Concordato, il futuro del Casinò in mano al Tribunale

Sì è tenuta oggi l'ultima udienza dell'iter previsto dalla procedura. Ora i giudici dovranno omologare, o meno, il piano proposto dall'azienda.
Udienza Concordato Casinò
Cronaca

Il futuro del Casinò è ora in mano al collegio di tre giudici del Tribunale di Aosta. Oggi, mercoledì 16 ottobre, si è tenuta l’udienza conclusiva dell’iter del concordato intrapreso dalla Casa da gioco. Un appuntamento breve, durato poco più di mezz’ora, al termine del quale i magistrati si sono riservati la decisione sull’omologa del piano presentato dall’azienda di Saint-Vincent.

“È andata benissimo. Ora aspettiamo che il Tribunale ci dica”. È il laconico commento dell’amministratore unico, Filippo Rolando, all’uscita. Oltre al management del Casinò, all’udienza hanno partecipato il commissario giudiziale Ivano Pagliero, che ha sintetizzato verbalmente il “via libera” alla proposta di ristrutturazione aziendale quinquennale già espresso nella relazione inoltrata al giudice delegato nelle scorse settimane, nonché i legali dei creditori cosiddetti “dissenzienti”, cioè coloro che si oppongono al piano depositato.

Si tratta, in particolare, di due fornitori – Valcolor e Sitec Engineering – e di una società (“Elle Claims”) del gruppo che fa capo a Manfredi D’Ovidio Lefvebre. I primi contestano, tra l’altro, la valutazione degli immobili effettuata dall’azienda, ritenendola “al ribasso” e sostenendo che una stima al valore reale consentirebbe di pagare i creditori al 100%, anziché – come nell’ipotesi concordataria – al 78%.

Manfredi Lefvebre, invece, come già spiegato dal suo avvocato in passato ritiene di vantare dei crediti nei confronti della Casa da gioco. Per quella stessa ragione, da otre venticinque anni, societa del suo gruppo sono opposte al “Casinò” nella “causa madre”, per cui proseguono le udienze civili, senza che però si sia giunti a una definizione. La richiesta del gruppo di essere inserito tra i creditori, all’assemblea dello scorso luglio, era stata tuttavia respinta.

L’avvocato che rappresenta gli interessi della famiglia Lefvebre aveva quindi preannunciato l’impugnazione dell’eventuale omologazione del concordato. È la variabile che, più di altre, rischia di fare saltare il banco della procedura (in quel caso sarà competente la Corte d’Appello di Torino). Ognuno dei legali che assistono gli oppositori ha avuto stamane spazio di replica, rispetto alle varie parti coinvolte nella procedura, senza tuttavia rientrare nel merito delle singole istanze, note ai giudici perché già presentate in forma scritta.

In aula anche (ma non come “dissenzienti”, solo con l’intento di assistere), alcuni dipendenti, in qualità di creditori privilegiati. Hanno accettato uno “scivolo” per la fuoriuscita dall’azienda, con tempi di pagamento della relativa indennità ipotizzati a breve termine, ma la procedura concordataria prevede ora il versamento entro un anno dall’omologa.

Per tutti, comunque, il prossimo passo sarà rappresentato dal pronunciamento dei giudici Eugenio Gramola, Marco Tornatore e Anna Bonfilio, che prevedono di completare il lavoro (con l’estensione del decreto di omologa, o di rigetto, dopo la decisione già assunta nella Camera di consiglio seguita all’udienza) nel giro di una settimana.

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