Un paese gonfio di dolore ha detto addio a Michael Barailler

Coetanei in lacrime e adulti scossi dall’incredulità ai funerali del 16enne morto domenica scorsa in un incidente di moto a Saint-Pierre. Il parroco don Bogatu: “le persone buone ci precedono in cielo. E Michael era una persona buona”.
Copertina funerale Barailler
Cronaca

E’ un paese gonfio di dolore quello che si presenta nel primo pomeriggio di oggi, mercoledì 8 maggio, alla chiesa parrocchiale di Saint-Pierre per il funerale di Michael Barailler, il 16enne morto domenica scorsa sbalzato dalla moto su cui viaggiava come passeggero e caduto in un dirupo. Le lacrime rigano il volto dei tanti coetanei del ragazzo che non c’è più. I volti degli adulti sono scossi dall’incredulità e schiacciati dal peso degli interrogativi, quanto i più giovani. Attorno alla bara in legno chiaro sul sagrato il silenzio, rotto solo dai singhiozzi.

Il sovrastante castello evoca, in chi lo vede passando sulla statale 26, scenari fiabeschi, ma quanto è accaduto in un giorno che doveva essere di festa e sport, tinge tutto dei colori dell’incubo collettivo. Don Gabriel Bogatu, parroco del Paese che celebra il rito funebre sa di poter offrire soprattutto risposte di fede, non necessariamente sufficienti a superare il “perché?” che nessuno esprime a voce alta (ma rimbomba nelle menti di tutti), e lo dice appena la folla è entrata in chiesa: “Conosciamo tutti la situazione…”.

Quindi, il tentativo di offrire conforto con l’abbraccio della comunità diocesana. “La valle in questo momento ci ricorda che è in comunione con noi. – afferma – Anche il Vescovo ci manda il suo saluto, la sua preghiera in questo momento così difficile”. Il primo pensiero è per la famiglia (la mamma Silvia, il papà Edy, il fratellino Thomas e Carlotta, la ragazza a cui lo scomparso aveva promesso amore), gli amici, i compagni di scuola di Michael, “a voi che avete condiviso questi anni, pochi ma penso intensi”, mentre gli sguardi di tutti sono sulla foto del ragazzo sopra il feretro, in cui compare mentre sorride e si allaccia il casco.

Corteo funebre
Il funerale di Michael Barailler.

Il rito è tutto imperniato su letture che indagano il senso della morte per la chiesa. Prima la lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (“Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che vivremo con lui”), poi la cantoria intona “Il Signore è il mio pastore”. Quindi, don Albino Linty legge il Vangelo secondo Marco, nel passo in cui le donne si recano al sepolcro e lo trovano aperto, ricevendo poco dopo l’annuncio della resurrezione di Gesù.

Ed è proprio da lì che don Bogatu parte per l’omelia, da quella domenica in cui “al mattino abbiamo celebrato la prima comunione e nel pomeriggio, chi si immaginava che si trasformasse in un istante”, spegnendo i rumori e i colori del rally, tornato a transitare lungo la strada dei Salassi. “Quando accadono certe cose, una pietra grande viene messa sul cuore di chi piange. – continua – Chi può togliere questo macigno messo nell’anima di questa famiglia, perché improvvisamente una persona cara non è più qui?”.

Per il sacerdote, la risposta è in quelle stesse tavole del Vangelo, che dicono della pietra spostata dall’ingresso del sepolcro: “Non abbiate paura”. Chiede “l’onore e anche l’onere di poterle ripetere in mezzo a tante lacrime”. La sua diventa un’esortazione ai presenti, una lettura di temi senza tempo, ma difficili da non ritenere anche contingenti, forse persino un’interpretazione degli stati d’animo dei ragazzi in felpe, gilet in piumino e tute, perché è inevitabile che ognuno nel silenzio non possa che accostare quelle parole alle immagini di ciò che è stato e di ciò che (non) sarà il futuro.

Funerale Barailler
Il funerale di Michael Barailler.

“Non di abbiate paura di spendere ogni singolo istante della vita per il bene. – dice don Bogatu – Non abbiate paura se qualcuno si approfitta della vostra buona volontà. Non abbiate paura se il male a volte grida più forte. Non abbiate paura del perdono, dato e ricevuto. Non abbiate paura della verità, delle tristezze. Non abbiate paura di mettercela tutta. Non abbiate paura dell’onestà, dei vostri limiti. Non abbiate paura di essere buoni. E non perché tutto passa in fretta, ma perché ogni singolo istante ha un senso”. Anche perché, chiude il sacerdote, “le persone buone ci precedono in cielo. E Michael era una persona buona”.

All’uscita dalla chiesa, i ragazzi aprono il corteo funebre verso il cimitero del paese reggendo mazzi di fiori bianchi. Un paese intero li segue, stretto in un ultimo silenzioso abbraccio a Michael Barailler. Don Gabriel poco prima, aveva annunciato il termine della funzione, nella consapevolezza “che le vie del Signore non sono a noi sempre pienamente comprensibili”. Quelle che si sono dipanate domenica sulla collina del paese, purtroppo, lo appaiono ancora meno di altre volte, dal momento che quel “perché?” inespresso non riguarda solo chi non c’è più, ma anche chi è rimasto.

Domani a Saint-Pierre i funerali di Michael Barailler

7 maggio 2024

Foto da Facebook I love Saint Pierre Valle dAosta
Foto da Facebook I love Saint Pierre Valle dAosta

Si svolgeranno mercoledì 8 maggio, alle 14.30 presso la chiesa parrocchiale di Saint-Pierre i funerali di Michael Barailler, il 16enne morto domenica 5 maggio in un incidente stradale in località Babelon. Il ragazzo viaggiava come passeggero sulla moto guidata da un suo coetaneo, rimasto ferito nell’incidente.

La camera ardente verrà allestita al cimitero di Aosta.

Michale Barailler lascia la mamma Silvia, il papà Edy e il fratellino Thomas.

Sull’incidente di Saint-Pierre indagini della Procura per i minori di Torino

06 maggio 2024

Sarà la Procura presso il Tribunale per i minorenni di Torino, in ragione della minore età del conducente, ad occuparsi dell’indagine sull’incidente in moto in cui ieri, domenica 5 maggio, ha perso la vita il 16enne Michael Barailler, di Saint-Pierre. I Carabinieri intervenuti sul posto, in località Babelon, lungo la strada per Saint-Nicolas, hanno trasmesso i primi atti e il pubblico ministero dovrà determinarsi su scelte come l’effettuazione dell’autopsia sulla vittima, che viaggiava sul mezzo come passeggero.

Tra le ipotesi di reato al vaglio degli inquirenti c’è l’omicidio stradale. Tra i primi elementi, è emerso che il conducente, coetaneo della vittima e anch’egli di Saint-Pierre, non aveva ancora la patente e la moto (regalata da poco al ragazzo che la stava guidando) non risultava assicurata. Il sinistro si è verificato quando mancava poco alle 15. Arrivati in una curva, il conducente ha perso il controllo del mezzo, che è caduto in una scarpata sottostante per circa 20 metri.

E’ stato il giovane che conduceva, anche lui di Saint-Pierre, a chiedere aiuto. All’arrivo dell’elicottero, con a bordo il medico del 118 e i tecnici del Soccorso Alpino Valdostano, le condizioni di Barailler, che frequentava l’ITPR ad Aosta, sono apparse disperate. E’ stato fatto un tentativo di rianimarlo, ma invano e il suo decesso è stato dichiarato sul luogo. L’amico, invece, è stato portato in ambulanza in ospedale. Per lui è scattato il ricovero in rianimazione, ma i sanitari non si sono riservati la prognosi: la sua vita non è a rischio.

9 risposte

  1. appena appresa la notizia e del fatto che il ragazzo che guidava non aveva assicurazione e patente il mio pensiero è stato “ma come si fa ad essere cosi stupidi”.
    Poi dopo 5 secondi mi sono dato dello stupido perchè alla loro età anche io ho fatto delle bravate simili (non è mia intenzione giustificare lo sbaglio anzi spero che sia da monito per altri loro coetanei) ma sono stato solo piu fortunato che non è mai successo nulla. Un abbraccio alle due famiglie

  2. credo che in momenti terribili dolorosi e tragici come questi, l unico commento veramente sensato sia il SILENZIO

    1. L’omertà non ha mai portato a nulla di buono, invece di un ipocrita e lontana tristezza che serve solo a mettere a posto la propria coscienza si dovrebbe portare indignazione e rabbia per cambiare le cose e smettere finalmente di piangere per eventi evitabili.

  3. E’però vero quanto scritto da Michael che l’educazione avrebbe potuto prevenire. Non pare essere fatalità. Oltretutto, questi ragazzi andavano a scuola? Hanno fatto educazione stradale? Qualcosa è mancato. Riflettere su questi aspetti può aiutare altri ragazzi a restare vivi!

    1. Ma quale tristezza, ci sono delle regole per diversi motivi, l’educazione doveva prevenire una famiglia distrutta ed una persona con un omicidio sulla coscienza. Un promemoria per chi gioca d’azzardo su strada: nella posta c’è sempre la vita di qualcun altro.

      1. abbia la decenza di tacere in un momento così drammatico in cui due famiglie sono state distrutte. Le sue esternazioni low and order le riservi per un’ altra occasione, ora è il momento del cordoglio e della compartecipazione al dolore altrui. Ma forse lei non ne è capace.

        1. Al contrario, ne sono esattamente capace, specie quando a raccogliere i cocci delle marachellate altrui sono quelli che rimangono in vita a piangere i scomparsi.
          Più educazione civica per tutti, meno drammi evitabili.

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