava. Ha massacrato di botte anche Corinne. Dopo tre ore, si è calmato e mi ha lasciato andare via. Mi ha detto che se lo denunciavo mi avrebbe fatto del male, e ha minacciato di uccidere anche i miei familiari. Io avevo tanta paura per Corinne, per questo la sera sono tornata a casa loro. Non ho sporto denuncia, ma mi sono confidata con la mia titolare e il mio coinquilino''.
 
Corrine Quintadamo in aula ha negato l'accaduto, non solo ha anche negato di essere mai stata picchiata da Frisina. ''Il nostro rapporto andava bene, avevamo avuto dei problemi ma ci eravamo chiariti. Giovanni pensava che avessi una relazione con il finanziere Marco Marcelli, ma non era vero. Per questo il 26 agosto l'ho fatto venire a casa, e dalla finestra, gli ho chiesto di smetterla di mettere in giro voci cattive sul mio conto. Qualche giorno dopo, Giovanni e io siamo partiti per la Calabria. Se qualche volta ho raccontato delle cose a mia madre, l'ho fatto esagerando perché volevo la sua attenzione. Le non è mai stata presente nella mia vita''.
Il finanziere, invece, ha spiegato al giudice di essere stato minacciato da Giovanni Frisina con la pistola, e di aver raccontato l'accaduto ad alcuni colleghi e l'indomani al giudice. I fatti sarebbero accaduti il 26 agosto dello scorso anno nell'appartamento di Corinne a La Salle.
Sentito anche l'investigatore della pg, che ha ricostruito le telefonate e lo scambio di messaggi fatti tra gli attori di questa vicenda, ma soprattutto ha ricostruito dove sono state agganciate le celle dei cellulari. Dettagli non di poco conto, in quanto serviranno ad accusa e difesa a dimostrare le rispettive teorie.
Le indagini erano partite a settembre dello scorso anno, quando la madre di Corinne era andata a sporgere denuncia in quanto preoccupata perché non aveva più notizie della figlia. Ad ottobre il poliziotto, che era stato in forza alla polizia di frontiera del Monte Bianco prima di essere trasferito a Milano, era poi stato arrestato dalla pg della Procura di Aosta. Solo dopo due mesi, il gip di Aosta gli ha concesso gli arresti domiciliari, misura ancora in atto.

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