Corruzione in Valle d’Aosta, per l’accusa Accornero era “una sorta di socio occulto di Cuomo”

La tesi è delineata alla fine della lunga ricostruzione del trasferimento del Caseificio valdostano nei locali prima affittati a Deval, contenuta nell’ordinanza del gip. Questa mattina, nel frattempo, si sono svolti gli interrogatori di garanzia.
Gabriele Accornero con l'avvocato Corrado Bellora
Cronaca

Si sono svolti questa mattina al tribunale di Aosta, davanti al gip Davide Paladino, gli interrogatori di garanzia di Gabriele Accornero, di 48 anni, manager della Finaosta ed ex consigliere delegato del Forte di Bard, e di Gerardo Cuomo, di 54 anni, titolare del Caseificio valdostano, agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione e turbativa d'asta nell'ambito di un'inchiesta coordinata dal pm Luca Ceccanti e dal procuratore capo di Aosta, Paolo Fortuna.

L’interrogatorio di garanzia di Gerardo Cuomo è durato due ore e mezzo e il suo avvocato difensore, Maria Rita Bagalà, ha chiesto la revoca degli arresti domiciliari per il suo assistito, cosa che invece non ha fatto l'avvocato Corrado Bellora, difensore di Accornero. "Abbiamo risposto a tutte le domande – ha spiegato Bellora, al termine dell'interrogatorio del suo assistito, durato 2 ore – adesso sarà il giudice a fare le sue valutazioni".

Gli stretti rapporti tra Cuomo e Accornero
“L’interesse dimostrato da Accornero alle vicende economiche del Caseificio” fa ipotizzare all’accusa che il manager di Finaosta sia “una sorta di socio occulto del Cuomo”.  La tesi è delineata nell'ordinanza di custodia cautelare del Gip, Davide Paladino, alla fine della lunga ricostruzione del trasferimento del Caseificio valdostano nei locali prima affittati a Deval.

“Vi sono evidenze probatorie – si legge nel dispositivo  – che dimostrano che, per portare in porto tale vantaggiosa operazione, Cuomo si avvalse dell’intervento ripetuto di Accornero, il quale spese la propria veste di amministratore dell’Associazione Forte di Bard, nonché di dirigente Finaosta, al fine di ottenere da Cuomo significativi vantaggi, con pari svantaggi sia per Deval che per Autoporto”.

Il trasloco della Deval
L’Amministratore delegato di Deval, all’epoca dei fatti, Giorgio Bongiorno, nuovamente sentito nei giorni scorsi dal Pm Luca Ceccanti, dichiarò ai magistrati di essersi “mostrato contrario” al trasferimento “perché il costo del trasloco era non indifferente, circa 50.000 euro e perché non risultava a quel momento esservi idonea alternativa agli spazi che avevano in Pollein”.

Bongiorno aggiunse, inoltre, di ritenere che “la questione del trasloco fosse stata in qualche modo decisa in ambienti regionali”. Tesi che trovò, sempre secondo Bongiorno conferma nei fatti: “La circostanza che, andato via io, il trasloco sia stato fatto, anche se non a Gignod, ma nell’area Pepinière, conferma la mia tesi che questa operazione corrispondesse ad una volontà precisa in Regione e non solo al desiderio di Cuomo”. Le due aree, infatti, dipendevano dall’Amministrazione regionale.

L’intervento di Accornero per il “celere spostamento della Deval” è documentata da due file trovati nel pc del manager Finaosta. Altre dichiarazioni, rese dagli amministratori di Autoporto Spa, “inducono a ritenere che Accornero, spendendo i poteri tipici delle funzioni da lui rivestite, si sia adoperato, con successo, per ottenere lo sconto richiesto da Cuomo”.

Decisivo fu, nella ricostruzione del Gip, l’intervento di un consulente di fuori Valle che “garantì a Cuomo rilevanti vantaggi contrattuali. In primis il ribasso effettuato sul canone di locazione, dal corrente importo di euro 143.880 a euro 112.000, e una durata complessiva di anni 15, rinnovabile per i successivi anni 15”.

Nell’ordinanza il Gip sottolinea la “posizione di indiscusso potere” di Accornero che ha “consentito all’indagato di arrecare significativi vantaggi ad una cerchia di imprenditori “amici”, in primis, il Cuomo; l’Accusa avanza il sospetto che dietro alla creazione di tale rete clientelare si annidino ulteriori episodi corruttivi, oltre a quelli già disvelati, che le successive indagini dovranno eventualmente confermare”.

La vicenda dei pneumatici
Nel classico “do ut des”, oltre alla vicenda dei lavori svolti da un artigiano nell’abitazione privata di Accornero e pagati “tramite l’intervento di Cuomo” emerge nelle carte anche il “supposto pagamento da parte di Cuomo “dei pneumatici dell’auto in uso al manager di Finaosta e alla sua fidanzata”.  La stessa officina aostana è "coinvolta in analogo episodio relativo alla fornitura di pneumatici, con l'intervento del Forte di Bard", ad Augusto Rollandin. Il titolare, sentito dai Carabinieri ha riferito: nel 2015 "si è presentato" l'ex governatore. Ma "non aveva preso appuntamento, non ricordo la richiesta, se doveva cambiare le gomme o altro tipo di prestazione, ricordo che la richiesta era riferita ad un'autovettura Audi di colore grigio”. Poi "per la fatturazione" fu "Rollandin a dirci di sentire il Forte di Bard, senza indicare il nome di un responsabile". Con "quel foglio di lavoro chiamai il Forte di Bard due volte". Tuttavia il titolare è "certo che nessuna fatturazione è stata emessa nei confronti del Forte di Bard per quella e per altre prestazioni". 

Nel luglio scorso dopo aver subito delle perquisizioni domiciliari alcuni imprenditori “amici di Accornero”, indagati nell’inchiesta, si rivolgono a Cuomo.  “Dalle conversazioni intercettate emerge che Cuomo, pur formalmente estraneo ai fatti che riguardano il solo Accornero, si atteggi come principale referente di tutta la rete di imprenditori legati al coindagato”.

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