L'inferno di ghiaccio si abbatte, su quest'angolo di valle del Lys, appena sopra il rettilineo che da Gressoney-Saint-Jean porta a La Trinité, quando mancano cinque minuti alle 11 di oggi, giovedì 16 febbraio. La cascata "Bonne Année", difficile e apprezzata dagli appassionati, anche per la comodità di lasciare l'auto in una delle piazzole lungo la strada regionale, iniziando praticamente subito l'arrampicata, cede nella sua parte centrale, che si frantuma e rovina alla base dei 110 metri di parete.
Sulla parte che si stacca, là dove ora una enorme macchia scura di roccia interrompe le trame brillanti come il cristallo, c'erano quattro "ice-climbers", venuti da fuori Valle per mettersi alla prova su questo "grado 5" (il massimo della difficoltà è 5+). I blocchi enormi li trascinano a terra con loro, dopo un volo nel vuoto. Le vite di Antonella Gallo (51 anni, bancaria di La Spezia), Fabrizio Recchia (51 anni, ingegnere di Vezzano Ligure), Antonella Gerini (50 anni, architetto di Carrara) e Mauro Franceschini (58 anni di Caprigliola, in provincia di Massa) finiscono così dove, ad ogni uscita, trovavano ciò che le univa: in montagna.
Un quinto componente del gruppo, che aveva già superato il tratto della caduta, e "faceva sicurezza" dall'alto ai compagni, nulla ha potuto fare contro il contrappeso di piastre di ghiaccio grandi anche due metri, che facilmente hanno pure spezzato la fune lungo cui il gruppo saliva. Tino Amore, iscritto al Club Alpino Italiano come Franceschini (che era anche una guida dell'associazione), da stamane è traumatizzato ed affidato al nucleo degli psicologi dell'emergenza: l'inferno di ghiaccio, oltre agli amici di tante avventure in quota, si è preso in pegno un pezzo della sua vita.
Tra gli uomini del Soccorso Alpino Valdostano intervenuti sulla parete c'è Alessandro Comune, guida di Gressoney, che racconta di operazioni di recupero "abbastanza difficili, perché i blocchi di ghiaccio erano belli grandi e c'era la persona rimasta illesa in cima alla cascata, probabilmente senza corde, però non difficilissime. La giornata è bella e non c'è vento".
Già, una meteo da cartolina, con il Monte Rosa, lassù in cima, a regalare un panorama in grado di fare faville su qualsiasi social network. La "Bonne Année" è sul versante ovest della valle, quello esposto al sole e fa bello da oltre 24 ore. Comune è cauto, ma non lo nega: "probabilmente la giornata di ieri ha indebolito la struttura della cascata e oggi, anche se era abbastanza fresco, non ha retto il peso di cinque scalatori". Al momento dell'incidente c'erano una decina di gradi, non pochissimi, anche se – come aveva spiegato poco prima Adriano Favre, direttore del SAV – "nelle prime ore del mattino, le temperature erano corrette, perché faceva ancora piuttosto freddo".
Il rialzo termico seguito al sole alto può quindi essere il fattore alla base dell'incidente? Alla domanda "da guida, avrebbe sconsigliato questa salita?", Alessandro Comune non perde la lucidità della sua analisi: "forse sarei andato su una cascata più 'appoggiata', con un po' più di massa, che ci mette di più a scaldarsi, però è difficile dirlo". Una coppia di climbers, giunti sul luogo dopo aver completato la salita della "Cascata della Ciampa", sull'altra sponda della valle, raggiunta dal "botto fortissimo" del crollo, dice "dove eravamo noi, il ghiaccio era solido, ma si tratta della zona in ombra, l'altro lato era esposto al sole, che già batteva ieri".
Possibile che, un gruppo di climbers così esperti ed uniti (i loro profili social pullulano di immagini di montagna e gli stessi soccorritori parlano di equipaggiamenti assolutamente adeguati) abbiano potuto trovarsi nel posto sbagliato, nel momento meno indicato? Al di là delle prime valutazioni, convergenti sul fattore meteorologico, saranno le indagini a dirlo. Il superstite è stato, assieme agli psicologi, dai Carabinieri del comando stazione di Gressoney, sul pianoro sotto la cascata da subito, assieme al Soccorso Alpino della Guardia di Finanza per l'identificazione delle salme, a disposizione dell'autorità giudiziaria nella camera mortuaria del cimitero di Aosta.
I suoi ricordi, liberati dall'abbraccio marmoreo dello choc indotto dall'incidente, contribuiranno a (ri)comporre il film di una giornata di cui le uniche scene certe, al momento, sono quelle conclusive, fatte dell'elicottero "Sierra-Alfa 3" che atterra sul prato coperto di neve, a fianco della regionale, di fronte alla cascata, per caricare i corpi dei quattro amici.