Un fascicolo, su presunte irregolarità nella chiamata pubblica effettuata dalla Regione per assumere sei istruttori da assegnare ai servizi incaricati della gestione dei programmi cofinanziati con fondi europei, è stato aperto dalla Procura di Aosta. L’ipotesi, al momento senza indagati, è di abuso d’ufficio.
Ulteriori dettagli sull’inchiesta, affidata alla Guardia di finanza, non trapelano. Gli accertamenti costituiscono tuttavia un atto dovuto per l’ufficio inquirente, a seguito della presentazione di un esposto. A sottoscriverlo, due consiglieri regionali del gruppo d’opposizione “Lega Vallée d’Aoste”.
La chiamata pubblica, tenutasi lo scorso 27 febbraio, era indetta per reclutare sei istruttori (categoria D del comparto pubblico): tre da destinare alla struttura Programmazione fondo sociale europeo negli uffici regionali di Saint-Christophe ed altrettanti alla struttura Programmi per lo sviluppo regionale di Aosta.
Il contratto di lavoro, con inizio previsto in aprile, era proposto per una durata massima di tre anni, con 36 ore settimanali. L’avviamento a selezione con chiamata pubblica, cofinanziato dal FSE, era stato stabilito con una delibera della Giunta regionale, adottata l’8 febbraio. Nella graduatoria finale figurano venticinque partecipanti.
Sull’argomento, sempre la Lega, aveva presentato una interpellanza, discussa nella seduta del Consiglio Valle del 17 aprile. Firmata dai consiglieri Andrea Manfrin, Roberto Luboz e Paolo Sammaritani, chiedeva “quale sia, nel caso specifico, la normativa di riferimento relativa alla summenzionata chiamata pubblica” e “se si ritiene che” la stessa “sia stata rispettata”.
A rispondere era stato l’assessore ai trasporti ed affari europei, Luigi Bertschy, sostenendo che la procedura era avvenuta sulla base della legge regionale sul comparto unico (e relativo regolamento), ritenendola “rispettata appieno”. Il rappresentante della Giunta aveva poi sottolineato come, “a dicembre 2018 il neo Governo si è trovato, tra le urgenze da affrontare, la gravissima situazione del Fondo sociale europeo e ha voluto rafforzare l’organico della Struttura regionale competente”.
Nel replicare, il capogruppo Manfrin aveva sollevato due elementi di criticità. Il primo riguardante “il criterio della competenza, che non si applica sulla base di chi è disoccupato da più tempo e di chi non ha reddito, come invece è stato fatto”. L’altro, attinente al rispetto del quadro normativo, perché “non si sarebbe dovuto fare una chiamata pubblica ma un concorso”.
Secondo Manfrin, “la chiamata è illegittima, perché le amministrazioni possono effettuare le assunzioni su chiamata pubblica per le quali non è richiesto il titolo di studio superiore alla scuola dell’obbligo, mentre in questo caso si richiedeva la laurea”. Concludendo, il capogruppo – riassumendo le doglianze verosimilmente riversate nell’esposto presentato in Procura – aveva parlato di “palese illegittimità nella chiamata pubblica”.