Condannato per stalking, riprende a “tormentare” la ex: arrestato

27 Marzo 2023

Era stato condannato per stalking il 6 febbraio scorso. Un anno e quattro mesi di reclusione la pena inflittagli dal giudice, al termine del giudizio con rito abbreviato. Un esito processuale che non pare aver dissuaso un 25enne residente in Valle, che sabato 25 marzo è stato portato in carcere dagli agenti della Squadra Mobile della Questura, a seguito della misura cautelare disposta dal Gip, cui l’aveva richiesta la Procura. Alla base del fermo, alcuni accertamenti sulla ripresa, pochi giorni dopo il verdetto, delle condotte persecutorie.

L’uomo, nella ricostruzione inquirente, sin dall’8 febbraio aveva infatti ripreso a seguire una coetanea, da cui era stato lasciato al termine di una relazione nemmeno particolarmente duratura, nei momenti in cui usciva con gli amici. Stando a quanto appurato, la seguiva nei locali e si appartava nelle vicinanze, nell’intento di ricevere spiegazioni sull’accaduto, che lui non ha mai superato. In un’occasione, dopo aver parlato con lei la avrebbe strattonata, facendola cadere. Ne è conseguita, dopo la visita in pronto soccorso, una prognosi di cinque giorni.

A quell’episodio, per quanto appurato (dopo la nuova segnalazione della parte offesa) dagli investigatori, coordinati dal pm Manlio D’Ambrosi, sono seguite anche diverse telefonate, sia oscurando il numero, sia con telefoni di altre persone. Gli approfondimenti della Polizia, tuttavia, hanno ricondotto a lui tutte le chiamate. Effettuate sia alla ex compagna, sia ad un’amica di lei, sostenendo di essere ancora innamorato e chiedendole di parlarle ed “intercedere” per lui. Il giovane si trova ora in cella ed affronterà, a breve, l’interrogatorio di garanzia dinanzi al Gip.

Nel processo chiusosi il 6 febbraio, il 25enne era chiamato a rispondere di alcune condotte analoghe a quelle che hanno fatto scattare la misura cautelare della carcerazione preventiva eseguita questo week-end. La condanna si riferisce infatti ad un insieme di occasioni in cui l’imputato si era presentato alla persona offesa, uscita con persone a lei vicine, e al fatto che la afferrasse sostenendo di volerle parlare.

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