Suscita cordoglio anche in Valle la notizia della morte di Carlo Federico Grosso, tra i più noti avvocati penalisti d’Italia, scomparso nella mattinata di oggi, mercoledì 24 luglio, a 81 anni a Torino. Molti legali valdostani lo avevano conosciuto come docente di diritto penale all’ateneo piemontese (aveva retto la cattedra dal 1974 al 2007) e diversi sono quelli che lo hanno avuto come collega nei processi che hanno caratterizzato gli ultimi anni al Tribunale di Aosta.
Recentemente, lo si era visto nell’aula di via Ollietti per le udienze sulla presunta turbativa d’asta del vertice di Finaosta e sul giro di episodi corruttivi nelle partecipate valdostane scandagliati dall’indagine “CorruzioneVdA”. In entrambi i casi difendeva l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin. Nel secondo procedimento, tra i difensori in aula c’era anche un altro nome importante del penalismo italiano, il professor Gilberto Lozzi, circostanza sottolineata con ammirazione da praticamente tutti i presenti.
Sempre in Valle, Grosso aveva assistito l’ex presidente della Bccv Marco Linty nel processo per il trasferimento della filiale di Fénis della banca ed era stato il primo difensore di Anna Maria Franzoni, nel processo per il delitto di Cogne. A livello nazionale, il suo nome era legato soprattutto all’aver rappresentato la parte civile nei giudizi per la strage di Bologna e per quella del Rapido 904 e alla difesa di Calogero Mannino per le accuse sulle trattative tra Stato e Mafia.
Oltre all’attività da legale, una parentesi della sua vita era stata dedicata alla politica, rivestendo la carica di consigliere comunale a Torino (indipendente nelle liste del Pci) dal 1980 al 1990 e, da quell’anno, di vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte. Nel 1994 era quindi diventato membro del Consiglio superiore della magistratura, essendone vicepresidente fino al 1998. Poi, un nuovo incarico, fino al 2001, lo ha visto presiedere la commissione ministeriale per la riforma del codice penale.
Incarichi rivestiti con lo stile che allievi e colleghi gli hanno sempre riconosciuto, nell’indefessa convinzione che il diritto di difesa costituisca un pilastro del sistema giudiziario italiano, oltre ad essere fondamento stesso della democrazia. Carlo Federico Grosso, scomparso per una malattia improvvisamente aggravata, era padre di Enrico, anch’egli avvocato e professore all’Università di Torino.