Si chiamava Giacomo Deiana, aveva 28 anni ed era di Sassari lo scalatore morto stamattina nell’incidente alla cascata “Pattinaggio artistico” a Lillaz di Cogne. Il ragazzo stava salendo i circa duecento metri della parete di ghiaccio con altre due persone: una guida alpina piemontese e un’aspirante guida trentino. Poco prima delle 10, secondo quanto ricostruito dagli uomini del Soccorso Alpino della Guardia di finanza, il giovane è stato investito da una scarica di ghiaccio, che lo ha fatto precipitare e lo ha avvolto, bloccandolo.
Il medico del 118 e le guide del Soccorso Alpino Valdostano sono intervenuti con l’elicottero della Protezione civile. Estratto l’uomo, le cui condizioni sono sembrate disperate da subito, hanno provato lungamente a rianimarlo, ma le manovre non hanno avuto esito e al medico non è rimasto che dichiararne il decesso. Sul luogo sono quindi giunti gli uomini del Sagf di Entrèves, comandati dal maresciallo Delfino Viglione, per il recupero del cadavere che è stato portato alla camera mortuaria del cimitero di Aosta, dov’è stato sottoposto a un’ispezione del medico legale.
I finanzieri stanno ascoltando le testimonianze dei superstiti. Dalle prime informazioni, i tre erano amici e l’assenza di un ruolo professionale della guida escluderebbe quindi responsabilità manifeste a carico degli altri due scalatori (unitamente anche al fatto che lo scomparso procedeva da primo nell’ascensione). Le Fiamme gialle proseguono comunque negli accertamenti e nella raccolta di informazioni sull’accaduto, destinati ad essere condensati in una relazione di polizia giudiziaria che verrà consegnata alla Procura di Aosta (Luca Ceccanti è il pm in turno), cui competerà decidere come procedere.
Deiana era conosciuto come alpinista provetto. Nel 2016 aveva centrato due obiettivi significativi: era stato il primo sardo ad arrivare in cima al Cerro Torre della Patagonia ed aveva inoltre conquistato la cima vergine del Colmillo Sur, nella stessa regione del mondo. In quel caso, assieme a tre compagni di ascensione, aveva aperto una nuova via, battezzata “Anonima Sequestri”. Al ritorno dall’impresa, aveva dichiarato all’“Unione sarda”: “Siamo stati fortunati, non solo siamo vivi, ma ce ne siamo andati anche con un bel bottino, racimolato in una stagione sola”. Parole che testimoniano una voglia di montagna, purtroppo finita in un mattino di febbraio, ai piedi di uno dei “quattromila” italiani.