Come la ‘ndrangheta si legava alla massoneria “per allargare la rete”

In un'intercettazione Tonino Raso riferisce “di essere entrato nella massoneria allo scopo di poter contare su una rete di relazioni e conoscenze da utilizzare per aumentare il proprio peso e la propria autorevolezza in seno alla comunità calabrese residente in Valle d'Aosta”.
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Cronaca

Le oltre 900 pagine dell’ordinanza sulla ‘ndrangheta valdostana riservano un breve capitolo ai rapporti tra la “locale” e la massoneria. Di fatto, secondo gli inquirenti, alcuni membri del sodalizio ‘ndranghetista valdostano erano anche affiliati alla “Loggia Massonica Aosta 1 San Fantino” costituita il 20 settembre 2015 in una tavernetta di Via Porta Pretoria 56 ad Aosta poi risultata di proprietà di una ditta edile.

Tra i presenti alla costituzione della nuova entità massonica, promossa, secondo gli inquirenti, da Giuseppe Scidone (che non risulta indagato) c’è tra gli indagati il solo Antonio Raso, meglio conosciuto come Tonino. Nel tempo ha rapporti con Scidone anche Nicola Prettico che non entra, però, nella nuova entità massonica di Aosta, ma risulta appartenente ad altra loggia.

Il giorno precedente, il 19 settembre, nella stessa taverna, si svolge un altro rito: viene costituita la commanderia di Aosta dell’Ordine Mondiale dei Cavalieri Templari di Jesuralem. Tra i cerimonieri riconosciuti c’è lo stesso Scidone che spiega ai presenti le fasi dell’investitura. “Essendo lui uno dei 5 “guardiani” dell’Ordine Mondiale dei Cavalieri Templari – si legge nell’ordinanza –  aveva la possibilità per una questione di comodità di creare i cavalieri senza attendere che essi fossero stati iniziati ai gradi inferiori”

Il rito prevede, quindi, che gli aspiranti cavalieri, detti postulanti”, menzionavano i fondatori dell’ordine cavalleresco dei templari e si presentavano con nome e cognome.

L’affiliazione alla massoneria per i partecipanti alla “locale” rappresenta – citando testualmente l’ordinanza – “un ulteriore elemento di collegamento con esponenti che ricoprono ruoli di rilievo nel settore economico, imprenditoriale e politico sia della società civile valdostana, sia al di fuori dei confini regionali”.

Legarsi alla massoneria per alcuni membri della locale sarebbe funzionale, quindi, a costruire ed allargare una rete di relazioni “che costituisce il tessuto connettivo per realizzare gli scopi e le finalità dell’associazione di tipo mafioso”.

Tonino Raso in particolare, in una conversazione intercettata, riferisce “di essere entrato nella massoneria allo scopo di poter contare su una rete di relazioni e conoscenze da utilizzare per aumentare il proprio peso e la propria autorevolezza in seno alla comunità calabrese residente in Valle d’Aosta”.

Dopo la costituzione della loggia vengono, infatti, intercettate alcune conversazioni tra Antonio Raso e Giuseppe Scidone da cui emerge “l’intenzione dei due di affiliare nuovi massoni, cercandoli tra personaggi influenti dell’amministrazione e della classe politica regionale”.

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