Con una sentenza depositata ieri, mercoledì 5 gennaio, la Commissione Tributaria Provinciale di Aosta ha annullato sanzioni per oltre 1 milione 183mila euro comminate alla Regione dall’Agenzia delle Entrate. Gli avvisi, recapitati a piazza Deffeyes nel luglio 2019, erano relativi all’Iva per gli anni 2015 (423mila 583 euro) e 2016 (760mila 231 euro) ed affondavano le loro radici negli accertamenti fiscali che hanno riguardato il Forte di Bard.
Se con le cartelle recapitate all’Associazione (anch’esse già annullate lo scorso 8 gennaio, sempre dalla Commissione) il Fisco le contestava di non aver versato l’Iva sulle somme trasferitele dall’amministrazione regionale, la violazione addebitata a quest’ultima era di non aver “acquisito alcun documento fiscale atto a certificare l’avvenuta corresponsione del controvalore dei servizi prestati dall’Associazione”. In sostanza, non aver ottenuto fatture a fronte di quelle che l’Agenzia considerava prestazioni.
La Regione ha impugnato gli avvisi nello scorso novembre, attraverso l’avvocato Massimiliano Cadin e il commercialista Massimo Iguera, adducendo diversi motivi di ricorso, tra i quali l’infondatezza della violazione contestata. Tesi sostenuta richiamando anche alcuni documenti del procedimento penale sulla stessa materia, cioè l’ordinanza del Tribunale del Riesame che stabiliva che le erogazioni fossero “contributi a fondo perduto non assoggettabili ad Iva” e la richiesta di archiviazione del fascicolo avanzata dal pubblico ministero.
L’Agenzia delle Entrate, costituitasi in giudizio, ha chiesto alla Commissione (presidente Valdo Azzoni, relatore Giovanni Sisto e giudice Diego Surini) il rigetto del ricorso, “insistendo sulle conclusioni e sulle motivazioni già rassegnate nell’avviso di accertamento”. Nella sentenza con cui l’impugnazione è stata accolta, si legge che la Regione “non ha agito nell’esercizio di impresa”.
In sostanza, “i contributi sono stati versati dalla Regione in virtù” di una legge regionale del 1966 e delle norme annuali “che ne hanno determinato gli importi”, non “costituendo mai, data la loro variabilità, il corrispettivo delle prestazioni svolte dall’Associazione”, oggi presieduta da Ornella Badéry e di cui – al tempo delle violazioni contestate – consigliere delegato era Gabriele Accornero.