300mila euro. A tanto ammonta il risarcimento chiesto a quattro Carabinieri dall’ex procuratore capo facente funzioni di Aosta Pasquale Longarini. L’iniziativa non è, ad oggi, una citazione in causa civile, ma rappresentata da una lettera di richiesta danni inviata dai legali Ascanio Donadio e Corinne Margueret ai militari interessati.
Si tratta dei colonnello Massimiliano Rocco, del tenente colonnello Samuele Sighinolfi, del maresciallo Giovanni Manocchi e del luogotenente in congedo Cesare Neroni. I due ufficiali non sono più in servizio ad Aosta (furono, rispettivamente, Comandante del Gruppo Aosta e del Reparto operativo) e il magistrato, oggi in servizio ad Imperia come giudice civile, chiede loro 100mila euro ciascuno, mentre 50mila euro ognuno è la pretesa risarcitoria avanzata ai sottufficiali.
La richiesta affonda le radici nella vicenda giudiziaria di cui Longarini è stato protagonista. Il 30 gennaio 2017, l’allora capo della Procura di Aosta venne arrestato e posto ai “domiciliari”, accusato di induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. L’anno scorso, il 28 ottobre, dopo due sentenze di assoluzione e quattro anni di processi, Longarini è stato definitivamente scagionato, quando la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Milano.
Gli accertamenti erano stati svolti dalla Guardia di finanza del capoluogo lombardo: il fascicolo era stato aperto dalla Procura meneghina perché competente ad indagare sui magistrati del distretto che include la Valle d’Aosta. Nella sentenza di secondo grado, la Corte d’Appello milanese aveva sottolineato che il processo al magistrato era stato “originato da quanto è stato riferito, contrariamente al vero” dal tenente colonnello Sighinolfi al pm che lo aveva sentito durante le indagini, assieme ad altri colleghi. Sono i destinatari della richiesta di risarcimento.