Corte dei conti, Fosson non è un “furbetto del sequestro”

Secondo i giudici contabili, che hanno rigettato l’azione revocatoria chiesta dalla Procura, l’atto di trasferimento di immobili operato dal Presidente della Regione mirava verosimilmente “soltanto a tutelare i figli”.
La Corte dei Conti di Aosta
Cronaca

Con la donazione ai tre figli, nel gennaio 2017, della nuda proprietà di una decina di immobili, dal valore fiscale di 351mila 700 euro, il presidente della Regione Antonio Fosson non ha inteso “ridurre” il suo patrimonio, su cui sarebbe scattato, l’anno successivo, il sequestro preventivo legato alla causa contabile sui finanziamenti regionali al Casinò. È la conclusione cui giungono i magistrati della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti, rigettando – con una sentenza pubblicata lunedì scorso, 4 marzo – l’azione revocatoria chiesta nel giugno 2018 dal procuratore Roberto Rizzi sul rogito notarile sottoscritto dal politico.

I giudici ritengono “sostanzialmente fondate le obiezioni”, su tre diversi aspetti, proposte in udienza lo scorso 11 gennaio dai difensori del Capo dell’Esecutivo, gli avvocati Massimiliano Sciulli, Massimo Balì e Luigi Busso. Per la Sezione giurisdizionale, “appare verosimile la tesi per cui, attesa la situazione familiare e le condizioni di salute dell’interessato, l’atto di disposizione posto in essere e, in precedenza la costituzione di un fondo patrimoniale, mirassero soltanto a tutelare i figli”. Per i legali, il trasferimento immobiliare era la scelta di un padre che – alla luce anche dell’infarto che nel 2016 lo aveva colpito – si era confrontato con un libero-professionista, individuando quella formula come la più indicata per cedere alla prole quei beni.

Inoltre, si legge ancora in sentenza, la garanzia patrimoniale fornita da Fosson “appare adeguata”, riguardo “ai cespiti mobiliari già oggetto di sequestro” e alla luce del fatto che il danno erariale contestatogli dalla Procura inizialmente in oltre 7,2 milioni di euro è stato poi “notevolmente ridotto”, dalla sentenza del 22 ottobre scorso (per quanto non definitiva, visto l’appello presentato dall’ufficio inquirente), alla somma di 807mila euro. Infine, i giudici danno conto della “sussistenza, provata in atti, di una polizza assicurativa che garantisce” il Presidente dalla “responsabilità per colpa grave”, elemento “soggettivo in relazione al quale è intervenuta condanna a carico del medesimo”.

In conclusione, viene respinta l’istanza mirata a rendere nullo, nei confronti della Regione Autonoma Valle d’Aosta (cui Fosson sarebbe creditrice in caso di condanna definitiva), l’atto notarile di donazione della nuda proprietà degli immobili, con riserva dell’usufrutto. La Sezione giurisdizionale ha deciso anche di rigettare due azioni revocatorie nei confronti dell’ex assessore all’agricoltura Giuseppe Isabellon (assistito dagli avvocati Gianni Maria Saracco e Carlo Emanuele Gallo), relative sempre a disposizioni patrimoniali verso i figli (le donazioni di parte di una quota capitale di una Srl e la costituzione su 174 immobili di un “vincolo di destinazione per la realizzazione di interesse meritevole di tutela”).

Si è esaurito con queste sentenze (le posizioni del vicepresidente del Consiglio Augusto Rollandin e del consigliere Claudio Restano erano già state definite in gennaio) l’esame delle richieste della Procura nei confronti quattro amministratori regionali, in carica ed ex, ritenuti dall’allora procuratore contabile “furbetti del sequestro”, per operazioni apparse “sospetti” all’ufficio inquirente, in ragione della già avvenuta divulgazione da parte degli organi di stampa, in quel momento, di notizie sulle indagini riguardanti i 140 milioni di finanziamenti di piazza Deffeyes alla casa da gioco di Saint-Vincent.

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