Era stato arrestato a marzo dell’anno scorso, dopo un inseguimento che aveva fatto scalpore ad Aosta, perché protrattosi dalla zona di via Roma ai confini con Saint-Christophe e culminato nello scontro frontale con l’auto di una 72enne, rimasta ferita e ricoverata a lungo. In quell'occasione, due suoi complici erano riusciti a far perdere le tracce fuggendo a piedi, mentre lui era stato acciuffato in un prato. Per quei fatti, Giovanni Cena, 25enne italiano di etnia sinti, residente a Vinovo (Torino), è stato condannato a quattro anni di reclusione nel processo di primo grado chiusosi a fine 2017 al Tribunale di Aosta, ma di cui si è appreso soltanto ora.
Dopo la custodia in carcere, disposta dal Giudice per le indagini preliminari a livello cautelare, la Procura (del fascicolo era titolare il pubblico ministero Eugenia Menichetti) aveva chiesto il giudizio immediato per il giovane. Le accuse erano di resistenza a pubblico ufficiale (relativa al momento dell’arresto), di lesioni gravi (nei confronti della vittima dell’incidente automobilistico e di uno dei militari che lo avevano fermato) e di falso (per la contraffazione della targa della vettura usata per la rocambolesca fuga, una “Ford Fiesta”). A queste si aggiungeva anche la truffa ai danni di un’anziana, considerata il “fotogramma” iniziale dell’incredibile sequenza: le forze dell’ordine erano state chiamate (ed avevano poi intercettato l’auto dei tre, iniziando l’inseguimento) per dei tentativi di raggiri a domicilio in alcuni condomini di via Roma.
La difesa del ragazzo aveva quindi optato per il giudizio con rito abbreviato. Il processo, tenutosi dinanzi al giudice Eugenio Gramola, ha visto dichiarato estinto un reato (la truffa, per intervenuto risarcimento di colei che l’ha subita da parte dell’imputato) e l’affermazione di colpevolezza, con la condanna, per le altre tre accuse. La “caccia all’uomo” nei prati di Saint-Christophe, al termine della quale Cena era stato arrestato dai Carabinieri della stazione di Etroubles e del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Aosta, assieme a personale della Questura, aveva coinvolto praticamente tutte le forze dell’ordine, Polizia locale inclusa.
