Codice del consumo, altro maxi-sequestro di prodotti

La Guardia di finanza ha sottoposto a sequestro amministrativo circa 23mila beni di varia natura al “Self” di Quart. Secondo i militari, non presentavano riferimenti ai materiali e al metodo di lavorazione.
Guardia di Finanza
Cronaca

E’ stato ultimato ieri, mercoledì 15 novembre, il controllo operato dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Aosta nel punto vendita valdostano di una catena di prodotti “fai da te”, il “Self” di Quart. I militari hanno riscontrato varie violazioni in materia di conformità e sicurezza dei prodotti, arrivando al sequestro amministrativo di circa 23mila beni.

Si tratta di articoli di varia natura, di ferramenta, per la casa, per il giardinaggio, accessoristica bricolage e accessori per la cucina, dal valore commerciale di oltre 144mila euro. Per le “Fiamme Gialle”, sono stati posti in vendita al pubblico privi dei requisiti di legge previsti dal decreto del 2005 noto come “Codice del Consumo”.

I prodotti sequestrati, infatti, fanno sapere dalla Guardia di finanza, non presentavano né sull’etichetta, né sulla confezione, né tantomeno su altra documentazione illustrativa, alcun riferimento ai materiali impiegati ed al metodo di lavorazione, non consentendone quindi la fruizione sicura da parte dei consumatori.

Per le violazioni contestate, la società è stata segnalata alla Camera di Commercio della Provincia di Roma, dov’è situata la sede legale, per l’irrogazione delle conseguenti sanzioni amministrative. E’ il secondo maxi-sequestro, negli ultimi mesi, di beni non conformi. Lo scorso ottobre, altri 120mila articoli erano stati individuati dai finanzieri in un altro punto vendita valdostano di una catena diffusa in tutta Europa.

3 risposte

  1. stavolta è stato fatto il nome dell’esercizio commerciale coinvolto….nel precedente caso invece no…..

    1. Francesco,

      La questione è molto semplice. La scorsa volta non avevamo elementi per individuare con precisione l’esercizio commerciale coinvolto. E, quando non li abbiamo, preferiamo non “sparare”. Aggiungo – dato che me ne sono occupato di persona – che non c’era il nome neanche sulla famosa questione del pesce scaduto trovato in due supermercati valdostani. In quel caso – come scritto in fondo all’articolo – ho chiamato personalmente la Capitaneria di porto che ha precisato il fatto che non potesse fornirmi i nomi degli esercizi multati.

      Ora, siccome non ho proprio l’anello al naso – ed i suoi puntini di sospensione sono piuttosto eloquenti – vorrei esser molto chiaro: quando abbiamo i nomi o siamo sicuri di chi siano gli esercizi coinvolti lo scriviamo. Punto. Senza dietrologie. Perché – a volte non è chiaro a tutti – anche noi giornalisti siamo dei consumatori. E non c’è motivo alcuno per oscurare o censurare (o autocensurare) delle informazioni. Però, mi permetta: chiedere è sempre legittimo. Rispondere, da parte nostra, è necessario oltre che giusto. Evitiamo di gettare sempre il sospetto o adombrare il complotto.

      Saluti,
      LV

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