Tutto inizia nel 2015, con dei rifiuti nel giardino di un condominio di Charvensod. Episodio certo spiacevole, ma tutto sommato possibile quando si vive in un gruppo di alloggi, condividendo alcuni spazi. Da allora, però, si è arrivati fino ad oggi, venerdì 25 maggio, giorno in cui la vicenda ha avuto il suo epilogo al Tribunale di Aosta, con una condanna ad 8 mesi di carcere (pena sospesa), per atti persecutori.
A vedersela infliggere dal giudice monocratico Marco Tornatore, il 78enne Antonio Scarfò, che dovrà anche risarcire con diecimila euro la parte civile costituitasi nel processo. Si tratta di una famiglia di vicini di casa con la quale le discussioni, a proposito di quegli oggetti nel prato, si erano fatte sempre più frequenti, diventando – a vedere il processo chiusosi stamane – ben altro.
Secondo l’accusa, rappresentata in aula dal pm Luca Ceccanti, Scarfò sarebbe infatti arrivato, in vari episodi protrattisi fino al 2017, ad insultare, spiare e fotografare il nucleo che viveva accanto a lui, facendo anche rumore per disturbare deliberatamente. Non solo. Avrebbe affisso autonomamente, oltre a quelli già posizionati dall’amministratore dello stabile, dei cartelli sulla necessità di tenere le porte chiuse e non gettare nulla nelle aree verdi comuni.
Per la difesa dell’imputato, curata dagli avvocati Marco Bich e Giorgio Dario De Muro, che hanno optato per il giudizio con rito abbreviato, si trattava di comportamenti tali da non presentare un rilievo penale. La famiglia dei vicini era assistita, nella costituzione di parte civile, dall’avvocato Filippo Vaccino.
